18. Il mio Dolore

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Dopo un silenzio durato molti secondi, forse minuti, non capii più nulla. D’un tratto mi girò la testa e iniziai a vedere sfocato. Margherita corse dietro di me, cercando di portarmi sul divano. Lui era fermo davanti la porta, immobile. Con il viso sbiancato. Lo vidi passarsi una mano sui capelli e fissarmi.
“Cazzo Francesco aiutami! Fai qualcosa!” gridò Margherita, mentre mi dava degli schiaffetti leggeri sul viso. Era presa di panico, lo sentivo. Mia madre iniziò a farfugliare qualcosa, mentre metteva dell’acqua fredda sulla mia fronte, con una spugna. I bambini dietro Francesco, mi guardavano con le bocche aperte. Io invece, distesa sul divano, sotto shock. Chiusi gli occhi e sentii le mani di Francesco che mi tenevano le gambe alzate.
Io sentivo il nulla. Sentivo tutto ovattato. Vedevo il nulla, tutto buio.
Francesco, sei tu? Amore mio sei davvero tu? Sono i tuoi occhi quelli che sto fissando, tra le lacrime?
Sei tu quello che poco fa mi chiamava Amore? Sei tu quello che ho amato, che mi ha amata? Quello che mi respirava con le labbra incollate alle mie?
Ti sei preso i miei respiri, i miei sussurri, i baci, i tocchi della mia pelle. Hai toccato la mia pelle e ti sei preso me, mentre tremavo. Sei tu quello che sto vedendo tra le lacrime?
Le lacrime sgorgano senza un limite. Mi guardano tutti a bocca aperta. Volevi questo per me?
Mia madre e Margherita mi guardavano piangere, confuse, non capivano il perché.
Dopo un po’ smisi di piangere. Mi feci forza ed è certo che non la trovai. Però trovai la delusione e questa, mi aprì gli occhi. Facendomi vedere e guardare la realtà.
Mi ripresi, iniziai a prendere colore e parlare.
“Scusate” dissi lentamente, mettendomi seduta sul divano.
“Non so cosa è stato, forse la pressione.” Dissi borbottando, mentre Margherita al mio fianco, mi passava una mano sulla schiena. La guardai, negli occhi.
Queste mani hanno toccato il mio Amore. E il mio Amore ha toccato la sua pelle, ha avuto i suoi respiri ed il suo fiato. È tutta una pazzia. Si, forse impazzirò.
Francesco si trovava davanti a me, inginocchiato davanti le mie gambe, ormai scoperte dal vestito.
Mi fissava, gli occhi velati di lacrime. Le ricacciò indietro e si alzò. Camminando come un pazzo per la stanza.
Mi alzai lentamente, in imbarazzo, presi il bicchiere di acqua che mi porse mia madre, e cercai di scusarmi in modo appropriato.
“Scusatemi davvero, mi sono ripresa. Vorrei un momento prendere aria, voi nel mentre iniziate ad apparecchiare la tavola, non preoccupatevi.” Dissi, sistemandomi il vestito e cercando di camminare normalmente verso il tavolo, prendendo le sigarette per poi recarmi alla finestra.
“Amore resta con lei, non lasciarla. Se si sente di nuovo male chiamaci.” Disse Margherita a lui.
Aprii la finestra, prendendo boccate grandi di aria. Respirai l’aria fredda a pieni polmoni. Richiusi la finestra alle mie spalle, ma vidi Francesco aprirla e raggiungermi fuori.
Ero scossa. Era come se non avessi realizzato. Guardai distrattamente la strada ed il giardino davanti i miei occhi, sporgendomi dalla ringhiera e prendendo la sigaretta. Mi girai e posai il pacco di sigarette sul muretto accanto, non diedi peso a Francesco dietro di me. Non lo considerai.
Mi sentivo come se mi era crollato il mondo addosso. Francesco mi passò la mano nella parte bassa della schiena, lentamente, come se avesse paura di farmi male. Guardando lui in quel momento, realizzai cosa era successo. Come un flash, mi venne in mente il calice che cadeva, i suoi messaggi amorevoli in cui mi diceva che era a Palermo dai suoi.
Mi scostai immediatamente da lui, quasi spingendolo. Tornai a fumare e notai le mie mani tremanti come foglie. Le lacrime scendevano copiose sul mio viso, fino a quando la sua mano, tentò di fermale.
Lo fissai a bocca aperta, incapace di arrabbiarmi, parlare.
“Perdonami. Non è come sembra.” disse Francesco, guardandomi con gli occhi persi. Aveva paura.
“Devi starmi lontano.” Dissi guardando di fronte a me, all’orizzonte.
“Ti prego. Ti prego parlami. Ti ho persa? Dimmelo.” Disse, prendendomi il viso tra le mani e guardandomi negli occhi. Mi spostai, come se quel tocco addosso mi scottasse. Se prima era desiderato, in quel momento era ribrezzo. Si, provavo ribrezzo, schifo.
“Non voglio assolutamente sentirti, vederti, parlarti, guardarti e tutto il resto.” Dissi fredda, a bassa voce. Guardando di fronte a me gli alberi spogli di dicembre.
“Amore, non so cosa pensi ma non è così. Te lo posso giurare. Con te sono stato sincero dal primo istante. Ti ho omesso qualcosa, ma i miei sentimenti sono veri e lo sono sempre stati.” Disse, senza ottenere risposta.
Finii la sigaretta, gettando la cicca nel posacenere, mi girai e Francesco mi prese dalle braccia.
Stringendomi, bloccandomi il passaggio.
“Guardami. Guardami negli occhi Chiara!” disse stringendo la presa.
Io non riuscii a guardarlo negli occhi, guardai il suo petto, con la macchia di vino ancora ben in vista.
Mi prese il viso tra le mani, costringendomi a guardarlo.
“Lo sai cosa abbiamo vissuto insieme. Lo sai, non lasciarmi. Ti prego, farò tutto il possibile lo giuro.”.
“Tesoro” Margherita fece capolino dalla finestra. Mi lasciò subito andare, togliendo le lacrime che erano cadute sul suo viso.
“Vai a cambiarti, il riso è quasi pronto.” Disse rivolgendosi a lui. Io ero inerme. Senza reazioni, come imbambolata, traumatizzata. Ero il nulla, in quel momento.
“Ehi tesoro, stai bene?” chiese, venendo verso di me. Francesco nel mentre, si allontanò ed entrò in casa.
“Si è tutto okay, grazie per quello che avete fatto per me.” Dissi, Margherita rispose con un sorriso, ignara di tutto quello schifo. Mi spinse verso la finestra delicatamente, con una mano sulla parte bassa della schiena, esortandomi ad entrare.
Non appena entrate, ci sedemmo a tavola, i bambini mi guardarono chiedendomi come stavo, gli risposi con un sorriso forzato.
Non appena Francesco prese posto, notai il cambio di vestiti. Aveva messo una camicia nera e dei jeans.
“Amore sembri scosso, ti sei rinfrescato la faccia?” disse Margherita, mentre mi pose davanti un piatto di riso. Mia madre mi accarezzò la schiena e mi sorrise.
“Sto bene mamma, sicuramente è stato un calo di pressione, le mie solite cose.” Dissi per tranquillizzarla.
Una volta tutti attorno al tavolo, notai i posti presi. Io ero dalla parte laterale del tavolo robusto di legno scuro. Mia madre era al mio fianco e Giuseppe, dall’altra parte, seguito da Alessandro, Francesco e Margherita.
Francesco e Margherita.
Francesco e Margherita.
Che schifo.
“Signor Torrisi, perché non si mette vicino la mia bambina? Così vi conoscete!” disse mia madre contenta. La fulminai con lo sguardo. Margherita diede il suo consenso.
“È vero amore, mettiti vicino Chiara, voi non vi conoscete e potete approfittarne in queste feste.” Disse sorridendo verso di lui, con una mano sulla spalla.
Amore? Si lo ha chiamato amore. Ma lui era il mio di amore. Era la mia vita. Ed ora la mia vita è morta. Lui è morto.
Quella mano sulla spalla fu un tuffo al cuore.
Fino a poco prima ero io quella che lo chiamava amore, quella che ascoltava le sue parole piene di amore e incoraggianti per quel viaggio di maturità. Che schifo.
“Non c’è bisogno. Sto bene così.” Dissi, abbozzando un sorriso imbarazzato. Di circostanza. Tirato.
“Insisto.” Disse Margherita.
Francesco si alzò dalla sedia e scambiò il posto con mia madre. Mi fissò preoccupato. Non lo guardai negli occhi. Lo vedevo con la coda dell’occhio, il modo in cui mi fissava.
“Avanti, iniziamo a mangiare che si fredda!” disse Margherita con il suo solito sorriso caloroso. Durante il pasto, Margherita iniziò a parlare, per smorzare l’imbarazzo palpabile della stanza. Stavamo tutti in silenzio. Stavamo tutti a guardare i nostri piatti.
“Allora Chiara, ti piace il riso?” disse sorridendo.
“Si Margherita sei stata brava, è buonissimo” dissi, mentre Francesco continuava a fissarmi.
Sotto il tavolo, mise una mano sulla mia coscia, cercando un contatto. Mi scostai subito e in maniera violenta, come se mi avesse messo del fuoco e io avessi paura di bruciarmi.
“Mamma più tardi apriamo i regali vero?” disse Giuseppe, rivolgendosi a Margherita.
“Si amore, adesso mangiamo però.” Disse sorridendo.
La sua mano tornò a mettermi pressione sulla coscia. Lo guardai in cagnesco, fino a quando non presi la mano e la tolsi, in maniera brusca.
“Sono felice che tu oggi sia qui Chiara, ormai siete diventate di famiglia. Magari dopo la maturità mio marito potrebbe prenderti sotto braccio, per farti fare qualcosa al ristorante, non è vero amore?” disse Margherita, rivolgendosi a Francesco. Lui mi fissò.
“Si si certo, ovvio che posso.” Disse imbarazzato, continuando a guardare il suo piatto, ormai quasi vuoto.
“Ah Chiara, devi sapere che Francesco è un professore pure, vero amore? Diglielo.” Disse ancora la moglie.
La moglie. Dio. La moglie.
“Si onestamente qualche volta mi è sembrato di incrociarlo per i corridoi Margherita.” Dissi guardandola negli occhi.
“Ah quindi vi conoscete!” disse sorpresa.
Ah Margherita, se solo tu sapessi cosa ci lega, anzi, cosa ci legava.
“Di vista Margherita. Non lo conosco.” Le dissi, notando che Francesco non aveva detto nemmeno una parola in merito.
Finimmo il riso e Margherita si alzò a sparecchiare, mia madre la seguì e mi alzai anche io. Francesco mi trattenne con una mano sulla coscia.
“Chiara ti prego.” Sussurrò vicino il mio orecchio. Decisi di ignorarlo e togliere via la sua mano, alzandomi di botto.
Presi il mio piatto, insieme a quello dei bambini e mi avviai verso la cucina, per portarli nel lavello. Ci ritrovai Margherita, che prese una teglia dal forno con del pesce spada e delle patate. Mamma nel mentre tornò col piatto di Francesco e Margherita si rivolse a me.
“Chiara mi aiuti con i piatti?” disse sorridendo.
“Certo, sono qui per questo” le dissi forzando un sorriso e indicando i piatti puliti.
Su un piatto, mise il secondo e il contorno.
“Dallo a Francesco per favore”. Disse porgendomi il piatto e sorridendomi. Non poteva che andare peggio. Presi il piatto incamminandomi verso la sala da pranzo, misi il piatto davanti Francesco, che nel mentre fissava il vuoto davanti a sé. Così mi girai per tornare in cucina. Mi afferrò un polso, facendomi girare.
“Vuoi davvero cancellare quello che abbiamo fatto insieme? Eh? È questo che vuoi?” disse sussurrando per non farsi sentire. Lo guardai negli occhi. Strattonai il braccio per liberarmi dalla morsa della sua mano. Mi abbassai all’altezza del suo orecchio.
“È colpa tua. Mi fai schifo.” Dissi girandomi, andando in cucina.
Arrivai in cucina per prendere il mio piatto e quello di Margherita, ormai ultimi rimasti e tornammo in tavola. Tutto il resto della cena, andò avanti con un silenzio che aleggiava tra di noi. Margherita e mia madre parlavano, i bambini parlavano. Io qualche sorriso di circostanza lo facevo. Ma Francesco era muto. Furioso. Sbatteva i bicchieri sul tavolo e dai suoi movimenti intuivo il suo nervosismo.
Finito il secondo ed il dolce, sotto costrizione dei bambini, giocammo a carte. Francesco prese posto vicino a me, per darmi più fastidio di quanto non lo stesse già facendo, solo respirando. I bambini seduti vicino a me iniziarono a giocare, mentre Margherita si apprestò a prendere dei calici e versare del vino.

***

Angolo Autrice
Allora ragazzi, cosa ne pensate del dolore provato da Chiara? Voi come vi sareste comportate?
Raccontatemi nei commenti, alla prossima.
Mariachiara ❤

Così, l'alba baciò il tramonto - Storia di un'ossessioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora