26. Déjà-vu

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"È mio fratello."

Guardai Leonardo incredula.

"Cosa?" dissi a Leonardo.

"Chiara, per favore vattene." Disse Leonardo a denti stretti e con i pugni chiusi.

"No, non me ne vado da qui, sei molto arrabbiato Leonardo. Calmati per favore, mi metti paura." Dissi a voce bassa, cercando di calmarlo.

"Chiara, lasciaci soli." Disse Francesco, accarezzandomi la guancia e sorridendo rassicurante.

"Come cazzo la conosci?" disse Leonardo, a due centimetri dalla faccia di Francesco. Io mi sentii in imbarazzo e spostai lo sguardo su Francesco, che mi guardava dolcemente. Aveva gli occhi lucidi.

Cosa ha intenzione di dire adesso? Che sono stata la sua alunna o la sua ex? Cristo. Anita dove sei quando ho bisogno di te?

"Siamo stati insieme." Sbigottita lo guardai negli occhi e poi mi voltai su Leonardo. Mi guardò furioso. I pugni erano sempre più serrati e la mascella stringeva i denti, sembrava li stesse rompendo.

"Ma sono venuto fin qui per te Leo, non rispondi mai alle chiamate." Disse Francesco, facendo distogliere lo sguardo di Leonardo da me, a lui.

"Siete stati insieme? Chiara è così?" disse Leo, rivolgendosi a me. Lo guardai impassibile, senza avere il coraggio di guardare nessuno dei due. Ero imbarazzata e nervosa. L'aria era tesa.

"Dai Leonardo, non sono venuto qui per questo." Disse Francesco guardandolo negli occhi. Cercava di calmarlo con la voce rassicurante. Sembrava che a Leo però, facesse l'effetto opposto.

"Stai zitto! Oggi è la volta buona che ti tiro un pugno!" urlò Leonardo, con le mani chiuse a pugno. Stava tremando. Stava tremando maledettamente.

"Leo, ti prego calmati" dissi, mettendogli una mano sul petto, cercando di farlo indietreggiare.

"Sei sparito già da sei mesi Leonardo. Oggi è il tuo compleanno. Siamo fratelli. Ti rendi conto, sì?" chiese Francesco, cercando di non accendere la rabbia ulteriore di Leonardo.

"Tu non sei mai stato mio fratello. Mi hai abbandonato qui da solo cazzo! Sei scappato via da qui e mi hai lasciato solo!" disse Leonardo. Dimenandosi con le mani.

"Leonardo io ho solo seguito il mio cuore. Volevo insegnare nella nostra terra. Nella terra di mamma e papà. Me ne fai una colpa?" disse Francesco, quasi sul punto di piangere.

"Certo. Te ne sei fregato di tuo fratello e te ne sei andato a Catania ad insegnare. Sei anche stato con la mia ragazza e ora vieni qui a rovinarmi ancora la vita? Un'altra volta?" disse urlando, guardandolo con gli occhi di fuoco. Il mio respiro era affannato, ero in imbarazzo.

Non sono la sua ragazza, perché lo ha detto?

"Stai insieme a lui adesso?" disse Francesco, rivolgendosi a me. Il suo sguardo sembra ferito. Era cupo, deluso. Non sapevo nemmeno decifrarlo.

Non sapevo cosa rispondere e li guardai passandomi le mani in faccia.

"Cristo! Non lo so con chi sto okay? Sto con me stessa e basta!" dissi. Mi girai per andarmene e Francesco mi prese la mano facendomi girare. Ci guardammo, per un periodo indefinito. Mi lasciò andare la mano, che stava fissando e abbassando lo sguardo, tornò da Leonardo che era furioso in volto.

"Me ne vado. Quando avete chiarito fatemi sapere" dissi ad entrambi.

"Chiara resta." Disse Leonardo. Sembrava una preghiera.

"Okay, cosa vuoi fare adesso?" disse Leonardo, con le braccia incrociate al petto, rivolgendosi a suo fratello.

"Voglio riprendere il rapporto. Manchi ai bambini, lo sai? Ogni tanto mi chiedono di te. Del loro zio preferito." Disse Francesco, che abbassò gli occhi ferito, quasi sul punto di piangere.

Così, l'alba baciò il tramonto - Storia di un'ossessioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora