22. L'illusione di te

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Un anno dopo. Milano.

La musica mi rimbombava nelle orecchie, l’alcol stava facendo il suo delizioso effetto. Leonardo mi prese con sé a ballare, sotto l’effetto dell’alcol era più facile ballare.
“Ti stai divertendo?” Disse ridendo. Lo abbracciai mettendogli le braccia al collo, mentre lui mi cinse i fianchi.
“Ho la testa che mi scoppia ma si, mi sto divertendo come una pazza!” gli urlai all’orecchio, per farmi sentire.
Scoppiammo così in una fragorosa risata. Con i bicchieri ancora in mano, mi trascinò via dalla sala da ballo per andare a parlare in sala fumatori.
“Ecco, qui posso sentirti meglio anche se le mie orecchie sembrano esplodere.” Disse sorridendo. Fumammo una sigaretta e restammo li ancora un po’.
“Chiara volevo parlarti…” mi disse pensieroso, ad un tratto. Piantando i suoi occhi grigi nei miei.
Sorrisi, pronta ad ascoltarlo.
“È da quasi un anno o poco di meno che lavori per me. So che non dovrei dirtelo ma, non faccio altro che pensarti anche fuori dai tuoi orari lavorativi in pasticceria.” Fece una pausa sorridendo.
“So anche che non è il luogo adatto per dirtelo ma, sento che c’è qualcosa in più tra noi. Come una sorta di connessione. E adesso che sorridi credo sia così anche per te giusto?” chiese lui, tenendomi stretti i fianchi verso di lui.
“Si, dopo essere uscita con il mio datore di lavoro una manciata di volte lo credevo anche io sai?” dissi ridendo per provocarlo. Lui ricambiò con un sorriso felice. Si avvicinò alle mie labbra, dopo averle scrutate abbastanza a fondo, e mi baciò in un modo delicato e lento.
Anita venne da noi, ubriaca come una scimmia.
“Ehi piccioncini, a quando le nozze?” chiese ridendo. Noi scoppiammo in una risata e capii che quel bacio, era l’inizio della nostra storia.
Arrivata più tardi a casa, Anita si buttò a letto senza nemmeno cambiarsi. Io invece mi tolsi il vestito corto nero che avevo indossato, buttai i tacchi rossi da qualche parte indefinita della casa, mi precipitai in bagno e mi fiondai in una doccia calda, incurante dell’ora.
Successivamente, alle 04:15 mi misi a letto, aspettando che il sole nascesse, ma soprattutto che si facesse l’orario per andare a lavoro.
Dopo aver preso il mio tanto sudato diploma, mi lasciai alle spalle il passato e partii con Anita per Milano, dopo poco più di due mesi. In poco tempo trovammo una casa con un’inquilina, Claudia, che ci abbandonò qualche mese dopo. Trovammo subito lavoro, io in pasticceria da Leonardo e lei in un ristorante poco lontano da casa nostra.
Milano era sempre stato il mio sogno, certo mia madre ci restò male, ma il suo nuovo cagnolino la distrae abbastanza. Era un trovatello, arrivò davanti il cancello di casa una sera, con la pioggia estiva che metteva malinconia. Lo lasciavamo fuori? Assolutamente no. Lo presi e lo lasciai a lei, per colmare in qualche modo, il vuoto causato dalla mia assenza in quella piccola casa.
Ovviamente non riuscii a dormire quando i miei pensieri vagarono a lui. Francesco non lo avevo sentito più da quel giorno in motel. Cercai di dimenticarlo e ovviamente non ci riuscii.
Lo avevo ancora bene impresso nella mente, poi i suoi occhi erano uguali a quelli di Leonardo. Leonardo nacque a Catania pure, avevano lo stesso cognome. Ma lui mi disse che era figlio unico. Quindi magari era solo uno scherzo del destino.
Quello stesso destino beffardo che ci fece incontrare in quella scuola, a me e Francesco. E quel destino beffardo che mi fece iniziare a lavorare per Leonardo. Per quanto stessi provando a dimenticare Francesco, lui sembrava fosse presente negli occhi di Leonardo ogni volta che mi guardava. Ed io non potevo fare a meno, ogni volta, di ricordare Francesco.
Anche quando Leonardo si arrabbiava con i suoi collaboratori o con me in pasticceria, sembrava in alcuni momenti Francesco. Ma ripeto, era solo lo scherzo del destino beffardo che, ancora una volta, si prendeva gioco di me.
Quella sera io e Leonardo ci giurammo promesse silenziose con quel bacio.
Era da tanto che mi ronzava intorno, una volta per un aiuto, un’altra volta per la macchina che lo lasciò a piedi, finimmo nel suo letto un paio di volte. Per me non era importante, quanto per lui. Volevo provare a lasciarmi Francesco indietro.
Quella stessa sera, mi chiese di stare insieme. Non me la sentivo di fare quel passo con lui. Gli avevo fatto capire che provavo qualcosa per lui ma non ero innamorata. La mia mente era offuscata dall’ombra di Francesco. Ancora. A letto con lui, c’era Francesco tra di noi. Non stavamo insieme ma decisi di frequentarlo seriamente per capire cosa provavo per lui. Era la prima volta dopo un anno, che mi facevo toccare e baciare da un altro uomo, che non fosse lui.
Controllando il cellulare, vidi l’orario. Erano le 06:30 e non avevo dormito nemmeno per cinque minuti di fila.
Anita aveva il turno la sera, quindi la lasciai stravaccata a letto. Invece io mi alzai, mi vestii e presi il mio borsone con la divisa per andare in pasticceria.
Per le vie di Milano camminavo lentamente, avevo abbastanza tempo. La città era quasi deserta quando arrivai in pasticceria. Trovai Leo già all’opera con alcune torte commissionate per il giorno stesso, andai agli armadietti, mi cambiai e tornai da Leo.
“Hai fatto una bella dormita?” chiese Leo ridendo.
“Vedi che belle occhiaie che ho? È colpa tua lo sai?” dissi avvicinandomi verso di lui. Lo abbracciai e lo baciai.
“Buongiorno amore” gli dissi, ricevendo come risposta un sorriso a trentadue denti. Mi recai in sala relax, facendo due caffè. Gli altri della squadra sarebbero arrivati mezz’ora più tardi.
Tornai da Leo e sorseggiammo il caffè.
“Finita la serata mi sono fatto una doccia e sono venuto qui. Se avessi toccato il materasso, mi sarei addormentato per tutto il giorno.” Disse ridendo.
Bevuti i caffè, mi dedicai a montare la panna per le torte che stava finendo Leo. Dopo un po’ iniziarono ad arrivare gli altri e fummo presi tutti dal lavoro.
Alle 15:30 finito il lavoro, io e Leo ci avviammo a casa sua per pranzare e riposare.
“Cosa mi dai da mangiare oggi chef?” gli dissi, abbracciandolo da dietro.
Leonardo era proprio un bel ragazzo. Certo, era più grande di me, aveva trent’anni, mentre io quasi ventuno. Ma la differenza non la sentivamo per nulla. Eravamo la maggior parte delle volte d’accordo.
Leo aveva i capelli castani ricci, un fisico scolpito dalle ore di palestra e gli occhi grigi a cui non sapevo resistere.
Mi baciò con quelle sue labbra carnose e calde e mi diede una sculacciata sonora, tanto da farmi strillare un finto “Ahi!”.
Mangiammo il nostro piatto veloce, pennette al sugo, e finimmo poi a letto, sfiniti, come tutte le volte che il pomeriggio la pasticceria era chiusa, a dormire. Dormivamo abbracciati, non avevamo paura di nessuno e di niente. Capitava che non volessi restare e tornare a casa mia. Ma la maggior parte delle volte, rimanevo da lui fino a sera.
Non appena svegli però, lui fu così furbo da stuzzicarmi, finimmo così per fare l’amore, come sempre.
Lui era fantastico, mi trattava sempre con dolcezza e gentilezza. Non faceva mai nulla che io non volessi. Era innamorato di me e me ne accorgevo ogni giorno che passava. Me ne accorgevo dopo ogni litigata, quando non sapeva resistere ai miei occhi dolci per farmi perdonare.
Lui era fantastico sì, ma non era Francesco.
Non è Francesco.
Spesso era selvaggia la nostra unione, dipendeva molto dal suo umore ma anche dal mio.
Quella sera, dopo aver fatto l’amore, finimmo di nuovo abbracciati a mangiare una pizza. Per augurarci un buon anno, Leo aveva portato a mia insaputa una torta piccolissima, solo per noi.
Dopo di che, quella sera, volle raccontarmi di sé. Io lo ascoltai, persa nelle sue parole, con il lenzuolo addosso e la mia testa che sentiva i battiti del suo cuore calmarsi dopo avermi amata.
Ma io non lo amo.
“Sai, io sono cresciuto da solo con mio zio. I miei erano di Catania e quando morirono, mio zio venne a prendermi.” Diceva, ricordando quei momenti.
“Ho fatto tanti viaggi, conosciuto belle donne per il mondo. Però la più bella donna che abbia mai avuto, è qui abbracciata a me.” Disse sorridendo. Lo guardai e le sue fossette fecero capolino dalle guance.
Sì, per molte cose somigliava a lui. Il mio amore vero.
Lo baciai e tornai sul suo petto.
“Perché mi stai parlando di te?” gli chiesi.
“Perché oggi è iniziato un nuovo anno e vorrei iniziarlo bene con te. Non ti ho mai parlato di me e voglio farlo adesso.” Disse baciandomi i capelli.
“Mi fai felice se ti apri con me” gli dissi.
Lui si addormentò. Eravamo abbracciati sul suo letto e vestiti solo da quelle lenzuola blu. Chiusi in quella stanza e tutto il mondo fuori.
Mi manca. Mi mancano i suoi baci, il suo odore. Le sue mani esperte e dolci allo stesso tempo. L’ho perso lo so, ma credo che, se un giorno tornerò a Catania, potrei passare a salutarlo, al ristorante.
Perché sto pensando a lui dopo il male che mi ha fatto? Non lo so. Mi manca. Leonardo è fantastico si ma, non è lui.
Chissà cosa fa adesso, chissà questo anno come lo ha iniziato e soprattutto, con chi?
Lo stesso giorno di un anno fa, eravamo insieme. Avevo scoperto il suo tradimento alla moglie, un anno fa lo amavo ancora. Lo amo anche adesso. Mi manca.
Guardai Leonardo, dormiva come un bambino. Quel fisico scolpito non mi faceva impazzire. Anita mi prendeva per pazza. Io avevo ancora Francesco impresso sulla pelle, sulla carne, nell’anima e nel cuore.
Francesco aveva un accenno di pancia che mi piaceva tanto, lo rendeva maturo, come piace a me.
Sorrisi a quel pensiero.
Non avrei dovuto pensarlo. Non dovrebbe essere nemmeno nei miei pensieri. Ma come faccio? Mi ha segnata. Mi ha lasciato un segno indelebile che mai dimenticherò.
Dove sei, amore mio? Chi respira il tuo fiato adesso? Ancora Margherita?
A chi tocchi i capelli? Chi è la fortunata che si prende i tuoi baci? Anche solo per una notte.
Chi è che odora il tuo profumo? Magari pensando che sia un odore normale, ma per me non lo è. A volte ti sento ancora. Sento il profumo per le vie di Milano, mi capita spesso. So però, che è la mia mente che gioca brutti scherzi.
Vorrei tanto sentire la tua voce. È da tanto che non mi appari più in sogno. Anche la mia mente si sta annebbiando dal tuo ricordo e sta mollando. Si arrende alla realtà.
Se solo potessi toccarlo, anche solo per un istante, riprenderei a vivere e respirare.
Leo, scusami, ma non sarò mai tua al cento per cento. C’è lui tra noi e non ci lascerà mai.
Mai.

***

Angolo autrice
Allora ragazzi, abbiamo un salto temporale di un anno adesso. Chiara si trova a Milano con Anita e, dopo tante uscite nel corso dell'anno con Leonardo, (datore di lavoro di Chiara) non stanno insieme ma si sono dati l'esclusiva.
Leonardo è un personaggio importante e per questo, dovevo introdurlo. Da adesso preparatevi, ce ne saranno delle belle.
Ci si legge, Mariachiara ❤

Così, l'alba baciò il tramonto - Storia di un'ossessioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora