"You And I." seconda parte

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LOUIS'S POV

Velocemente ci rivestimmo e uscimmo di casa. Camminai a passo svelto verso la macchina, ripensando alle parole della babysitter.
'Ha quasi 40 di febbre, Louis. Ha tutte le guance rosse e scotta da morire.' Quelle parole continuavano a rimbombarmi in testa.
Harry era dietro di me, continuava a stringere la mia mano e con un pollice massaggiava le mie nocche, forse per cercare di farmi tranquillizzare. Salii in macchina, misi in moto e non appena Harry si allacciò la cintura di sicurezza, partii. Non era la prima volta che Daisy si beccava la febbre, ma questa volta era davvero alta. Per una bimba di sedici mesi una febbre così alta non era una passeggiata e per di più era la terza volta che succedeva. L'ultima volta fui costretto a portarla in ospedale e i medici non erano certi che la avrei riportata a casa.
Le mie mani stringevano troppo forte il volante mentre aspettavo con ansia che il semaforo diventasse verde. Harry era preoccupato, lo vedevo dal modo in cui mi guardava. Aveva un'espressione spaventata, ma anche un po' delusa. Sicuramente era rimasto deluso dal fatto che fossimo dovuti 'scappare' da quel nostro momento. Eppure io ero stato bene. Nonostante quegli istanti di intimità fossero stati brevi, io ero stato bene come non mai.
Ad un tratto lo sentii massaggiarmi un ginocchio. Tornai alla realtà e mi voltai leggermente verso Harry, senza perdere di vista la strada davanti a noi.
"Andrà tutto bene" disse lui sorridendomi.
Ricambiai il sorriso e accarezzai la sua mano sul mio ginocchio. Un senso di pace mi riempì lo stomaco e mi sentii più sollevato. Solo lui riusciva a calmarmi in quel modo, sapeva trasmettermi sicurezza. Sapeva come comportarsi con un tipo difficile come me, e questa era una delle cose migliori del nostro rapporto.
Un rumore di clacson mi fece tornare con la testa in auto, guardai il semaforo e vidi la luce verde diventare gialla. Mi affrettai e attraversai la strada, mentre Harry continuava a stringere la mia gamba. Arrivai vicino al mio vialetto e parcheggiai. Corsi verso la porta di casa, controllando sempre di essere seguito da Harry.
"Elisabeth" urlai appena entrai in casa. Dopo aver controllato di avere il riccio dietro di me, andai in salotto e vidi che i giochi della piccola erano sparsi sul tappeto.
"Louis" sentii chiamare da in cima alle scale. Era Elisabeth. Raggiunsi l'ombra sulle scale e, dopo un rapido saluto, la seguii fino alla camera di Daisy.
Andai accanto alla culla e ammirai per qualche secondo il fagottino nascosto sotto le coperte. Stava dormendo, ma vedevo dalle sue espressioni che faceva fatica a non svegliarsi. Proprio in quel momento scoppiò a piangere. Delicatamente la liberai dalle coperte e la strinsi forte al mio petto. Volevo potesse sentirsi al sicuro.
"Se continua ad avere la febbre così alta, dovresti chiamare un dottore." intervenne lei ad un tratto spostandosi dal viso i capelli ormai bianchi. La mia attenzione si spostò dagli occhi marroni della piccola a quelli azzurri della donna. Quelle sue parole mi pietrificarono. Stava succedendo proprio come l'ultima volta.
"Grazie Elisabeth" le risposi "è l'una di notte, puoi andare a casa ora. Mi occuperò io di lei" continuai vedendo l'anziana accovacciarsi sulla poltrona accanto alla culla.
"Come preferisci Louis, se hai bisogno di qualcosa bussa pure alla casa affianco." continuò con un sorriso.
"Certo, grazie ancora" continuai guardadola mettersi il capotto e raggiungere le scale.
"Oh ciao bel giovanotto" sentii dire dopo qualche minuto. Scoppiai a ridere pensando alla possibile faccia di Harry. Sicuramente Elisabeth gli stava torturando una guancia e lui sicuramente aveva un'espressione spaventata e stordita sul viso. Andai a sedermi sulla poltrona accanto al lettino e iniziai a cullare mia sorella, mentre canticchiavo la canzone della band. Riuscivo a calmarla cantando 'What Makes You Beautiful.'
Portai un dito sul suo piccolissimo volto e tirai un sospiro di sollievo quando sentii che la sua pella non scottava come l'ultima volta.
"Non lasciarmi mai più con quella donna" sentii dopo una decina di minuti. Alzai lo sguardo e vidi Harry entrare nella stanza massaggiandosi una guancia. Scoppiai a ridere a quella vista. Era così adorabile.
"Non ridere Louis. Mi ha fatto raccontare la storia della mia vita, mi ha chiesto di te, mi ha raccontato di suo marito e mi ha pure massacrato una guancia" continuò sedendosi sul tappeto davanti a me "e tutto questo in dieci minuti" concluse.
Ricominciai a ridere a quelle parole, cercando di non svegliare mia sorella. Era così dolce quando fingeva di essere arrabbiato. Avrei voluto riempirlo di baci. Lo sentii sbuffare appena vide che avevo ricominciato a ridere. Incrociò le braccia sul petto e mi guardò con aria fintamente arrabbiata. A quel punto non resistetti più, dovevo coccolarlo. Mi alzai tenendo il fagottino tra le braccia e mi sedetti tra le gambe di Harry. La mia schiena e la mia testa erano appoggiate al suo petto e riuscivo a sentire il suo cuore battere velocemente. Lui portò le sue braccia attorno alle mie e insieme continuammo a cullare la piccola Daisy fino quando non si addormentò.

Grow Old With Me || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora