11. Una serata "tranquilla"

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Dopo un po' di tempo, mi svegliai e cercai di capire dove fossi. Solo quando vidi il suo braccio avvolgermi i fianchi, mi ricordai di essere ancora con Francesco. Lo guardai per un po', aveva i capelli scombinati ed era dolce. Aveva un viso beato e appagato come mai l'avevo visto. Un ciuffetto di capelli sulla fronte. Il viso non era in tensione, aveva i lineamenti morbidi. Passai le dita sul ciuffo di capelli, per spostarlo dalla fronte, quando si svegliò e mi guardò. Mi baciò e sorrise.
"Tesoro" disse accarezzandomi la guancia.
"Forse è ora di andare" disse guardando l'orologio che ancora aveva al polso.
Lo baciai, ancora nuda e vestita solo dal lenzuolo bianco, che avvolgeva le mie forme.
Lui si alzò e iniziò a vestirsi mentre io, lo guardavo in tutti i movimenti che faceva, così decisi di alzarmi anche io e di vestirmi.
Cosa siamo adesso? Non siamo una coppia, è ovvio. Però abbiamo l'esclusiva. Ho solo quello, a cui aggrapparmi.
Quando lasciammo la camera, ci avviammo alla macchina. Lui guidò tutto il tempo con una mano sulla mia coscia. Mi piaceva, non potevo negarlo. Forse, mi stavo anche innamorando e per la prima volta, pensai che era la cosa migliore da fare, per evitare di stare male. Era meglio che io fossi sua e lui mio, ma in segreto. Distanti ci facevamo male. Non c'erano dubbi su quello.
Mi lasciò al ristorante per prendere la macchina e mi accompagnò fino a davanti casa, io guidai e lui era dietro di me. Ogni tanto ci lanciavamo qualche occhiata dallo specchietto.
Dopo essere arrivata a casa, scese dalla macchina per salutarmi.
Con un sorriso sulle labbra, si avvicinò e mi diede una leggera carezza sulla guancia, lasciandomi un bacio delicato sulle labbra.
"Ci vediamo a scuola tesoro. E non metterti più la gonna per favore." Disse, sembrava stesse rimproverando una bambina. Lo guardai dubbiosa.
"Perché? A me piace vestirmi bene a scuola" dissi per provocarlo.
"Sai benissimo il perché. Oggi quegli stupidi dei tuoi amichetti, ti stavano spogliando con gli occhi. Ora sei mia. Nessuno può toccarti o guardarti in quel modo." disse baciandomi e guardandomi negli occhi. Io lo guardai sorridendo, così si allontanò verso la sua macchina, con un sorriso sulle labbra.
Arrivata in camera mia, non potei fare a meno di invitare Anita a cena per raccontarle tutto. Guardai l'orologio. Segnava le 18:45.
Nel mentre, mi tuffai a letto, ripensando a Francesco e a quei momenti così belli vissuti con lui.
Devo dire che non avevo mai provato tutte quelle sensazioni in una volta. Certo lui ha la sua età e quindi ha più esperienza in questo campo, pensai mentre sorrisi. Era ufficiale, ormai ero cotta a puntino.
Mi alzai e feci una doccia veloce, quando suonarono al campanello e mi precipitai in accappatoio giù per aprire.
"Ehi raccontami tutto subito!" disse Anita sorridendo.
"Aspetta, prendiamo da bere prima. Vuoi birra?" le chiesi, lei annuì e presi le bottiglie.
Le raccontai tutto, mentre lei mi ascoltò attentamente, non perdendosi nemmeno una parola.
"Secondo me dovresti capire prima cosa provi tu dopo tutto questo, poi capire lui cosa vuole veramente. Chiara ha quarant'anni, devi stare attenta e devi capire se lui è innamorato di te." Disse, guardandomi negli occhi.
"Si esatto, adesso non resta che capire cosa lui voglia da me. Io so cosa voglio e credo lo avrai capito anche tu Anì" le dissi abbassando gli occhi.
"Ti direi di stare con i piedi per terra per non illuderti Chiara. Ancora non sei sicura di cosa voglia lui e la mia paura più grande è che lui ti faccia del male, lo sai."
"Lo so." Risposi decisa.
Lo so che Anita mi vuole bene, ma ormai ci sono dentro e la paura che lui mi illuda, mi prende sempre di più.
"Andiamo al pub? Almeno ti riprendi Chiara, mi sembri una stupida con un sorriso da ebete" mi disse divertita, per poi scatenarci in una risata fragorosa.
Salimmo in camera mia e mi misi davanti l'armadio, osservando i miei vestiti. Optai per un vestitino grigio alle ginocchia e delle scarpe con il tacco basso. Mi recai così in bagno, per truccarmi.
Dopo un trucco leggero, con l'immancabile eyeliner e rossetto rosso, andai in stanza da Anita. Lasciammo la mia camera e raggiungemmo l'ingresso di casa, presi le chiavi della macchina e ci avviammo al vialetto.
Le luci della città si erano già accese. Il vento forte, si sentiva addosso, quindi chiusi i finestrini e, assorta nei miei pensieri, il cui protagonista era il mio amato professore, guidai fino al solito pub.
Arrivate dopo cinque minuti al pub, ci sedemmo negli sgabelli al bancone bar e prendemmo da bere, ovviamente io mi affidai al mio solito Margarita. Bevevo e pensavo a lui, ero completamente assorta nei miei pensieri quando il trillo del mio cellulare mi svegliò dal mondo delle fiabe. Aprii il messaggio, era lui.
Torrisi: Dove sei? Mi manchi.
Lo lessi con un sorriso in volto e Anita ovviamente se ne accorse.
"Ehi te l'ho detto che avevi un sorriso da ebete vero?" mi disse ridendo. E sì, me lo aveva detto ma cosa potevo farci? Amavo le attenzioni che riservava solo a me.
"Mi ha chiesto dove sono, che rispondo?" le chiesi in preda all'ansia.
"Stai in ansia Chiara? È un brutto segno lo sai? Ci stai restando dentro." Mi disse guardandomi seria. Sbuffai e scrissi il messaggio.
Chiara: Al solito pub, perché?
Tra un sorso e l'altro, la sua risposta non tardò ad arrivare.
Torrisi: Sto arrivando, mi aspetti?
Mi resi conto che stavo sorridendo, guardando la gente che entrava ed usciva dal pub. C'erano gruppi di ragazzini più piccoli di me che bevevano e ridevano spensierati. Gente che si baciava, gente che beveva e basta. Poi c'ero io. Con il cuore caldo e la testa leggera, a causa dell'alcool.
Nemmeno cinque minuti dopo, lui fu accanto a me. Mi depose un bacio sulla guancia e salutò con una stretta di mano Anita, che nel mentre si intrattenne con due amiche di infanzia.
"Posso offrirle qualcosa, signorina occhi verdi?" mi chiese sorridendo.
"No, questo è il terzo, grazie." gli risposi. Lui, rivolgendosi al barista disse "Un Martini Dry, per favore."
Mise un braccio al mio fianco e mi baciò il collo, mentre io chiusi gli occhi godendomi di nuovo le sue labbra calde e umide su di me.
Dopo aver finito il mio cocktail, mi resi conto che la testa mi girava leggermente, ma non ci feci caso. Mi affrettai ad andare fuori a fumare una sigaretta. I ragazzi fuori, bevevano e fumavano ridendo. Lui mi raggiunse subito e mi abbracciò da dietro.
"Sono stato bene con te oggi, sai?" disse con un sorriso, lasciandomi un bacio delicato sulle labbra. Sorrisi di rimando. "Anche io." Sussurrai a fior di labbra. Anita si accorse di noi e si avvicinò con Marco.
Non poteva che andare peggio.
"Ciao bella, come stai?" mi disse avvicinandosi per salutarmi. Io lo salutai e sorrisi per gentilezza.
"Bene Marco, tu?" chiesi, per non sembrare ineducata.
"Bene grazie, a scuola come va tesoro?" disse sorridendo, non prestando la minima attenzione a Francesco, che nel mentre dietro di me, mi strinse forte una natica facendomi trasalire e imbarazzare da morire.
Lo guardai arrabbiata e mi accorsi che lui stava fissando Marco in cagnesco letteralmente. Aveva le labbra serrate e gli occhi fulminanti. Marco non ebbe risposta alla sua domanda di circostanza.
"Dobbiamo andare si è fatto tardi" mormorò all'orecchio Francesco, stringendomi ancora di più a lui con una mano nel fianco.
Qualcuno qui sta cercando di segnare il territorio.
"Oh mi scusi ma non pensavo ci fosse suo padre, piacere io sono Marco, un amico d'infanzia di sua figlia." Disse il ragazzo a Francesco, sorridendo e avanzando la mano, lui d'un tratto chiuse i pugni e serrò la mascella, guardandolo con aria di sfida.
"Si, noi siamo quelli che andiamo via, vero tesoro?" Gli rispose, indugiando su quella parola. Marco iniziò a farfugliare qualcosa ma non gli diedi retta.
Mi girai verso Francesco e lo guardai confusa, lui mi sorrise.
"Anita, è tardi dovreste andare a casa." Disse Francesco, guardandola severo. Anita mi guardò e non capì.
"Anita, io vorrei andare a casa, sono le 23:00 quasi, domani non mi alzo. Tu vieni o ti fai accompagnare da lui?" dissi.
"No vengo, ciao Marco!" disse rivolgendosi al ragazzo.
Francesco ci accompagnò in macchina, aprì la portiera ad Anita e la fece accomodare. Poi girò dal mio lato guida e mi diede un bacio, mordendomi il labbro e accarezzandomi la guancia.
"Quel Marco mi dà fastidio. Vedi di mandarlo affanculo per favore, o lo farò io al tuo posto." Disse severo, con le mani in tasca e guardando dietro di me. Mi aprì la portiera e mi fece entrare, chiudendola.
Si avviò poi verso la sua macchina e io partii.
"Marco mi ha chiesto di te insistentemente" disse lei. La guardai titubante.
"Quanto insistentemente?" le risposi confusa.
"Insistentemente Chiara. Mi ha detto che vuole uscire con te." Disse.
"Anita, lasciando perdere Francesco, sai che Marco non ha mai ricevuto una risposta ai messaggi insistenti." Dissi sbuffando.
"Si gliel'ho detto. Mi ha confessato che ha una cotta per te da anni, non dovrei dirtelo ma è così." Disse Anita.
"Marco non è mai stato il mio tipo." Dissi tagliando corto.
"Come fai a dirlo? Non l'hai mai conosciuto veramente." Disse guardandomi.
Era vero. Ma non mi piaceva fisicamente, quelle poche volte che avevo parlato con lui, l'ho trovato piatto. Senza argomenti.
"Marco è piatto, senza argomenti Anita. A me piacciono i ragazzi colti, che almeno hanno un qualcosa di cui parlare." Dissi. Lei non replicò più e nel mentre arrivammo sotto casa sua.
"A domani scema." Disse Anita scendendo dall'auto.
"Mi ripaghi così dopo un passaggio a casa?" le dissi. Scoppiammo insieme in una fragorosa risata.
Partii di nuovo e andai verso casa mia. Dopo una decina di minuti arrivai, mi fiondai in casa e mi cambiai. Dopo aver messo il pigiama, presi il telefono e andai in giro per i social. Nel mentre arrivò un messaggio di Francesco. Lo aprii.
Torrisi: L'hai mandato a quel paese?
Sorrisi a quel messaggio e subito risposi.
Chiara: Non posso mandare a quel paese la gente solo perché lo vuoi tu. Senza un motivo.
Torrisi: Il motivo sono io, non ti basta?
Chiara: Non stiamo insieme, siamo solo amici con un'esclusiva, no?
Torrisi: Certo, ma sono geloso.
Chiara: Non ne hai il diritto. Buonanotte, professore.
Torrisi: Faremo i conti nelle sedi opportune. A domani, tesoro.
Sorrisi a quei messaggi, mi sentii una ragazzina. Misi via il cellulare e dopo un po', Morfeo mi strinse tra le braccia.

Così, l'alba baciò il tramonto - Storia di un'ossessioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora