Una volta in macchina, mi misi a correre come una pazza, cercandolo nei pressi della zona mare, ma non lo vidi.
La pioggia battente non aiutava e non si vedeva gran ché. Intanto accostai, chiamandolo.
Dopo tre squilli, non rispondeva ancora, nel mentre continuai a cercarlo e mandai un vocale ad Anita.
"Anì è successo un casino! Francesco è ubriaco e stava venendo a casa mia, rideva e piangeva. A casa c'era mamma e per non farlo venire gli ho detto di fermarsi dov'era ed ora lo sto cercando. Il punto è che dovresti coprirmi, perché a mamma ho detto che dormo da te okay? Scusami tanto. Ti voglio bene Anì e grazie sempre" buttai il telefono sul sedile a fianco e finalmente vidi un paio di luci accecanti. Lo accostai e guardai la macchina. Era lui. Col respiro affannato per l'ansia e lo spavento, scesi dalla macchina che lasciai dietro la sua, sperando di trovarlo almeno sveglio.
La pioggia forte mi bagnò i capelli ed i vestiti, ero ormai fradicia. Lo sapevo che avrei preso la febbre e sperai arrivasse proprio per Natale, evitando quelle cene stupide con gente che nemmeno conoscevo. Corsi verso la macchina e dal finestrino vidi Francesco, con la testa poggiata sul volante e rivolto verso il finestrino. Aprii la portiera e cercai di svegliarlo, togliendo il ciuffetto di capelli dalla fronte.
È bello anche in queste condizioni. Sorridendo per la gioia di averlo trovato, presi il suo braccio cercando di portarlo attorno il mio collo. Presi le chiavi della sua macchina e le misi nella tasca del giubbotto. Gli lasciai un piccolo bacio sulle labbra e lui si svegliò, aprendo gli occhi e guardandomi. Sorridendo, sussurrò un "Sei tu amore? Sento il profumo da qui".
Cercai di svegliarlo un po' di più, dandogli piccoli schiaffi e con mia sorpresa ci riuscii. Scese dall'auto e sotto la pioggia mi guardò, mettendomi le mani al collo e stringendomi al suo petto. Mi baciò i capelli e ne odorò il profumo a pieni polmoni.
"Andiamo siamo fradici, ci verrà la febbre!" gli gridai all'orecchio per farmi sentire, visto il rumore forte della pioggia. Mi accarezzò la guancia e mi baciò con passione, mentre intorno a noi la pioggia non accennava a smettere, anzi, era sempre più forte. Non so per quale motivo ma, credevo di non essere mai stata più felice di così, in vita mia. La sua lingua cercò insistentemente la mia e si unirono in una danza dolcissima. Si staccò e mi guardò negli occhi, con quel viso bagnato, con i capelli zuppi che gocciolavano in avanti, dal ciuffetto attaccato alla sua fronte.
Quant'è bello? Un sorriso mi riempì le labbra e il cuore. Lo presi per mano, non badando ai miei capelli gocciolanti e al mio jeans completamente zuppo, con la chiave chiusi la sua macchina e lo trascinai nella mia, facendolo sedere al lato passeggero.
Chiusi la portiera e girai dall'altro lato della macchina, aprendo la portiera e salendo. Si gelava, stavo morendo di freddo, ma con mani tremanti accesi il riscaldamento e mi avviai per la strada. Cercai un motel più vicino possibile al punto in cui ci trovavamo, fino a vederlo finalmente. Parcheggiai al parcheggio riservato, presi il mio borsone, il mio zaino e scesi dalla macchina chiudendo la portiera, girai verso Francesco aprendo la portiera e facendolo scendere.
Chiusi la macchina, presi il suo braccio e lo portai sulle mie spalle, per aiutarlo a camminare decentemente e mi avviai alla hall del motel. Dopo aver parlato con l'uomo dai grandi occhiali e dai capelli rossi dietro al bancone, e avergli dato i miei documenti con quelli di Francesco, mi diede la chiave e mi assegnò la camera.
"Primo piano, corridoio destro. Numero 3 come vede." Mi disse insospettito, guardando Francesco che rideva da solo.
Mi avviai in ascensore e digitai il numero uno, mentre Francesco era sempre abbracciato a me.
Domani mi sveglierò con il dolore alle spalle, me lo sento.
Camminando piano, mi avviai alla stanza, seguita da Francesco barcollante e attaccato alla mia mano. Aprii la camera, entrammo e chiusi la porta alle mie spalle con uno scatto della serratura.
Accesi le luci e posai le mie cose a terra, vicino la scrivania di legno scuro. I muri erano di un grigio chiaro, il letto matrimoniale faceva da protagonista con le lenzuola bianche e il piumone grigio, come le pareti. Feci sedere Francesco a letto e, dopo essermi liberata del giubbotto fradicio che gettai a terra, lo aiutai a spogliarsi, per fare una doccia rigenerante bollente. Lo feci sedere a letto e mi abbassai per sfilargli le scarpe e le calze ormai zuppe. Lo feci alzare e lentamente gli sbottonai il pantalone del completo blu, buttandolo nella prima sedia che vidi, di fronte la scrivania. Lo feci sedere e iniziai a togliere la giacca blu del completo, che poggiai sulla sedia e piano piano sbottonai i primi bottoni della camicia. Lui mi fermò guardandomi e mi sorrise maliziosamente, con lo sguardo quasi assente.
"Sei ubriaco fradicio." Gli dissi sorridendo.
"Mi sei mancata amore." Sussurrò con gli occhi chiusi. Sorrisi e sbottonai ancora la camicia fino a toglierla e metterla sempre sulla sedia. Lo feci stendere e mi tolsi il maglioncino in fretta, le scarpe con le calzette e i jeans, buttandoli a terra. In intimo andai verso la doccia, aprendola per far arrivare l'acqua calda, andai da Francesco che mi guardava con un sorriso seduto sul letto e lo presi, facendolo camminare verso il bagno. Una volta dentro, mi tolsi l'intimo gettandolo per terra. Guardai Francesco, in speranza che capisse cosa doveva fare e non capendolo, guardandomi con fare interrogativo, mi avvicinai a togliere i boxer, evitando di guardare la sua ormai accesa voglia.
Mi alzai e lo guardai, poi mi girai e mi apprestai ad aprire il box doccia ma lui, svelto, mi prese dal polso facendomi girare.
"Facciamo l'amore." disse, stringendomi a sé dai fianchi.
"Francesco sei ubriaco perso. Facciamo la doccia e poi dormiamo okay? Domani dobbiamo alzarci presto." Gli dissi prendendo il suo viso tra le mani.
Mi infilai sotto il getto caldo della doccia, trascinando Francesco dentro e chiusi il box. Le sue mani strinsero i miei fianchi da dietro, facendomi sussultare. Iniziò a baciarmi il collo, spostando i capelli. I nostri respiri si fecero sempre più corti.
"Non era una domanda prima." Disse con voce roca.
"Sei ubriaco, smettila." Dissi, nella speranza di essere ascoltata. Presi lo shampoo e lo passai prima a lui, sfregandogli i capelli e poi lo feci io. Mi risciacquai i capelli, ormai lui aveva gli occhi chiusi dal sonno.
"Andiamo dentro sta piovendo." Disse con gli occhi chiusi. Io scoppiai in una risata fragorosa che durò una manciata di minuti.
"Dovrei farti un video, così quando sono triste lo guardo e mi viene da ridere." Dissi ridendo ancora.
Insaponai il mio corpo, passando le mani ovunque. Presi ancora del bagnoschiuma, passai le mani sul petto di Francesco, baciandolo di tanto in tanto. Lo insaponai ovunque e poi mi apprestai a risciacquarlo sotto il getto. Successivamente mi sciacquai e staccai il getto dell'acqua, uscendo fuori. Mi avvolsi un asciugamano sui lunghi capelli neri, cercando di fare una specie di turbante e successivamente mi apprestai a prendere un'altra tovaglia da avvolgere attorno al mio corpo. Presi una tovaglia ed iniziai ad asciugare Francesco velocemente, era in piedi con gli occhi chiusi che rideva. Faceva ridere anche me, guardandolo. Presi il phon dell'albergo e lo accesi, cercando di far abbassare la testa a Francesco per asciugargli i capelli, fino a quando non mi prese per i fianchi e mi strinse tra il suo corpo e il lavandino. Mi baciò con trasporto. Le nostre lingue guizzarono l'una contro l'altra, cercandosi, trascinandosi dentro un vortice di passione. Le sue mani presero il mio asciugamano buttandolo per terra, mi girò e mi scostò i capelli da un lato per baciarmi il collo avidamente. Sussultai e il mio respiro diventò sempre più affannato. Guardai le immagini di noi due allo specchio di fronte, sembravamo una vera coppia per un attimo. Una volta aver asciugato i miei capelli, presi i boxer e il mio intimo portandolo nell'ammasso di vestiti zuppi a terra.
Ero ancora nuda quando mi misi a letto, di fianco a lui, che ci guardammo con una strana luce negli occhi. I suoi occhi mi guardavano dolci, prima di invitarmi ad andare dentro il suo abbraccio. Poggiando la testa sul suo petto, così robusto e vigoroso, ci addormentammo entrambi, mentre Francesco accarezzava i miei capelli neri che, sul cuscino bianco, sembravano un corvo nella neve.
STAI LEGGENDO
Così, l'alba baciò il tramonto - Storia di un'ossessione
Literatura Feminina[COMPLETA] 🔴 ATTENZIONE! CONTIENE SCENE ESPLICITE E FORTI. LETTURA CONSIGLIATA AD UN PUBBLICO ADULTO. «Ogni volta che lei mi chiama per avvisarmi di qualcosa, penso a te e alle nostre telefonate. Ogni volta che metto a letto i miei figli penso a te...