CAPITOLO 4

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L'indomani, ho indossato una camicetta a mezze maniche di lino bianca e una bermuda beige. Mia madre è uscita Insolitamente presto di casa e fa ritorno poco prima che io debba uscire. <<Aaron, portale questi, se questa ragazza è davvero così bella come mi hai raccontato, merita dei fiori belli tanto quanto lei.>>  Sorrido nel vedere mia madre porgermi un mazzo di fiori di lino. Bellissimi fiori celesti e lilla che penso sarebbero perfettamente in tienta con i suoi occhi. Ripenso ai racconti della mamma. Papà al loro primo appuntamento si presentò con un buquet di tulipani rossi. <<Grazie mamma, ti voglio bene.>>

Quando arrivo nella nostra solita postazione, il cuore mi batte all'impazzata. Sono nervoso, mi do una rapida occhiata al vetro della carrozza di fronte prima di entrare. Conto mentalmente fino a dieci e poi raccolgo il coraggio ed entro. Lei è lì. Indossa un vestitino bianco, i capelli sciolti che le ricadono morbidi sulle spalle, niente libro tra le mani questa volta. Ha lo sguardo puntato verso di me, come se aspettasse il mio arrivo. I nostri occhi si incrociano ed io sento lo stomaco sotto sopra. Mi avvicino a lei porgendole i fiori. <<Questi sono per te.>>
<<Grazie, sei gentile.>>
Vedo che nota il biglietto che ho scritto, che spicca bianco tra i fiori azzurri. Fa per prendelo ma io la blocco.
<< Aprilo quando sarai scesa.>>
<<D'accordo.>> Un piccolo sorriso fa capolino sulle sue labbra, e poi la osservo mentre si porta il buquet al viso e annusa il profumo dei fiori.
Passiamo il viaggio parlando del libro di Jane Austen che ha finito di leggere da poco e poi quando arriva il momento di scendere mi sorprende vederla sporgersi e darmi un bacio sulla guancia. Così semplice e casto ma capace di farmi battere il cuore a mille. La guardo scendere e leggere il biglietto, fa in tempo a girarsi ed incrociare il mio sguardo prima che il treno riparta. "Ci sarò", mima con le labbra. Ed io sorrido ripensando al biglietto scritto velocemente prima di uscire di casa:
" Ci vediamo  stasera alle 6.30 pm davanti alla US Bank Tower."

Ho scelto di portarla allo Skyline per il nostro primo appuntamento, perché quando penso a qualcosa di bello, il tramonto è una delle cose che mi passa per la testa. I tramonti sono talmente belli che non sono fatti per essere visti da soli, vanno condivisi con qualcuno ed io vorrei condividere quello di questa sera con Melanie.
Arrivo  mezz'ora prima, perché la paura di fare tardi mi ha fatto essere in anticipo. Ho indossato una camicia di lino a mezze maniche nera, ed un pantalone bianco. Sono molto nervoso. Ho avuto due relazioni serie in passato. Una con Kristen, una compagna di liceo, con lei è durata un anno e poi c'è stata Jennifer, siamo stati insieme per sette mesi. Non è andata bene con loro, non eravamo compatibili e l'avevo capito sin da subito. Ritorno alla realtà, quando la vedo tra la folla. Indossa un vestitino di jeans con dei sandali neri. I capelli sciolti che svolazzano per via del vento. Ripenso a quello che mi ha scritto tramite mail e non posso fare a meno di sorridere.
"Non riesco a dimenticarmi la sua schiera di denti bianchi e le fossette che si formano agli angoli delle guance quando sorride."
Mi arriva vicino ed io mi sento un po' impacciato ma faccio finta di essere sicuro di me.
<<Ciao, Melanie.>>
<<Ciao, Aaron.>>
<<Pronta?! >>
<<Si, andiamo.>>
Allungo la mano con il palmo girato per invogliarla a prenderla tra le sue, sono molto agitato e non so se sia un passo avventato ma quando vedo che lo fa, quando sento la sua mano stringersi tra la mia, mi sorprendo di quanto mi risulti spontaneo quel gesto, come se non fossimo mai stati due estranei ma ci conoscessimo da sempre.
Saliamo con un ascensore di vetro sullo skyspace al 77esimo piano, dove possiamo ammirare Los Angeles dall'alto. Uno spettacolo che almeno una volta nella vita tutti dovrebbero vedere, soprattutto al tramonto. Il pavimento è ricoperto di erbetta finta, e le vetrate ti permettono di avere una visuale completa e bellissima sulla città.
<<Vieni, guarda qui.>> Dico correndo verso uno dei cannocchiali posizionati di fronte alle vetrate.
Melanie mi guarda, e poi avvicina il viso al cannocchiale per ammirare il panorama. <<È magnifico!>> Dice e poi fa un po' di spazio per permettermi di guardare a mia volta. Si vede tutto, la scritta Hollywood sulle colline, i grattaceli, i parchi, e da lontano come se fosse un dipinto, il cielo inizia a colorarsi di un arancio tenue, di giallo e di rosa. Un tramonto bellissimo che illumina tutta la città. <<Wow. È incredibile, non sono mai stata qua su.>>
<<Vieni con me.>> Dico prendendo ancora con delicatezza la sua mano tra mia. Giriamo intorno alla vetrata ed arriviamo ad uno scivolo trasparente che collega la terrazza superiore a quella inferiore.
Mi siedo sul tappetino e poi batto con il palmo della mano dietro di me.<<Coraggio, facciamo questo scivolo.>> Dico e lei dopo un attimo di esitazione si accomoda, le sue gambe sfiorano le mie. Con un braccio mi mi cinge la vita mentre con l'altro tenta di sistemarsi il vestito. Ci lanciamo e percorriamo la discesa ripida lunga 13 metri, gridando un po' per l'adrenalina e un po' per la tensione, ammirando anche il cielo al tramonto tutto intorno a noi.
Quando arriviamo al piano inferiore, ci accomodiamo ai divanetti bianchi che ci sono tutt'intorno alla terrazza. Anche da qui la magnifica visuale di Los Angeles fa da sfondo.
<<Grazie è bellissimo. E grazie anche per i fiori di stamattina.>> Sorrido e sposto lo sguardo oltre la vetrata, tra le nuvole rosa e viola che si mescolano con l'arancione del cielo. <<E così il mio sorriso è indimenticabile?>> Dico continuando a guardare il panorama con un sorrisetto stampato sulle labbra. Con la coda dell'occhio, la vedo portarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorridere a sua volta.
<<Eh già, devo dirtelo, hai un sorriso pazzesco. Ma la cosa che più mi piace sono queste fossette qui che si formano agli angoli delle guance quando ridi.>> Dice tracciando con il dito la forma della fossetta in bella mostra.  Sposto il mio sguardo su di lei e rimaniamo così un attimo a guardarci.
<<Le ho ereditate da mio padre, le fossette sai? Mia madre dice sempre che si è innamorata di lui per quello. Non è riuscita a resistergli per via delle sue adorabili fossette. Gli somiglio molto.>>
<<Allora dev'essere un gran bell'uomo tuo padre.>> Faccio vagare lo sguardo oltre la vetrata, oltre le nuvole, in alto nel cielo.
<<Era... un bell'uomo.>>
<<Mi dispiace, non volevo.>>
<<No, tranquilla. Non potevi saperlo. È successo quando avevo dieci anni. Un cancro alle ossa se l'è portato via.>>
<<Sarà stato terribile...>>
<<Già, la cosa peggiore è stata vedere mia madre morire un po' con lui. Da quando se n'è andato, qualcosa dentro di lei è cambiata.>> E anche dentro di me, penso, ma non lo dico ad alta voce.
<<Dev'essere una donna forte e determinata tua madre. Ha tirato su te da sola e direi che ha fatto un ottimo lavoro.>> Melanie riesce a strapparmi un sorriso con questa sua affermazione. È vero, mia madre è una donna eccezionale. Siamo seduti molto vicini e sento la sua mano accarezzare la mia, così sposto lo sguardo dalle nostre mani intrecciate al suo viso e rimaniamo così a guardarci, occhi negli occhi. Melanie ha uno sguardo davvero magnetico, con il braccio libero le porto una ciocca di capelli ribelle dietro l'orecchio e poi seguo il movimento della lingua bagnarle le labbra. Mi avvicino lentamente al suo viso fino ad annullare la breve distanza che ci separa.

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