6. Chat, baci e preghiere sotto casa

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Un raggio di sole mi svegliò dolcemente e la mia mente volò ai ricordi nei bagni con Torrisi.

Presi il telefono per mandare il consueto messaggio ad Anita ma trovai il messaggio di un numero sconosciuto e senza la foto.

- Spero avrà recuperato la sua macchina, signorina occhi verdi, in caso contrario, mi avvisi e passo a prenderla.

La vista di quel messaggio mi sconvolse. Lo rilessi quattro volte per capire se fosse reale, non capii però, come avesse fatto ad avere il mio numero. Lo ignorai.

Mandai subito un messaggio ad Anita, per informarla di questo nuovo scoop e corsi in doccia con un sorriso a trentadue denti, proprio come una quindicenne alla prima cotta amorosa.

Scelsi di indossare un jeans strappato alle cosce e una camicetta nera, dai primi bottoni slacciati. Ero di buon umore e lo sentivo, piombai quindi in camera mia a prendere la borsetta e mi incamminai giù per la cucina.

"Buongiorno amore, c'è il caffè già fatto ed il croissant, io devo scappare a lavoro perché oggi inizio prima. Ti voglio bene!"

"Ti voglio bene anch'io mamma buon lavoro!" le dissi, gustandomi il croissant alla marmellata di albicocche. Presi poi il mio caffè al volo e mi avviai, come al solito in macchina. Non appena accesi il motore, dal mio stereo partì "Una Mattina" di Ludovico Einaudi. Si, amavo la musica di tutti i generi, dalla musica classica al rock anni '80.

Con quella dolce melodia, mi avvicinai in strada, chiudendo con il telecomando il cancello alle mie spalle. Le auto correvano già alle prime luci dell'alba. La mia adorata Etna mi scrutava dall'alto, come il sole delle sette e trenta del mattino.

Oggi è proprio una bella giornata di sole!

Arrivata sotto casa di Anita, le mandai un messaggio.

Chiara: Scendi ragazzina occhi blu!

Dopo pochi istanti fu in macchina e le raccontai del messaggio di Torrisi, ricevuto pochi minuti prima.

"Secondo me è pazzo di te, te l'ho detto prima e te lo ripeto, senza ombra di dubbio stavolta." Disse Anita convinta.

Ci pensai, probabilmente aveva ragione ma io credevo stesse cercando una "ragazzina con cui passare il tempo".

"Bah si vedrà, sta il fatto che lui è il mio professore ed io non dovrei avere nessun tipo di rapporto fuori da scuola Anita, dai." Le dissi, con gli occhi fissi sulla strada asfaltata.

"Chiara lo so. Però lui è più grande e ne sa più di noi sulla legge, non credi? Se tu prendi le distanze e lui le accorcia sempre di più, vuol dire che vuole correre il rischio." Disse facendo una pausa, guardando un attimo fuori dal finestrino, l'asfalto scorrere sotto l'auto.

"Se tu fossi questione di una notte, non credo proprio che volesse correre il rischio di essere accusato di favoritismo, no?" disse convinta e gesticolando con le mani in aria.

"Boh Anita, cosa devo dirti? Ad ogni modo con Francesco le distanze cerco di tenerle, ma è lui ad invadere costantemente i miei spazi vitali" dissi, parcheggiando sul piazzale davanti il cancello.

Arrivate a scuola, presi il caffè in silenzio e fumai la mia solita sigaretta. Poi entrammo in aula.

Le ore di lezione passavano e di Francesco neanche l'ombra.

Ma perché ci penso poi?

Non devo farlo e soprattutto non deve accadere mai più una cosa simile, come la situazione in bagno. Mi maledissi in continuazione per aver aperto la porta quando il professore mi chiamò, potevo evitarlo e fare finta di non averlo sentito.

Così, l'alba baciò il tramonto - Storia di un'ossessioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora