CAPITOLO 18

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Mi asciugo il viso con un po' di cartaigenica e vago per l'ospedale in cerca di Nick. Sento piano piano il mondo cadermi addosso ma non solo per me, anche per lei. Lei che ha ama la vita celebrandone ogni giorno, lei che sorride sempre e cerca il buono dentro tutti, anche quando il buono non c'è. Mi cade il mondo addosso e non immaginate nemmeno il rumore che fa. Si infrange sui muri gialli e bianchi di quest'ospedale. Il rumore è tanto forte quanto la consapevolezza di ciò che quelle parole stanno a significare; Melanie non può guarire. Sono impotente, siamo tutti impotenti e non possiamo fare niente per salvarla.

Trovo Nick ranicchiato in un angolo al secondo piano. Ha le nocche rosse, come se avesse preso a pugni qualcosa. <<Nick...>> La voce mi esce a malapena, mi accascio accanto a lui e vedo che sta piangendo. Mi sembra di tornare indietro, a quando avevo dieci anni e i dottori ci comunicarono la malattia di mio padre. Rivivo tutto, le notti insonni, gli occhi persi di mia madre, le grida di dolore di mio padre. Poi vedo Melanie, le nostre risate, le passeggiate in spiaggia, i baci intensi, sento il calore delle sue dita mentre traccia la linea delle fossette sulle mie guance, rivivo le serate passate a guardare il tramonto e i nostri progetti futuri; ed inzio a piangere ancora più forte di lui. Mi accascio accanto a Nick e rimaniamo lì non so per quanto tempo a piangere come due disperati ai quali stanno per togliere tutto.

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