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Non appena mi giro vedo un braccio possente appoggiato allo stipite della porta, con la mano che penzola.
Il corpo leggermente inclinato, l'altra mano appoggiata su un fianco e gli occhi azzurri fissi nei miei.
Mi giro nuovamente con il cuore a mille nel petto.

Stupida, stupida, stupida Brooke.

《Ah, ciao.》blatero, fingendo di sistemare le scartoffie.
《Sei molto brava a cantare.》mi dice, sentendo i suoi lenti passi alle mie spalle.
Quando mi giro nuovamente lo vedo al centro della stanza.
《Ah, beh... io non stavo cantando.》dico, portandomi nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Lo vedo ridacchiare.
《Sono qui da quando hai cominciato.》mi dice.
Mi dirigo verso gli spartiti, allontananandomi nuovamente da lui.

Improvvisamente il mio viso ha deciso di andare a fuoco, ma perché?
Forse perché non sono abituata ad essere ascoltata cantare, forse perché voglio tenere la mia voce solo per me.

《Bene, allora... grazie. Diciamo che me la cavo con questa canzone.》dico, dondolandomi sui talloni.
《Non ci credo, dai.》sposta per un secondo la testa verso la finestra mostrandomi il profilo del suo viso.
La sua mascella è così delineata che se ci passassi il dito mi taglierei.
《Oh, beh, non crederci allora.》ridacchio a mia volta, guardandolo negli occhi.
Mi guarda dall'alto, a qualche metro di distanza, con le braccia rilassate lungo i fianchi.
《Ascolta...》comincia a dire.

E nuovamente intorno a me sembra tutto fluttuare, le cose muoversi a rallentatore...

《Eccomi Signorina Reed.》il professor Mendoza piomba nella stanza facendo scomparire quell'assurda stregoneria.
Non appena vede me ed Aron si ferma.
《Ho interrotto qualcosa?》ci chiede, guardandoci da dietro gli occhiali spessi.
《No, no. Non era niente.》dico, lanciando un'occhiata ad Aron e finendo di sistemare le ultime cose.
Lo sento allontanarsi mentre il professor Mendoza farsi vicino.

《Grazie, grazie davvero Brooke.》mi dice, una volta che abbiamo finito.
《È sempre un piacere per me, professore.》gli dico, appoggiando le mani sulle sue braccia.
Lui mi stringe forte e mi accarezza la schiena.
《Ci manchi tanto.》mi dice.
《Anche voi mi mancate tanto.》gli dico, guardandolo negli occhi.
Gli sorrido dolcemente e prendo il mio zaino, per poi uscire da scuola.
Scendo i gradini della Wilson e percorro il lungo cortile, vedendo Aron appoggiato sul muretto a giocare con il cellullare.
Torno a guardare di fronte a me e prendo le chiavi della macchina, per poi raggiungere il parcheggio, salire, partire.

Una volta tornata a casa, mi chiedo se davvero era stato ad ascoltarmi tutto il tempo.
Se quello che ha detto fosse sincero.
Mi chiedo se si sia complimentato solo per attirare la mia attenzione, con lo scopo di abbindolarmi e portarmi tra le lenzuola del suo letto.

Perché quale altro motivo ci sarebbe?

Un tipo come lui con una ragazza come... me.
O sicuramente non era neanche quello il suo scopo, non lo so, non lo so, non lo so.

Smetto di martellarmi il cervello e scendo in cucina per poter pranzare.
Saluto la mamma con un cenno della testa.
È già molto.
Mi sembrava di aver fatto qualche passo avanti dopo la scorsa notte, e invece ieri ha fatto la stessa identica cosa: sparire senza avvisare.
E così l'ho fatto anche io.
《Tutto bene a scuola? Hai tardato oggi.》mi chiede, mettendo la pasta fumante nel mio piatto.
《Ho aiutato il professore di canto a sistemare l'aula di musica.》dico semplicemente, riempendomi la bocca per non poter più parlare.
Lei, dal suo canto, smette di fare domande e insieme a me comincia a mangiare.

-

《Hai notato anche tu che Trixie mi guarda di traverso quest'oggi?》mi dice Amber, sistemando la sua lunga coda bionda.
Siamo negli spogliatoi e ci stiamo cambiando per l'ora di ginnastica.
Mentre infilo i miei shorts giro di trenta gradi la testa e guardo Trixie.
《Quella ragazza guarda di traverso tutti.》ridacchio, stringendo gli elastici sulle punte delle mie trecce.
《Spero sia solo un'impressione...》mi dice Amber, arricciando la labbra.

Prisoner - animedifferentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora