20. É colpa del vino

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31.12.2016-01.01.2017
I giorni passarono tutti uguali, le vacanze mi portavano a studiare quasi sempre, per non pensare a lui che, ogni giorno, mi riempiva di messaggi. Non ero più arrabbiata, me ne rendevo conto. Però ero profondamente delusa, schifata e distrutta emotivamente da lui e dalla situazione creata.
Non credevo sarei stata capace di amare come avevo amato lui. Piangevo a dirotto, non passava giorno nel quale cadevo, cedevo e mi rialzavo per studiare.
Arrivò la notte di capodanno, ovviamente, eravamo invitate da loro.
Cosa avrei dovuto fare? Non accettare? No, davo nell’occhio mettendo una pulce nell’orecchio a mia madre e Margherita.
Così mi preparai, essendo già le 18:30 e mi vestii con un vestitino rosa cipria a metà coscia, con dei tacchi neri e una pochette nera. Misi il mio immancabile eyeliner, mascara e rossetto, e partii.
Forse il mio amore per lui si era affievolito, dopo questa scoperta. Certo, non si smette di amare una persona da un giorno all’altro, ma si era affievolito abbastanza, quello era sicuro.
Una notifica mi svegliò dai pensieri mentre uscii di casa con mia madre, per andare a casa del traditore.
Torrisi: Voglio baciarti a mezzanotte, dando la colpa al vino e non al mio cuore.
Ignorai il suo messaggio, come tutti quelli che mi aveva mandato nei giorni scorsi, ed entrai in macchina.
Arrivati a casa loro, i bambini accorsero a salutarmi e a salutare mia madre, Margherita venne incontro a noi e ci salutò calorosamente, come suo solito.
“Buonasera ragazze!” disse contenta.
“Salve.” disse lui con le mani in tasca. Mi fissava insistentemente. Dall’alto al basso e viceversa. Con il viso serio. Con la bocca socchiusa. Ci accomodammo al salone, io fui seguita da lui, che mise una mano alla base della mia schiena, facendomi trasalire e facendo in modo che i brividi scaturiti, arrivassero alla schiena.
Ci accomodammo al tavolo, Margherita iniziò a portare gli antipasti.
Francesco iniziò a bere, bere e bere. Non si dava un contegno, era già brillo, prima ancora di mezzanotte.
Finimmo il primo piatto della serata e continuammo poi con il secondo e il dolce, Margherita volle accendere lo stereo e i bambini mi trascinarono a ballare con loro.
Io presi i tacchi e li tolsi, ballando come una disperata, forse per rabbia e forse per cercare di far scivolare addosso tutta la tristezza che provavo, affondando i dispiaceri nell’alcol.
Io ero un po’ brilla quando vidi Francesco venire verso di me e prendermi a ballare come se niente fosse. Ridevamo, mi stringeva, ci guardavamo e ballavamo abbracciati stretti, come se in stanza non ci fosse nessuno, solo noi. Eravamo in balia dell’alcol.
Ero poggiata al suo petto caldo, cullata dalla musica lenta di “Always”, Bon Jovi. D’un tratto i sorrisi si spensero, lasciarono spazio alla tristezza. Ci guardavamo con gli occhi fissi e una lacrima scese dal mio viso. Imbarazzata, guardai a terra e mi fermai. Le sue mani asciugarono il mio volto dalle lacrime amare. Era tutta colpa sua.
Corsi verso la porta, uscii e mi sedetti sugli scalini lì davanti. Con la testa tra le mani iniziai a piangere. Era stato il capodanno peggiore della mia vita.
La voce di Margherita riecheggiò dopo una decina di minuti, seguita da Francesco visibilmente scosso.
“Ehi tesoro che succede?” disse, mettendomi una mano sulla spalla. Io mi alzai e feci spallucce, smisi di piangere e feci per entrare, ma Margherita mi bloccò.
“Mi dici che succede? Chiara mi sono legata a te, puoi dirmi tutto e ti ascolterò. È per il tuo ragazzo?” un’idea mi balenò in testa, per evitare di dare spiegazioni.
“Si, è solo che mi manca, tutto qui.” Dissi, mentre lei mi abbracciava ed io guardavo Francesco negli occhi.
Entrammo in casa e aspettammo così la mezzanotte, i bambini erano eccitati all’idea di festeggiare. Io invece, avrei voluto solo sparire e scappare verso una meta che nemmeno conoscevo.
I calici tintinnarono, pieni di champagne. Noi ci guardavamo tutti in faccia, felici e sorridenti. Senza capire chi fingeva e chi era davvero felice.
Stavo guardando il nulla con la sigaretta in mano, stretta nel mio cappotto. Faceva freddo.
Lui mi abbracciò da dietro. Incurante degli altri che ci stavano sicuramente guardando, da dentro casa. Lo evitai, sapevo fosse ubriaco, o almeno lo immaginavo. Continuai a fumare, con lui abbracciato dietro di me.
“Mi manchi, per favore fammi almeno spiegare tutto.” Sussurrò all’orecchio. Quel fiato caldo a contatto con la pelle gelata, scatenò i brividi nella mia schiena.
“Francesco staccati, potrebbero vederci e non so come potrebbe finire.” Dissi spaventata.
“Non mi interessa di nulla quando sto con te.” Disse. Sorrisi senza nemmeno volerlo.
“Staccati Francesco.” Dissi ancora, guardando il fumo che usciva dalle mie labbra.
“No.” disse lui, come un bambino capriccioso.
“Senti, tra noi non potrà esserci nulla. Quindi ti consiglio di dimenticare tutto quello che è successo. È stato lo sbaglio più grande della mia vita.” Dissi fredda, guardando davanti a me. Si staccò da me e mi si mise di fronte.
“Uno sbaglio? Non è stato uno sbaglio. Al cuore non so comandare. Ho tentato di starti lontano, ho tentato di non pensarti, di lasciare che la ragione facesse la sua parte, ma non riesco senza di te. Voglio averti al mio fianco, voglio stare con te.” Disse guardandomi negli occhi. Aveva gli occhi lucidi, non so se per il freddo o per qualcos’altro.
“Francesco stai esagerando. E comunque io andrò via da qui. Non voglio stare qui, ho un passato burrascoso e voglio iniziare la mia vita lontano da qui.” Dissi, distogliendo lo sguardo.
“Tu non vai proprio da nessuna parte.” Disse prendendo il mio viso con una mano.
“Vado via. Lontano dal mio passato, lontano da te. Ho bisogno di vivere la mia vita e di staccare tutto. Voglio iniziare la mia carriera fuori da qui.” Dissi fredda, senza sentimenti.
“La inizierai qui. E se proprio vorrai andare via sarò con te. Voglio venire con te, posso chiedere il trasferimento.”
“Francesco smettila di dire bugie, non lo faresti mai. Hai figli e una moglie che ti ama. Smettila di darmi false speranze, cazzo.” Dissi, gettando la cicca sul posacenere. Lui mi abbracciò da dietro, mi bloccò le mani con le sue.
“Non lasciarmi senza di te. Verrò ovunque tu voglia ma per favore, non privarmi di amarti.” Sussurrò tra i miei capelli.
Margherita uscì e lui si staccò.
“Ehi cosa fate qui?” disse lei, nel suo vestito lungo nero.
Francesco non rispose. Io avvertii un silenzio imbarazzante. Francesco alla fine, parlò.
“Mi stava facendo vedere una ricetta sul suo telefono” disse a Margherita, imbarazzato e con gli occhi che guardavano in basso. Che scusa ridicola.
Margherita mi guardò con gli occhi tristi, ma d’un tratto fece un sorriso. Debole e falso, forse per camuffare il suo stato d’animo.
Si girò e fece per andare alla finestra, girandosi verso di noi mormorò “Sei stato la mia vita Francesco, ma credo sarai pure la mia rovina.” Disse guardandolo.
“Tu stai attenta, come ha fatto con me farà anche con te.” Disse, rivolgendosi a me.
La guardai negli occhi, era ferita e delusa, proprio come me.
“Margherita è ubriaco, credo tu abbia capito male.”
“Non ho capito male, non prendermi per una stupida. Pensi non mi sia accorta del modo in cui ti guarda? Mi ha uccisa tante volte durante questi anni di matrimonio. Le donne sono il suo punto debole.” Disse guardandolo.
“Margherita non ti permetto di dire certe cose. Sai che non è così.” Disse Francesco, per discolparsi.
“Ah no? E la donna con cui ti sentivi? Quella di cui ho letto i messaggi? Per tutti questi mesi mi hai presa in giro, hai preso in giro i tuoi figli e adesso vuoi prendere in giro una povera ragazza di vent’anni caduta nella tua trappola?” disse fredda.
“Margherita non sono caduta in nessuna trappola. Me ne vado, vi lascio discutere delle vostre cose.” Mi girai ma Francesco mi fermò. Mi voltai, strattonando la mano dalla sua morsa.
“Margherita, i messaggi che hai letto e la donna di cui parli, è davanti a te in questo momento.” Disse. Margherita se ne andò.
Francesco restò fermo lì, con me. Immobile senza emettere fiato. Guardava davanti a lui. Si passò una mano tra i capelli. Restai attonita. Sembravo di ghiaccio.
Una volta dentro, misi il cappotto ed esortai mamma a fare lo stesso. Margherita non ci salutò, Francesco ci accompagnò alla porta e salutò mia madre, mentre io ero già andata via, un paio di metri più avanti.
In macchina mia madre prese a parlare.
“Perché Torrisi ti abbracciava Chiara?” disse secca. Io feci finta di nulla.
“Quando?”
“Ballavate abbracciati, lui ti accarezzava. Poi in veranda. C’è qualcosa se non so?” disse leggermente infastidita.
“Mamma ma cosa pensi? Ma assolutamente no. Ballavamo abbracciati perché eravamo ubriachi, certo magari ubriachi persi no, ma un po’ alticci sì. In veranda invece gli stavo facendo vedere una ricetta al telefono.” Risposi imbarazzata e seccata. Non mi sarei aspettata queste domande da parte di mia madre. Con lei avevo un buon rapporto certo, parlavamo sempre di tutto e sembravamo amiche, lo eravamo. Ma di lui non le avevo mai parlato di nulla, sapevo che avrei rovinato tutto.
Arrivate a casa, raggiunsi la mia camera, posai la pochette e il cappotto nell’armadio e mi procurai l’intimo pulito, i pantaloncini e la maglietta che usavo come pigiama. 
Non appena entrata in doccia mi lavai, con la speranza che l’acqua lavasse via anche i pensieri più cupi. Mi asciugai ed arrivò una notifica che decisi di ignorare.
Mi buttai letteralmente a letto e presi poi a fissare il soffitto bianco ed anonimo della mia stanza. Presi il telefono ed arrivò un’altra notifica. Aprii il messaggio di Messenger, era Marco.
Marco: Buon anno piccola, scusa il ritardo.
Sorrisi leggendo quel messaggio, Marco non demordeva a quanto pare. Mi aveva sempre scritto su Facebook, anche se non lo faceva spesso ma ogni tanto, i suoi messaggi mi facevano sempre sorridere.
Gli risposi.
Chiara: Buon anno anche a te Marco.
Chiusi Messenger e lessi la miriade di messaggi che aveva mandato Francesco.
Torrisi: Dove sei
Incontriamoci a parlare, ti prego.
Chiara è successo un casino, Margherita è disperata.
Per favore Chiara rispondi.
Sto male voglio vederti. Parliamone.
E tanti altri messaggi simili. Ovviamente decisi di ignorarli tutti, ma non appena misi il telefono sul comodino ne arrivò un altro. Sbuffai e lessi.
Torrisi: Ti amo.
Sussultai a quel messaggio. Sapevo che, in cuor mio, lo amavo anche io. Ma al solito, feci prevalere l’orgoglio e posando il telefono sul comodino, poco dopo caddi in un sonno pesante.

***

Angolo autrice
Allora ragazzi, Francesco è letteralmente impazzito, cosa ne pensate?
Vi avverto che da qui in avanti, cambia tutto radicalmente! Alla prossima,
Mariachiara ❤

Così, l'alba baciò il tramonto - Storia di un'ossessioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora