🔞 10. L'inferno non ha mai profumato di vaniglia

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"Quindi? Cosa devi dirmi di tanto importante?" gli chiesi in tono freddo guardandolo negli occhi. Posai la mia borsa sulla sedia affianco e vidi il telefono di Francesco illuminarsi, ma non feci in tempo a guardare chi fosse, che lui lo prese e lo mise in tasca, era imbarazzato e aveva le guance rosso fuoco.
Il mio sesto senso mi dice che c'è puzza di bruciato. Pensai.
Mi prese le mani e le accarezzò non dicendo nemmeno una parola.
"Rispondi o no?" gli dissi fredda. In realtà, i miei sentimenti cambiavano di continuo. Lontano da lui, dicevo di odiarlo. Ma di fronte a lui, mi scioglievo nell'incapacità di agire.
"Volevo parlarti, sei distante da me, non capisco cosa ti abbia fatto per meritarmi questa freddezza." Disse guardandomi negli occhi, fermo.
"Ah no?" risposi con un sorriso ironico.
Continuai "Mi hai fatto che al mare dopo una telefonata sei praticamente cambiato, mi hai lasciata a casa di corsa senza dire una parola, non ti sei fatto vivo per giorni e poi come se non fosse successo niente, mi fai chiamare in cucina per la tua stupida riduzione. Devo continuare o ci arrivi da solo a capire il mio stato d'animo?" gli sbottai. Lui mi guardò serio, stringendo il pugno sul tavolo, mentre con l'altra si teneva il mento, senza nemmeno guardarmi.
Poi versò un po' di vino nel suo calice e bevve un sorso.
"La chiamata non era importante, era solo un amico che aveva appena fatto un incidente stupido, ma aveva bisogno lo accompagnassi a casa." Lo guardai stupita dopo quelle parole.
Stava dicendo la verità? Lo speravo. Mi fidavo del tutto? No.
Di certo se fosse stato impegnato, non sarebbe qui con me no? Mi mostrai poco convinta.
"E poco fa al telefono chi era?" gli dissi seria, guardandolo con le mani incrociate sul tavolo.
"Ma insomma Chiara, è un'interrogazione? Mi pare di non stare insieme e mi pare di essere controllato più del dovuto." Lo guardai incredula e con la bocca aperta.
"Ti devo ricordare quando al pub mi hai presa in braccio obbligandomi a venire con te? E darmi anche una sculacciata? Quindi sarei io quella che ti controlla?" dissi additandomi. Nel mentre, fummo interrotti dal cameriere che chiese le ordinazioni.
Dopo aver ordinato, ripresi col discorso.
"Quindi? Mi pare sia stato tu a chiedermi se avessi scopato con Marco. Ti ricordi?" dissi stizzita per quella assurda supposizione.
Mi guardò con gli occhi diventati fessure, come se stesse cercando di non sbottare davanti a centinaia di persone.
"Ci hai scopato?" disse ancora. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, incrociando le braccia al petto.
"Non ti importa." Dissi fredda.
"Si che mi importa." Disse alzando il tono della voce, per poi guardarsi intorno, imbarazzato.
"E perché, sentiamo?" dissi sarcastica.
"Chiara, io voglio rischiare. Ci ho pensato tanto in questi giorni, te l'ho detto anche in cucina la volta scorsa." Disse serio.
Non risposi, non avrei avuto modo, perché fummo ancora interrotti ed era destino non continuare quel becero discorso.
Nel mentre cominciammo a mangiare nel più religioso silenzio e giunti alla fine presi il mio solito caffè.
"Cosa ci facevi al pub quella sera?" gli chiesi in una domanda secca. Senza girarci intorno. Guardandolo duramente.
"Cazzo Chiara, sei testarda!" mi disse sbottando. Lo guardai male.
Okay, non vuole esporre i suoi sentimenti, se mai ne avesse anche solo un briciolo.
"Ero con un amico. Adesso basta fare domande." Dopo un po' prendemmo le nostre cose e ci avviammo all'uscita.
Mi prese la mano e mi accompagnò alla macchina, mi affrettai ad aprire la portiera con l'intento di andarmene senza nemmeno salutarlo. Lui mi guardava con le mani in tasca.
"Non mi saluti neanche?" mi disse, avvicinandosi sempre di più a me.
"No" risposi seccata.
"Grazie per il pranzo, non dovevi." Continuai, mentre la sua mano vagava sul mio fianco, alla ricerca disperata di un contatto.
Si sporse in avanti e mi baciò. Appoggiò le sue labbra alle mie e il mio cuore saltò un battito, le sue labbra erano roventi come fuoco. Mi accarezzò la guancia e mi strinse ancora di più dai fianchi, facendomi sentire la voglia che aveva di me.
Sono io a provocargli questo effetto?
Mi baciò ancora. Mi strinse più forte e il suo tocco divenne più forte, mi reclamava ed io non sapevo resistergli, non potevo e forse, non lo volevo abbastanza. Lo volevo tutto per me, gli passai le mani nei capelli e notai la loro morbidezza. Le sue labbra volevano sempre di più, lo sentivo gemere e sentivo i nostri respiri sempre più corti. Ci staccammo e lui mi guardò fisso negli occhi.
"Non ce la faccio più, devo averti." Mi disse, affamato della mia carne, della mia pelle e di me.
Poggiai la fronte nella sua, mi accarezzò la guancia e con il pollice mi sfiorò il labbro inferiore.
"Vieni con me?" mi chiese speranzoso.
"Dove?" chiesi curiosa, con un sorriso sulle labbra. Mi accorsi in quel momento, che tutta la rabbia provata prima, era solo un ricordo.
"Vieni con me in hotel, stiamo un po' li, ti va?" lo guardai.
"Pensi che vada con chiunque mi voglia, Francesco?" dissi seria, guardando le sue pupille grigie.
"Non sono chiunque, io non vado con chiunque. Voglio averti solo per me. Facciamo un patto silenzioso. Io solo tuo e tu solo mia, okay?" disse sorridendo e accarezzando le mie gote.
Non potei fare altro che seguirlo, mano nella mano come una coppia normale. Sognavo da un po' questi momenti, erano molto semplici certo, ma avevo sognato questi momenti con lui.
Capisco la nostra differenza di età, ma al cuore non puoi comandare. Puoi solo difenderti fino allo sfinimento, con le unghie e con i denti, ma alla fine l'amore ti porta ad aprire il cuore, scoppiandoti nel petto e non puoi fare altro che assecondarlo. Inoltre, accettai la sua proposta, senza farglielo sapere.
Eravamo solo io e lui, in attesa di una svolta. Non eravamo in una relazione, però con l'esclusiva, potevo forse star certa che lui frequentasse solo me.
Arrivati in hotel, non potei fare altro che sorridergli e aspettarlo in macchina. Nel mentre, scesi e accesi una sigaretta, mentre guardavo la facciata gialla dell'hotel. Era carino.
Venne da me, mi prese la mano avviandoci alla camera, mi tremavano le gambe e le mie mani si strinsero di più ancora alle sue.
Entrati in hotel, non potei fare a meno di notare il grande letto al centro, con il piumino bianco e le lenzuola candide bianche. I muri erano color panna con delle cornici grigie, non potei notare nient'altro però, perché Francesco dopo aver tolto la giacca, mi prese dai fianchi abbracciandomi da dietro.
Mi scostò i capelli baciandomi avidamente il collo, bramavo le sue mani e le volevo a tutti costi sulla mia pelle nuda. Con un movimento rapido, mi girò e mi strinse a lui baciandomi, con un sorriso sulle labbra. Le mie mani vagavano sulla camicia bianca, per cercare di sbottonarla.
Per ogni bottone che aprivo, mi dava un bacio sulle labbra, con un sorriso. Quando finii di aprire la camicia, lui si dedicò a me, alla mia gonna, tirandola su e stringendomi le natiche avidamente.
Mi spingeva sempre più forte verso di lui, per farmi sentire le sue voglie. Il mio corpo tremava ad ogni suo tocco, i nostri respiri erano corti. Il suo profumo vanigliato, mi invase le narici peggio di prima.
Si affrettò a togliermi i collant e abbassarmi la gonna, adagiandomi sul letto e mettendosi a cavalcioni su di me, cercando di togliere la camicetta più in fretta possibile.
Mi sfilò la camicia e rimasi in intimo davanti a lui, si alzò e si mise ai miei piedi, guardandomi tutta. Dall'alto al basso. Arrossii violentemente in quel momento. Nessuno mi aveva mai guardata così, prima di lui.
"Non devi vergognarti se ti guardo. Sei bellissima." Disse, accarezzando la mia gamba.
Bramando il mio tocco, si avvicinò a me e prese posto tra le mie gambe. I suoi pantaloni cominciarono a stargli stretti e con una mossa fulminea, li abbassò insieme ai boxer e li gettò a terra, insieme agli altri indumenti.
In un attimo me lo ritrovai davanti, si teneva in equilibrio su di me con un gomito a letto, per paura di farmi male con il suo peso. Mi morse avidamente il collo, scese tra i seni massaggiandoli e poi lentamente mi lasciò una scia di baci lungo l'addome, arrivando all'elastico del mio perizoma nero.
Passò le labbra sull'elastico degli slip, mentre inarcai la schiena mugugnando, volevo assolutamente il suo corpo sopra il mio, ma ormai iniziavo a tremare ad occhi chiusi, godendomi ogni singolo istante di estasi.
Aprii gli occhi e trovai i suoi, con un sorriso malizioso sulle labbra. Salì verso di me baciandomi e mordendomi le labbra, ma con uno scatto repentino capovolsi la situazione facendolo finire sotto il mio corpo bramoso. Gli lasciai dei baci sparsi, gli morsi il collo avidamente prima di passare al suo addome, con un accenno sexy di pancetta che mi piaceva tanto.
Mi misi a cavalcioni su di lui e iniziai a muovermi, per farlo impazzire. Sentivo la sua voglia crescere sempre di più, così mi girò di nuovo e io mi trovai ancora sotto il suo peso.
Con dolcezza, si sistemò su di me, mi guardò come si guardano le stelle la notte di San Lorenzo, mi sorrise ed entrò dentro di me con dolcezza. Una dolcezza disarmante.
Insieme a quel primo contatto ansimammo, aspettandolo da tanto tempo ormai, lui continuò a spingere lentamente ma in maniera decisa, piano piano, i suoi movimenti diventarono sempre più forti. Era affamato della mia carne, eravamo entrambi affannati, sudati.
Mi prese il viso con una mano e mi costrinse a guardarlo negli occhi, con le nostre bocche unite in un caldo bacio e le nostre lingue che giocavano a rincorrersi.
"Guardami" mi disse con voce roca e spezzata dal piacere, muovendosi ancora più veloce dentro di me.
"Vieni per me. Adesso!" disse deciso. Quelle parole provocarono quello che lui voleva. Iniziai a tremare ed inarcare la schiena.
Il mio piacere scoppiò, guardandolo e gemendo dentro la sua bocca, poco dopo, con un gemito gutturale venne anche lui, stringendomi forte e guardandomi negli occhi. Mi cadde addosso a peso morto, sorridendo stremato. Gli accarezzai i capelli con un leggero tocco.
L'inferno non ha mai profumato di vaniglia, come in questo preciso momento.
Insieme cademmo in un sonno profondo, abbracciati e sudati.

Così, l'alba baciò il tramonto - Storia di un'ossessioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora