Capitolo Ventidue - Daniel

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Ancora non riesco a credere di averla trovata e che in questo momento sta dormendo di fianco a me.

Ieri sera avevo una fitta al cuore quando ho bussato perché poteva anche non essere lei, invece quando dietro la porta sono spuntati i suoi occhioni mi sono subito rilassato. Questa donna mi fa uscire matto.

So che ieri sera dopo che mi ha fatto entrare non avremmo parlato, era così stanca, e triste che non ho voluto nemmeno accennare il discorso, ma oggi è il giorno del chiarimento. Oggi deve parlare perché io non cederò facilmente.

Un rumore di coperte mi fa notare che si è girata a pancia in su, e quando apre gli occhi li sbatte varie volte prima di capire dove si trova, poi mi vede.

<< Ciao. >> Con la voce ancora impastata di sonno mi saluta, ma non è amichevole, per niente.

<< Ciao. >> Le sussuro io.

Sì volta dall'altro lato ed io sospiro. Come inizio non c'è male. Mi alzo dal letto recuperando i miei vestiti che miracolosamente si sono asciugati e me li infilo.

<< Sai se c'è un posto dove poter comprare del cibo? >> Chiedo sentendo il mio stomaco brontolare.

Ovviamente lei non dice niente, fa no con la testa.

Mi passo una mano sul viso e sui capelli che in questo momento sicuramente sono un disastro e poi sospiro. Preferirei che mi urlasse contro anziché il silenzio totale. << Hai intenzione di non rivolgermi la parola? >>

Dopo un'eternità risponde << Dentro quello zaino ci sono delle brioche e dei succhi. Prendili. Il paese più vicino è a mezz'ora d'auto da qui. >>

Non ha risposto alla mia domanda, ma non dico nulla perché sono arrabbiato e voglio evitare di dire qualcosa di cui poi me ne debba pentire.
Invece esco dalla casetta e prendo dell'aria fresca.
Il tempo è ancora nuvoloso, ma almeno ha smesso di piovere.
Cammino oltre il bosco e spunto su una strada, che di certo non è principale, mi incammino lì e cerco questa benedetta città.
Forse voleva solamente scorraggiarmi ed in realtà non è così distante.

Per i dieci minuti successivi non passa nemmeno una macchina e sono tentato di tornare indietro. Poi in lontananza dietro di me sento il rumore di un motore.

<< Ti serve un passaggio in città? >> Mi urla dal finestrino un uomo sulla cinquantina.

<< Ehm, dista ancora molto da qui? >>

L'uomo si mette a ridere << Altri venti minuti circa >>

Ci rifletto e penso ad Amanda che è sola, sono stato uno stupido. Perlomeno farò prima.
Accetto il passaggio ed effettivamente dopo soli dieci minuti arriviamo.

<< Alloggi nella casa di Jeff? >> Chiede il tizio curioso.

Annuisco << Si, con la mia ragazza.>> Non so perchè ma pronunciare quelle parole mi fa stare bene. Lei è la mia ragazza e so che anche lei lo vuole, in fondo.

<< Bene, eccoci arrivati. >> Annuncia fermandosi di fronte un market.
Lo ringrazio e ci salutiamo.

Mi ricordo che ad Amanda le piace la frutta, prendo dei panini al salmone per pranzo, birra, e anche dei muffin ricoperti di smarties. Lei adora i muffin.

Appena esco dal Market, di fronte mi trovo un fioraio e allora ne approfitto comprandole dei fiori. So che forse non è un buon modo per farmi perdonare ma spero che veda che ci sto provando.
Ovviamente non hanno chissà che tipo di fiori e mi accontento di un bouquet di fiori di campo e giuro su me stesso che quando saremmo a Londra la riempirò di rose.

Il ritorno, però, sono costretto a farmelo a piedi, poco male penserò a quello che devo dire ad Amanda e spero che nel fra tempo anche lei abbia pensato. Le ho lasciato un po' di tempo. Spero di aver fatto la cosa migliore.

Supero il bosco e vado dritto verso la casetta che ha la porta socchiusa. << Amanda? Ho comprato del cibo. >>

Ma di lei nessuna traccia.
Mi guardo intorno e le sue cose sono ancora qui. Non può essersene andata via, allora il mio cervello inizia a divagare e creare delle scene assurde che nemmeno nei film. Se solo qualcuno gli ha fatto del male... Penso maledicendomi di averla lasciata sola.

Esco fuori in preda al panico e con il fiato corto, mi guardo intorno e in lontananza vedo una figura vicino la riva del mare.

Vado verso di lei e avvicinandomi sempre di più i suoi capelli svolazzano liberi a causa del vento. Ha una coperta sottile sulle spalle che anche quella a causa del vento svolazza impietosa.
Mi fermo ad osservarla, a contemplarla, sembra una dea uscita da chissà dove.
È semplicemente bellissima.

Quando mi vede i suoi occhi si fissano sui miei.
Mi avvicino e smetto di farlo solo quando sono ad un metro di distanza.

<< Pensavo fossi andato via. >> Le parole escono dalla sua bocca così lentamente che è straziante.

Faccio un sorriso amaro << Non potrei mai farlo. >>

<< Non te lo vieta nessuno. Puoi sempre farlo, quando vuoi. >> Adesso le sue parole sono delle accuse, che non mi merito, ma le accetto. Non sta zitta, sta parlando e questo è importante.

<< Il fatto >> dico avvicinandomi un altro poco di più a lei << È che io non voglio andare via, se volevo l'avrei già fatto, ma non voglio non ci riesco e non voglio riuscirci.. perché per quanto tu sia testarda, e ti chiudi in te stessa senza parlarmi, per quanto io adesso odi questa distanza tra di noi >> indico con le dita me e lei << Io non voglio andare via. Voglio restare accanto a te. >>

Lei non ha la reazione che mi aspettavo, tipo film o uno stupido libro che quando dici certe cose ad una ragazza lei ti salta addosso ed è subito pace, no lei mi osserva per un po' e poi dice << Hai comprato dei fiori? >>

Abbasso la testa verso il piccolo mazzo di fiori che tengo in mano << Si, per te. >> glielo passo.

Lei lo prende con riluttanza e poi si porta i fiori al naso << grazie. >> dice piano.

<< Dai entriamo, ho comprato del cibo. >>

Lei annuisce ed entrambi ci dirigiamo verso la casetta di legno.

E poi sei arrivato Tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora