Capitolo Diciannove - Amanda.

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L'indomani mattina mi sveglio con una strana energia in corpo.
Sono decisa ad andare fino in fondo.
Se non vorrà stare con me, pazienza forse dopo tutto me lo merito anche, ma almeno devo provarci. Ha ragione Drew, sto soffrendo.

Mando un messaggio veloce a Drew dicendo che oggi mi sarei assentata da lavoro, ma di non preoccuparsi perché avevo deciso di andare a parlare con Daniel. Di tutto.

Così stamattina con calma ho fatto una doccia calda, ho asciugato i miei capelli lentamente e facendo delle onde. Mi sono truccata e messo del rossetto colore ciliegia. La parte più difficile adesso è decidere cosa indossare. È primavera, ma il tempo non è dei migliori così decido per un paio di jeans ed una magliettina bianca sopra che infilo dentro i jeans. Indosso delle decolté beige e anche un trench beige primaverile.

Prima di catapultarmi nel suo ufficio passo a prendere due caffè. Dovremmo parlare e sicuramente ci serviranno.
Quando alla cameriera dico << un caffè amaro >> per me << ed uno con poco latte e due zuccheri>> per lui resto senza fiato. Insomma sapere come prende il caffè non è una cosa da tutti.

Sapere quanto zucchero vuoi nel caffè è amore.

Scaccio quel pensiero e recupero i due caffè, poi a piedi mi dirigo verso il suo ufficio poco distante da qui. Vorrei avvisarlo per evitare di trovarlo in riunione, ma se lo avviso perdo l'effetto sorpresa e perdo di vedervi il suo volto non appena mi vede. Anche se forse all'inizio non sarà molto amichevole.

Alla reception la ragazza mi saluta e le dico di dover incontrare l'architetto Woods, ma prima che lei annuisca o dica altro io sono già diretta verso l'ascensore.
Sono già stata qui una volta e se non erro il suo studio si trova al quarto piano. Premo il numero quattro e non posso fare a meno di avere un sorriso ebete sul volto.

Mi dico di calmarmi e se non vorrà parlarmi lo costringo. In fondo so che prova qualcosa per me e prima o poi cederà.

Ovviamente tra tutte le ipotetiche scene che avevo immaginato, quella che ho davanti quando le porte dell'ascensore si aprono, non l'avevo proprio considerata.

La labbra di Daniel sono appiccicate a quelle di una biondina.

Poi tutto pare farsi al rallentatore.
Lui si stacca voltandosi verso l'ascensore e non appena mi vede sgrana i suoi occhi verdi.
Il mio sorriso mi muore in gola e subito mi sale... delusione? Rabbia? E si forse anche un po' di gelosia. Perché fino a qualche settimana fa lui baciava e ribaciava le mie di labbra, ed era fantastico.

Qualcuno ha chiamato l'ascensore al piano uno perché da solo inizia la discesa verso il basso e ne sono grata perché non so se sarei stata in grado di premerlo così velocemente da evitare che Daniel lo riaprisse.
Quando esco per poco non rovescio gli stupidi caffè sopra ad un ragazzo.
Farfuglio delle scuse e prima di uscire fuori li getto in un cestino vicino la porta.

Corro a più non posso verso la mia auto parcheggiata poco più in là, sono stata proprio un'idiota a pensare che forse lui provava qualcosa per me.
Insomma si, mi sono comportata da stronza patentata ma non si dice che se ami qualcuno allora lo perdoni? Lui pare esserci passato sopra, come se la cosa non l'avesse minimamente toccato e forse è così.

Quando arrivo a casa mia infilo le mie cose a casaccio dentro un borsone e prima di mettermi in marcia mando un messaggio vocale al gruppo dei miei amici.
Non sono solita mandare messaggi vocali, li odio, ma delle volte sono utili, come adesso.

<< Ciao ragazzi, ho fatto la cazzata del secolo, volevo parlare con Daniel finalmente, dirgli tutto, ma ovviamente lui ha già provveduto a sostituirmi>> singhiozzo << quindi sto andando a Southampton fino a domenica e vi prego di non cercarmi. Ho bisogno di riflettere da sola. >>

E poi sei arrivato Tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora