16. Promesse

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Le settimane passarono veloci, il Natale stava iniziando a farsi sentire nell’aria ed io, che lo amavo più di ogni altra cosa, potevo sentire l’atmosfera natalizia ovunque. A scuola, per le strade, a casa, nei pub. Ovunque.
A scuola non si parlava d’altro che della maturità, che ormai avanzava veloce, era sempre più vicina e la mia emozione mista all’ansia, correvano prepotenti dentro le mie vene, mostrandomi ogni giorno sempre più agitata. Con Francesco c’erano le cene ed incontri in motel, ma non voleva farmi andare in casa sua, perché aveva paura che qualcuno potesse vederci e additarci di essere colpevoli.
Mi aveva giurato più volte che non era impegnato e che le chiamate che ogni tanto gli arrivavano erano solo dei suoi amici che, visto che non avevano nessun familiare, si rivolgevano sempre a lui perché lo consideravano ormai di famiglia.
Quella sera, sarei dovuta andare con lui, per una cena di Natale anticipata, visto che lui a Natale stava con la sua famiglia e suo fratello, ed io con la famiglia dove lavorava mamma.
Anzi, i bambini sono un po’ cresciuti e spesso, mi chiamano il pomeriggio dopo il pisolino, per parlarmi della giornata a scuola. È come se fossi la loro zia. Spesso vado a casa a giocare con loro, magari quando non ho tanto da studiare, per svagare un po’ la mente e per sentirmi innocente, senza sentirmi colpevole per qualche ora, della relazione con il mio professore di vent’anni più grande.
Mamma mi notava diversa, più cresciuta ed innamorata. E si sa, le mamme capiscono sempre tutto, prima di capirlo noi stesse. Io le dissi che stavo conoscendo un uomo, ma non le dissi assolutamente l’età, le dissi che facevamo le cose con calma ed un giorno lo avrebbe conosciuto. Niente di più.
Il pomeriggio dopo scuola, mi recai in un negozio per bambini con mia madre per prendere almeno un regalo di natale alla famiglia, quindi con grande pazienza, comprammo un completino, con pantalone e maglia celesti per Giuseppe, un completo con pantalone e maglia rossa per Alessandro, un centro tavola bianco a fiori, per Margherita e un dopo barba pungente, per il marito di Margherita che ancora non conoscevo, visto il suo lavoro impegnativo.
Fatti i regali, con mamma andammo a casa e iniziai a prepararmi per la cena attesa di quella sera, con Francesco.
Mi feci una doccia veloce, mi sistemai i capelli in una treccia lunga e misi un filo di trucco, tanto per evitare di sembrare uno zombie, che cammina con la faccia pallida.
Scelsi un vestitino nero con tacchi neri e borsetta nera, andavamo in un ristorante e poi forse al motel. Quando Francesco arrivò fuori il cancello, nella strada un po’ più avanti, uscii e salutai mamma.
“Ciao amore mio” mi disse Francesco sorridente.
“Dove mi porti?” gli chiesi.
“Vuoi andare al cinema? Ho voglia di vedere un film e mangiare una pizza. Ti va?” chiese tutto contento.
“Certo amore” risposi.
Non mi sono mai piaciute le cose lussuose, di noi mi piaceva la semplicità dei piccoli gesti, tipo andare a mangiare la pizza qualche sabato, quando lui non aveva inviti da parte dei colleghi di scuola. Non potevamo mica andare insieme. Quindi io finivo spesso per uscire con Anita, mentre lui andava a cena e poi, tornava a casa, stremato dal lavoro.
Fatti i biglietti per “Un Natale al sud”, ci sedemmo ai nostri posti in attesa che il film iniziasse.
Mi prese la mano baciandola e non lasciandola per tutta la durata del film, per la quale abbiamo riso come pazzi, proprio come due bambini.
“Mi fai sentire un bambino amore.” Disse baciandomi la mano, guardando il film.
Sorrisi, a quelle parole sapevo, che con me lui era diverso. Lo avevo studiato a scuola, da quando varcò la soglia della classe, ancor prima da quando ci scontrammo.
“Lo so, spero non mi lascerai mai.” Dissi, cercando di fargli capire che, nonostante il film divertente, stavo in ansia continuamente, avevo paura che mi abbandonasse, finisse. Ma in cuor mio, sapevo non sarebbe durata a vita. Mi godevo ogni istante, per ricordare i profumi, le immagini, sensazioni, odori. Tutto.
“Mai amore.” Mi guardò, mi sorrise e mi abbracciò. Forte a lui. Stretta nel suo profumo.
Usciti dalla sala, ancora mano nella mano, avevamo preso posto in pizzeria e considerate le occhiate della gente, avevamo scelto un posto abbastanza appartato.
Mentre aspettavamo il cameriere mi prese le mani, accarezzandone il dorso.
“Amore, volevo dirti cosa avevo pensato riguardo il Natale.” Disse lui, baciandomi le nocche fredde.
Sorrisi, esortandolo a continuare.
“Avevo pensato di prendere due biglietti e partire per Roma, ma quando poi hai detto che eri impegnata con la famiglia in cui lavora tua madre, ho lasciato perdere l’idea…” disse, mentre lo ascoltavo con le lacrime agli occhi, sul punto di piangere.
“Tesoro non piangere, so che lo stai facendo.” Mi disse, accarezzandomi la guancia.
“È solo che mi fai felice, perché mi fai capire di essere importante per te.” Dissi con la voce rotta dalle lacrime che minacciavano di uscire.
“Tesoro, ma certo che sei importante per me, se non usciamo come una vera coppia, è perché voglio preservare la tua maturità, ne abbiamo parlato spesso, ricordi?” disse. Nel mentre il cameriere si avvicinò per le ordinazioni, interrompendoci.
“Per me una quattro stagioni e per la signorina una romana, grazie.” Disse Francesco al cameriere in maniera sbrigativa, per poi tornare subito con le mie mani tra le sue.
Continuò.
“Quindi ti stavo dicendo, visto che non abbiamo potuto per questo Natale, magari potremmo fare una vacanza, non appena prendi il diploma e andare lontano per qualche giorno o settimana, che dici amore?” disse, facendo un sorriso vasto. Mi guardava negli occhi, erano lucidi. Anche i miei erano lucidi, mi stavo trattenendo le lacrime.
Andavo in vacanza con il mio amore.
Lo guardai con un sorriso enorme, e mentre il cameriere portò le pizze, lui continuava a riempirmi di baci. Non c’era prova d’amore più vera di quella. Non per il fatto della vacanza, ma per il fatto di baciarmi davanti alla gente, per il fatto di fregarsene delle persone e piano piano, si era lasciato andare sempre un poco di più.
“Che dici, ti lascio a casa?” disse baciandomi, andando verso la macchina.
“Non stiamo insieme?” dissi facendo il muso.
“Amore domani parto presto, sono l’una della notte. Mi spiace tesoro.” Disse, prendendo tra le mani il viso e baciandomi. Annuii, era inutile insistere. Ma ero felice. Felice per averlo tutto per me, per averlo nella mia vita, per averlo nella mia intimità, nel cuore, dentro il mio respiro.
Si sarebbe trasferito a Palermo dai suoi genitori per le vacanze, fino a poco dopo il Capodanno.
“Ci sentiremo sempre amore, te lo prometto.” Disse, lasciandomi baci dolci e lievi sulle labbra.
Con la convinzione che quest’estate saremmo andati in vacanza, liberi dagli ostacoli della scuola e potevamo andare ovunque, baciarci ovunque, senza preoccupazioni per le persone che ci additavano o per la differenza di età, anche perché questa differenza noi non la sentivamo. Ci lasciammo felici di riprenderci al nuovo anno.
Arrivata in casa, volevo dire subito ad Anita il tutto. La chiamai, nonostante l’ora tarda.
“Chiara, è successo qualcosa?” disse preoccupata.
“No Anita, sono arrivata ora a casa. Dove sei?” le chiesi, per evitare di disturbare.
“Sono da un amico del mio fidanzato a giocare a carte, mi sto annoiando. Menomale che hai chiamato!” disse, ridendo subito dopo.
“Francesco mi ha detto che questo Natale voleva partire. Però mi ha sentito dire che avevo impegni e non me l’ha chiesto. Però, indovina…” le dissi, sorridendo e camminando per camera mia.
“Cosa? Dimmelo dai.” Disse Anita ridendo.
“Mi porta in vacanza dopo il diploma!” le dissi, cercando di soffocare le urla di gioia, per evitare di svegliare mia madre.
“Oddio Chiara! Dove andrete?” disse urlando e ridendo come una matta.
“Non lo so Anì. Non sappiamo nulla ancora, mi ha solo detto che ha intenzione di farlo.” Le dissi.
“Amica mia non posso crederci. Ti ricordi come all’inizio pensavamo avesse qualcuno? Per portarti in vacanza dopo la scuola, vuol dire che ti ama davvero.” Disse lei emozionata.
“Ci amiamo tanto Anita, non vedo l’ora di poter uscire allo scoperto con tutti, evitando di nasconderci come se avessimo ucciso qualcuno, solo per evitare le male lingue a scuola, lo sai. E poi non vedo l’ora di presentarlo a mamma.” Dissi sorridendo.
“Chiara sei sicura? A tua madre verrà un colpo non appena vedrà lui, e capendo la sua età, ti pare?” disse lei.
“Lo so Anì, però la vita è mia, e poi non la sentiamo la differenza di età, sa essere giovanile ed elegante allo stesso tempo, e poi ne dimostra di meno, ricordi la prima volta che lo abbiamo visto a scuola? Non l’avrei mai detto avesse quarant’anni. E invece…”
“È vero, hai ragione. E ti ricordi quando per la gelosia ti ha rotto il telefono? Cazzo ancora lo ricordo benissimo.” Anita disse, mettendosi a ridere ed io la seguii.
Passammo il tempo ricordando i primi momenti con Francesco e le prime volte che mi faceva perdere la pazienza, non potevo immaginare di starci insieme, di essere così tanto amata da lui e di stare bene con lui. Era come se ci conoscessimo da tanto tempo, certo ancora non stavamo insieme ufficialmente ma, non appena avrei finito la scuola, potevamo vivere come una vera coppia. Lo amavo da morire e non avrei voluto mai un altro uomo affianco, se non lui.
Volevo lui al mio fianco, quando sceglieremo i mobili per la casa nuova, se mai ci sarà. Volevo lui quando, e se, sarebbe nato un figlio. Frutto del nostro amore.
Mi stavo facendo illusioni? Può darsi. Ma lo amavo. Mi sarei strappata il cuore pur di vederlo felice. Mi sarei tolta l’aria dai polmoni, pur di sentirlo vivo. Non lo dimenticherò mai. E sarebbe rimasto per sempre nel mio cuore, nei miei pensieri, nella mia anima e nella mia carne.
Nel mentre, mi cambiai e mi misi tra le lenzuola. Una notifica del telefono, richiamò la mia attenzione.
Torrisi: Amore tutto bene?
Sorrisi e risposi.
Chiara: Si, mi manchi già.
Torrisi: Anche tu, anima mia. Eri così bella stasera, scusa se non te lo dico spesso ma, sai cosa provo per te, vero?
Amavo quando era insicuro di noi. Voleva sempre delle conferme, proprio come me.
Chiara: So cosa provi per me. Anche io provo le stesse cose e spero di vivere serenamente la nostra storia, senza essere giudicati inutilmente.
Torrisi: Vivremo serenamente amore, quando tu uscirai da scuola. Adesso vai a dormire. A domani, piccola. Buonanotte stellina.
Chiara: Buonanotte cuore mio.
Decisi di farmi cullare dal sonno profondo, cercando di pensare a Francesco per dormire tranquilla, come non mi capitava da tempo.

***

Angolo autrice
Allora ragazzi, i due sembrano aver trovato il coraggio di amarsi. Vi comunico che dal prossimo capitolo cambierà tutto, ci saranno dei cambiamenti abbastanza pesanti per entrambi.
Non vedo l'ora di farvelo leggere, voi invece? Cosa credete accadrà nel capitolo successivo? Sono curiosa di sapere se ci azzeccate!
A presto, Mariachiara ❤

Così, l'alba baciò il tramonto - Storia di un'ossessioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora