Ore 07:30.
Mi svegliai di soprassalto quando la suoneria della mia sveglia iniziò ad urlare. Dico sempre che dovrei cambiarla ma poi non lo faccio mai. Alzandomi dal letto notai i tacchi di ieri sera gettati per terra e a quel ricordo, iniziò un leggero mal di testa. Mi diressi in bagno e aprii il getto della doccia.
L'acqua calda dovrebbe lavarmi sia il corpo che la mente, dalla forte emicrania post-sbronza che mi ritrovo. Pensai.
Finii la doccia e mi diressi, con il corpo ancora assonnato, in camera, strisciando i piedi a terra. Aprii l'armadio e presi uno dei miei tanti jeans grigi con una maglia a maniche corte rossa. Come outfit del primo giorno di scuola dovrebbe bastare. Indossai le scarpe di ginnastica nere e, prendendo la borsa, mi avviai giù in cucina scendendo le scale di corsa.
"Buongiorno amore, ti ho preparato il caffè ed un plum-cake!" la voce di mamma risuonò nella stanza e mi sembrò di sentirla gridare, ma in realtà, non lo fece. Effetto classico della sbornia.
"No mamma mi vedo con Anita per la colazione insieme, voglio solo un analgesico. Ho la testa in fiamme!" le dissi prendendo la pillola con un sorso di acqua. Mamma mi guardò male e mi ammonì.
"Te lo avevo detto che non era una buona idea uscire la sera precedente del primo giorno di scuola Chiara, sei un'incosciente!" mi disse facendo svolazzare il suo indice affusolato davanti al mio viso.
Sorrisi e le diedi un bacio fuggitivo sulle guance, avviandomi all'ingresso per prendere la borsa e il blazer nero dall'attaccapanni, vicino al grande portone di legno.
Uscendo fuori sul vialetto di casa, iniziai a respirare l'aria fresca degli inizi di settembre. Il mio stomaco brontolò, quindi mi affrettai a camminare velocemente verso la mia macchina, una semplice Lancia Ypsilon, e nel mentre mandai un messaggio ad Anita.
Chiara: Sto uscendo di casa adesso, fatti trovare al bar per le 08:00!
Non appena entrai in macchina accesi lo stereo e mi lasciai cullare dalle note di "Sofia", di Àlvaro Soler e mi avviai per la strada verso il bar.
Arrivata al bar, mi sedetti al tavolo di vetro più vicino all'entrata e aspettai Anita. Notai il via vai della gente che mi circondava.
Chi era di fretta, chi invece con calma si godeva la colazione e qualche studente, che invece rideva.
Come si fa ad essere così attivi di mattina? Pensai.
Dopo aver osservato persone con ventiquattrore in mano o zaini sulle spalle, vidi la mia amica che mi raggiunse poco più di cinque minuti dopo, attraversando la grande strada calpestata dalle auto, con la faccia assonnata molto simile alla mia e con il suo solito sorriso "Mentadent". Non appena ci guardammo negli occhi, scoppiammo a ridere per le nostre facce, l'intesa tra noi è sempre stata forte ed è stata spesso invidiata.
"Sembriamo proprio delle tontolone con queste facce" le dissi ridendo. Lei si sedette e nel mentre arrivò il cameriere, al quale ordinammo un caffè ed un croissant l'uno.
Dopo nemmeno due minuti, il cameriere tornò con le ordinazioni e ci apprestammo a divorare letteralmente i nostri croissant.
"Mi fa male la testa, sai?" le dissi tra un morso ed un altro, con un'espressione di dolore sul viso.
"Anche a me, ho preso un analgesico e spero passi subito. Non voglio inizi la scuola di nuovo." Disse Anita con una faccia dispiaciuta.
"Anita è il nostro ultimo "primo giorno di scuola". Dobbiamo godercelo fino alla fine, tesoro." Le dissi sorridendo.
Beh, è vero. I miei anni non torneranno più indietro, solo a pensarci mi emozionai. Erano gli anni più belli e senza dubbio quello, era l'ultimo anno alla scuola alberghiera. Purtroppo persi due anni, fui bocciata in terzo anno e in quarto. Però poi trovai Anita, che mi portò sulla retta via.
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Così, l'alba baciò il tramonto - Storia di un'ossessione
ChickLit[COMPLETA] 🔴 ATTENZIONE! CONTIENE SCENE ESPLICITE E FORTI. LETTURA CONSIGLIATA AD UN PUBBLICO ADULTO. «Ogni volta che lei mi chiama per avvisarmi di qualcosa, penso a te e alle nostre telefonate. Ogni volta che metto a letto i miei figli penso a te...