23. Decisioni

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Un odore di dolce risvegliò i miei sensi. Ancora con gli occhi chiusi, mi sforzai per aprirne almeno uno e sbirciare l’ora.

“Sono le sei.” Borbottai tra me e me. Presi la bottiglia vicino al letto e mi beai di quella sensazionale acqua fresca, che scorreva dentro le viscere bollenti, mettendomi a sedere.

Dopo essermi svegliata quasi del tutto, decisi di alzarmi e andare in cucina a cercare Leo.

“Buongiorno amore” disse sorridendo. Almeno lui, era più sveglio di me.

“Buongiorno.” Risposi con la voce impastata.

Mi sedetti sullo sgabello al banco colazione per sbirciare Leo, stava cucinando qualcosa per la colazione.

“Sto preparando una salsa al cioccolato per i plum-cake che ho fatto stamattina. Ne vuoi uno?” disse guardandomi.

Annuii e lo vidi destreggiarsi tra il forno e la cucina, mentre mi portò una fetta di plum-cake sul piatto dove poco dopo, si girò a prendere la salsa al cioccolato e tuffarla sulla fetta di dolce.

“Tu ogni mattina ti svegli sempre all’alba per cucinare?” dissi sorridendo.

“Stamattina voglio farlo perché ci sei tu e perché è appena iniziato un nuovo anno amore” disse sicuro di sé. Marcava quella parola come se fosse facile dirlo. Per lui lo era. Per me, no.

Iniziai a mangiare la mia fetta di dolce, cosparsa di cioccolato, mentre lui si sedette con me e mi osservava.

“Ti piace?” disse sorridendo e incuriosito.

“Sì è buono” dissi, dopo aver ingoiato il boccone, ripresi.
“Hai messo qualcosa di nuovo vero?” dissi sorridendo e curiosa.

“Sapevo che te ne saresti accorta. Hai un palato eccellente Chiara, davvero.” Disse guardandomi negli occhi e lasciandomi un bacio sulla fronte.

“È cocco?” dissi sorpresa dell’accoppiata.

“Bingo!” urlò additandomi.

“Ora però sbrighiamoci, alle sei e mezza io vado, tu alle sette puntuale vieni, ti lascio le chiavi del mio appartamento okay?” disse guardandomi. Io nel mentre, avevo finito l’ultimo pezzo e mi preparai un caffè.

Al bancone della cucina, mentre presi la tazza, Leo mi abbracciò da dietro ed io fui pervasa dai brividi. Mi lasciò dei baci sul collo, mentre sentii la voglia che lui aveva per me e poggiai la testa sulla sua spalla.

“Dovresti metterti qualcosa addosso oltre questa maglia, che non ti copre come dovrebbe” sussurrò, avevo messo una maglia sua, mi stava larga e di certo non copriva tutto.

“Ti pare il modo di camminare in casa del leone? Così nuda, senza niente addosso, se non la misera maglia mia?” disse baciandomi ancora. D’un tratto, si scostò dal mio collo e si allontanò. Lasciandomi vuota, senza il calore del suo corpo dietro di me e un poco scossa.

Sorrisi, sapendo di aver punto il leone proprio dove volevo pungerlo e bevvi il mio caffè, ormai tiepido.

Appena arrivai in pasticceria, carica come non mai, andai subito nello spogliatoio per mettere la divisa.

Squillò il mio telefono. Rimasi ferma, con gli occhi spalancati ed il fiato corto. Guardai, era Anita. Sì, ogni volta che suonava il mio telefono o mi arrivava una notifica, ero in balìa delle emozioni. Avevo il fiato corto.

In cuor mio, aspettavo la chiamata da lui. Ero diventata folle.

“Ehi tesoro!” urlò  dal telefono, considerando che erano solo le sette del mattino circa, direi che la giornata non poteva iniziare meglio.

Così, l'alba baciò il tramonto - Storia di un'ossessioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora