Capitolo Ventuno - Amanda

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Ovviamente quando ho deciso di venire qui non ho completamente tenuto conto del meteo.
Cosa davvero sbagliata.
Perché anche se io avevo immaginato di fare chilometri di passeggiata in spiaggia, adesso sono chiusa dentro questa casetta di legno, sto morendo di freddo e fuori c'è una tempesta di pioggia ed il vento che entra in tutti gli spifferi non é certo amichevole.
Se continua così sono certa che stanotte non mi addormenteró facilmente.

Riesco a trovare una vecchia stufa che funziona a malapena, ma tra quella e tra il plaid dove mi sono completamente avvolta trovo un po' di calore.
Quello che mi servirebbe adesso per scaldarmi sarebbe dell'alcool l, ma purtroppo non ne ho trovato.

Faccio il letto alla ben meglio e mi ci sdraio sopra, recupero il mio cellulare che però é morto e qui dentro c'è una sola presa di corrente e adesso la cosa più importante é la stufa, non di certo il telefono dove probabilmente troverò chiamate o messaggi ai quali non ho voglia di rispondere.

Decido che é arrivato il momento di mangiare il panino che ho comprato questa mattina al market e poi me ne andrò a letto cercando di dormire, si mi sembra un ottimo programma.

Secondo me c'è una strana legge di cui nessuno ne é a conoscenza, che non appena decidi di fare qualcosa, tutto quello che avevi programmato, improvvisamente, salta.
Puff.
Cambia.

Toc.
Toc.
Toc.

Tre colpi alla porta mi fanno bloccare del tutto mentre mi alzo dal letto. La lampada é accesa e probabilmente qualcuno da fuori ha visto la luce dalla piccola finestra in alto.
Cazzo.
Un senso di terrore mi assale.
Potrebbe essere chiunque, un malintenzionato, uno ubriaco, uno che cerca riparo oppure Jeff.
Scaccio l'idea che possa essere Jeff quando mi ha accompagnato il tempo ancora non era male ed il mare era una tavola.

Toc.
Toc.
Toc.

Ancora incerta sul da farsi mi faccio piccola piccola nel letto.
Poi lo sento.
La sua voce.
<< Amanda? >>

Non può essere.
No, di certo sto sognando.

<< Ti prego apri, parliamo. Amanda??>>

Immediatamente mi alzo dal letto e mi precipito alla porta, dopo aver tolto i due ganci di chiusura la apro e di fronte c'è Daniel.
Inzuppato di acqua dalla testa ai piedi e mi sta guardando con uno sguardo preoccupato.

<< Oddio! Daniel! >> Dico prendendogli un braccio e trascinandolo dentro << Entra! >>

Lui non si ribella affatto.
Adesso lo guardo attentamente, i capelli gocciolano così tanto che gli si è formata una pozzanghera di acqua ai piedi, la maglietta azzurra ed i jeans gli si sono incollati addosso ed i suoi muscoli addominali si vedono benissimo anche così. Non posso fare a meno di pensare a quella sera in hotel. Deglutisco.

Poi mi riscuoto e recupero una tovaglia, gliela passo << Dovresti asciugarti. >>

<< Grazie. >> La prende passandola tra i capelli e dio... Quant'è sexy.

Basta! Devo smetterla.

<< Dovresti... >> Inizio a dire, cosa toglierti i vestiti? Che sciocco!

<< Hai un'altra coperta? >> Chiede indicando il mio plaid.
Indico quella del letto << Solo questa. >> Poi gliela passo. << Lì c'è un bagno minuscolo se vuoi. >>

Lui annuisce e sparisce dentro il bagno. Lo sento sbattere un po' ovunque perché davvero li dentro c'è solo il gabinetto ed un lavandino piccolissimo.
Poi quando riemerge ha la coperta avvolta attorno al corpo e nelle mani dei vestiti. I suoi.

E poi sei arrivato Tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora