Sentii la porta di casa Tomlinson chiudersi dietro di me. Scesi le scale e mi diressi in macchina. Presi il telefono dal porta oggetti e vidi una chiamata persa: Ilaria. Guardai l'ora, erano le nove di sera. Cavolo come passa il tempo. Decisi di mandarle un messaggio
"Sto uscendo da casa di Louis. Tra mezz'ora sono a casa."
Almeno non sarebbe andata in panico. Misi in moto e mentre ripercorsi la strada di casa mi ritornò in mente tutto il pomeriggio:
Ilaria era appena uscita dalla sala prove per prendersi un frullato. Io di istinto mi sedetti al suo posto, accanto al nuovo membro della band, deciso ad aiutarlo a suonare. Misi le mani sul piano per fargli vedere le note da suonare e non so come me le ritrovai incrociate alle sue. Le mie dita sui tasti e le dita di Louis sulle mie. Un brivido mi pervase i sensi. Era una sensazione così dolce e bella, non avrei più voluto lasciarle.
Louis mi guardò e sussurrò un leggero "Ops", il che mi fece tornare in mente il nostro primo incontro. Mi sorrise. Cavolo quel sorriso. Quella meravigliosa curva gli illuminava il viso, facendo battere forte il mio povero cuore. Io arrossì leggermente e spostai le mie mani sotto il piano, lui fece lo stesso, il tutto senza perdere il contatto visivo. I suoi occhi blu erano pietrificati sui miei e i miei erano storditi dai suoi. Improvvisamente gli altri tre sparirono dalla stanza, nonostante fossero presenti fisicamente e io e Lou iniziammo a parlare e a ridere delle sue bravate. Abbiamo continuato così per circa un'ora quando, finalmente, io mi accorsi che eravamo sul serio soli in sala prove.
"Ti va di andare a fare un giro?" mi chiese lui.
"Si, volentieri. Conosco un bar che fa dei muffin davvero buoni. Ti va?"
"Si, avrei una certa fame." disse alzandosi e dandomi le chiavi della sua macchina. "Fai strada." continuò.
Dopo una discussione sul fatto di quale macchina usare, mi arresi e presi le chiavi dalle mani di Lou.
Arrivammo al bar e ci sedemmo in una piccola saletta isolata. C'eravamo solo noi. Sentii il vociare dei ragazzi e delle ragazze nella sala principale per poi rigirarmi nel divanetto e ammirare il mio accompagnatore tornare al nostro tavolo con le ordinazioni. Muffin al cioccolato per lui e al cocco per me e due cioccolate calde. Lou addentò il muffin e si sporcò tutta la faccia di cioccolato. Non riuscì a trattenermi e scoppiai a ridere. Lui diventò rosso in volto e cercò di pulirsi, ma alla fine scoppiò a ridere anche lui. Le nostre risate si accavallarono. Era un suono davvero piacevole.
Mi continuò a chiedere della band, della scuola e dei tre con cui suonavamo per tutto il tempo.
E alla fine mi chiese "E invece riguardo alle ragazze?" Merda. Non sapevo che rispondere. "Cosa intendi?" dissi abbassando lo sguardo.
"Beh un bel ragazzo come te avrà sicuramente la ragazza, no?" scoppiò a ridere. Io mi sentii amareggiato. Scossi la testa e aprendo le braccia quasi urlai "Sono felicemente single." Mi sorrise. "E tu?" ripresi anche se conoscevo la risposta.
"Diciamo che .. non lo so.." disse per poi voltare la testa verso la finestra interrompendo il nostro contatto visivo. Capii che non gli andava di parlarne così ripresi a parlare della band.
Verso le sette decidemmo di tornare a casa. Lou mi accompagnò a scuola dove avevo lasciato la mia auto e mentre tornavo verso casa, mi ricordai di avere ancora il suo portafoglio. Mi aveva chiesto di tenerglielo mentre andava nel bagno del bar. Lo chiamai.
"Ehi Harry, ti manco già?" rispose scoppiando a ridere.
Si, mi mancava già. "Ho dimenticato di ridarti il portafoglio." dissi.
"Oh cavolo è vero. Solo che ora non posso proprio uscire.. ti dispiacerebbe portamelo? Sono a casa adesso."
"No niente affatto." mi feci dare l'indirizzo e rimisi in moto diretto verso casa del ragazzo con gli occhi color cielo. Non mi dispiaceva passare altro tempo con lui.
Arrivai a casa di Lou e lui aprii la porta. Cavolo come era bello. Non aveva più i jeans neri e la maglia rossa, ma un paio di pantaloni della tuta grigi con una maglia bianca aderente. Forse un po' troppo aderente, i suoi muscoli erano segnati in modo esagerato dal tessuto e si intravedevano i tatuaggi sul suo torace. Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata. Lui si appoggiò allo stipite della porta con le braccia incrociate e con un meraviglioso sorriso sul viso.
"Ehi Hazza, mi sei mancato."
'Hazza' mi piaceva.
"Mm.. mi piace Hazza" Lou mi sorrise "È il tuo nuovo soprannome. L'ho inventato sul momento" mi rispose scoppiando a ridere.
Lo imitai scoppiando a ridere anche io. Mi fece entrare e accomodare sul divano mentre lui prendeva una bottiglia di the dal frigo della cucina.
"Grazie per il portafoglio" disse.
"Oh, non ti preoccupare." risposi.
Lou si sedette accanto a me appoggiando la bottiglia e i bicchieri sul tavolo accanto a noi. Eravamo vicini, molto vicini. Le nostre ginocchia si toccavano e i nostri visi erano a pochi centimetri di distanza. Non riuscivo a resistere a quella vicinanza. Sentivo il bisogno di avvicinarmi di più, di sentire il sapore delle sue labbra sulle mie. Mi avvicinai lentamente, mentre vidi gli occhi blu di quel bellissimo ragazzo continuare a fissarmi per poi chiudersi. Le nostre labbra erano a soli due o forse tre centimetri di distanza, quando mi scostai. Fu un'azione istintiva. Non potevo baciarlo. Lui era etero e per di più fidanzato. Avrei rovinato l'amicizia che si stava formando se mi fossi avvicinato di più. Lou aprì gli occhi e vidi una luce strana in quel blu .. sembrava deluso. Presi il mio bicchiere e iniziai a tintinnare le dita su di esso per cercare di mascherare il mio imbarazzo. Rimanemmo in silenzio. Lui davanti a me con le braccia incrociate e gli occhi puntanti su di me. Io davanti a lui con in mano il bicchiere mentre i miei occhi girovagavano per la stanza cercando di evitare di incrociare quelle iridi blu.
Ad un certo punto sentii un bambino piangere. Rabbrividì. Vidi Louis alzarsi e correre di sopra. Non sapevo che fare.
Era padre?
Che cosa stavo facendo lì?
Dovevo andarmene. Dovevo uscire dalla vita di Lou, anzi lui doveva uscire dalla mia vita prima che per me sarebbe stato troppo tardi.
Mi alzai, mi misi la giacca e mi diressi verso la porta.
"Ehi dove stai andando?" sentii chiedermi alle mie spalle.
Mi voltai e vidi quel bellissimo ragazzo venirmi incontro con un fagottino tra le braccia.
"Torno a casa" risposi.
"Ma cosa dici? Sei appena arrivato" sbuffò lui. "Lei è Daisy." mi disse avvicinandosi a me e mostrandomi il fagottino che aveva tra le braccia.
Era una meraviglia. Era davvero piccola, con la pelle così soffice e morbida. Le sorrisi e le accarezzai le guance con un dito. Lei scoppiò a ridere mostrando la bocca priva di denti per poi prendermi il dito. La sua manina teneva stretto il mio dito indice impedendomi di muovermi.
"Le piaci." mi sorrise Louis.
Io azzardai una risata guardandolo. Tornai ad ammirare la bimba e notai la somiglianza. Aveva gli stessi occhi blu e capaci di stordire, del ragazzo che la teneva in braccio.
Ci sedemmo nuovamente sul divano, con la piccola Daisy seduta tra me e Lou. La piccola mi porse un suo sonaglino e io iniziai a scuoterlo e a giocarci. Vidi lei ridere a quei miei gesti.
"Sei bravo con i bambini." disse il ragazzo accanto a me facendomi ricordare dove mi trovassi.
"Diciamo che avendo una sorella più piccola, so come muovermi" gli sorrisi.
La piccola si strofinò gli occhi con le sue piccole mani e Louis la prese tra le sue braccia e, cullandola, la fece addormentare.
Era una visione dolcissima, ma allo stesso tempo molto strana. Lui, il ragazzo che aveva rischiato più volte l'espulsione e che si metteva sempre nei guai, ora stava cullando una bambina in modo angelico.
La riportò di sopra, per poi tornare a sedersi sul lato opposto del divano. Ora eravamo seduti più distanti rispetto a prima.
"La babysitter può prendersi cura di lei solo dall'una del pomeriggio fino alle sei di sera. La mattina va all'asilo nido, ma la sera tocca a me guardarla." mi disse sorridendo.
Io gli annuì e sussurrai "È davvero una bella bimba"
"Già, ha preso dalla mamma." disse e i suoi occhi si illuminarono.
Dovevo sapere se quella creatura fosse sua figlia. Ma come potevo chiederglielo? Non resistetti più e mi buttai "È tua figlia?" dissi tutto d'un fiato.
Vidi Lou iniziare a tossire, gli avevo fatto andare di traverso il the.
"No, no, noo! È mia sorella." mi spiegò appena si riprese.
Rigraziai il cielo. Mi sentii sollevato.
Lou si alzò dalla sua posizione e si sedette accanto a me. Le nostre ginocchia si toccavano di nuovo e i nostri volti erano sempre più vicini. Mise la sua mano sul mio ginocchio. Mi sentii avampare. Il mio cuore da lì a poco sarebbe esploso dal troppo battere.
"Ti va di guardare la tv?" mi chiese.
"Certamente" dissi con un filo di voce.
Lou prese il telecomando e accese la tv. Continuava a tenermi il ginocchio con la mano, forse per paura che mi allontanassi di nuovo. Era una sensazione strana, ma davvero piacevole.
"Sono stanco morto." intervenne lui ad un certo punto continuando a guardare la televisione.
"Vuoi che me ne vada? Così ti lascio dormire" intervenni.
Lui si voltò verso di me con gli occhi spalancati. "No, resta ancora un po', sempre se ti va."
Io gli sorrisi annuendo e lo vidi accovacciarsi sulla mia spalla. Quel contatto mi fece tremare. La sua mano era ancora sul mio ginocchio, la sua testa sulla mia spalla e il suo torace attaccato al mio braccio. Appoggiai la testa al divano e chiusi gli occhi per riuscire a godermi meglio il momento. Restammo in quella posizione per interminabili, ma bellissimi minuti.
Daisy ad un tratto ricominciò a piangere, svegliando quella meraviglia appoggiata alla mia spalla. Lui alzò la testa e mi guardò, per poi aggiungere "Scusami, sono crollato." Si alzò e iniziò a stiracchiarsi, sembrava un cucciolo di orsetto.
"Non ti preoccupare" gli sorrisi. "Ora devo proprio andare." dissi mentre Louis si dirigeva dalla sorella. La mise sul divano e venne verso di me.
"Ci vediamo domani a scuola" mi sorrise.
"A domani" aggiunsi.
Lui mi diede un bacio sulla guancia prima di chiudere la porta. Le farfalle nel mio stomaco non smettevano più di volare.Un rumore di clacson mi fece tornare alla realtà. Attraversai la strada e parcheggiai. Entrai in casa e vidi Ilaria addormentata sul divano. Le mossi leggermente la spalla e lei si svegliò rannicchiandosi, mi ricordò la piccola Daisy. Appena realizzò che ero appena tornato a casa saltò in piedi e urlò trapanandomi un timpano "Allora? Racconta!"
Io mi accomodai accanto a lei e le raccontai il pomeriggio. Dopo di che lei con faccia molto seria disse "Fai attenzione Harry, non voglio tu stia male." io annuì abbassando il capo. Lei mi prese la testa e iniziò a scuotermi i ricci, mentre ripeteva "Eh bravo mio fratello" continuando a ridere. Poi mi diede un bacio sulla guancia e andò a dormire.
Io mi distesi sul divano ripensando a quel pomeriggio. Ovviamente non chiusi occhio.
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Grow Old With Me || Larry Stylinson
FanfictionTutte le mattine vorrei svegliarmi con te accanto. Rigirarmi nel letto e sentire il tuo respiro. Aprire gli occhi e incontrare il tuo viso assonnato e i tuoi capelli disordinati. Tutte le sere vorrei tornare a casa con la consapevolezza che tu sei...