CAPITOLO 22

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Il funerale si tiene di pomeriggio, fa molto caldo, l'aria è appiccicosa. Mi sembra di soffocare nel completo nero elegante che non avevo mai indossato prima d'ora. Pensavo che l'avrei indossato per un evento galante, un giorno felice, e non quello del funerale della mia ragazza. Ci sono tutti i parenti di Melanie oggi, persone che non avevo ancora conosciuto. In prima fila di fronte al prete, scorgo i Signori Laurent e Nicholas. Io e mia madre avanziamo tra la gente, e arriviamo vicino a quella che per un breve tempo è stata la mia famiglia. <<Nick...>> Dico e il suo nome mi esce più come un gemito di dolore che come un richiamo. So già quanto sarà brutto guardarlo negli occhi, perché nel suo dolore mi ci rispecchio pienamente.
<<Aaron!>> Si volta e mi abbraccia, mamma invece, stringe le mani dei suoi genitori. Lo stringo a me e sento la sua schiena scossa dai singhiozzi. Nick non ha mai smesso di piangere perché lui e Melanie erano uniti da un legame profondo che non tutti i fratelli hanno, si sono sempre capiti con uno sguardo, erano come gemelli, sempre insieme e posso solo immaginare il suo dolore.
Mentre il prete continua con il solito monologo sul quanto le persone che sono morte siano state speciali durante la loro vita, sento un'ondata di rabbia colpirmi in pieno stomaco. Melanie era davvero speciale, buona e generosa e lui ne parla come se la conoscesse, come se la sua morte fosse stata indispensabile per il Signore, come se fosse scritto da sempre che lei non sarebbe potuta più crescere, non avrebbe potuto avere figli e non avrebbe potuto invecchiare, parla come se tutto questo fosse normale, quando non lo è affatto.
Poco dopo arriva il momento di avvicinarsi alla bara bianca per darle un ultimo saluto e come un flash back mi passa tutto per la testa. Tutte le cose che ci siamo detti, tutte le cose che abbiamo fatto e tutte le cose che non potrò mai più dirle. Sfioro la bara e poi a passo svelto vado lontano, per prendere una boccata d'aria perché lì in mezzo a tutta quella gente che piange non riesco più a respirare.
Sono seduto sul marciapiede quando sento dei passi venire verso di me. È mia madre, seguita dalla Signora Laurent.
<<Aaron, questa é per te. L'ho trovata nel cassetto della sua stanza dell'ospedale. Avrebbe voluto la leggessi.>> Mi volto asciugandomi le lacrime con il braccio e guardo la busta delle lettere bianca, che la Signora Laurent sta stringendo tra le mani. Mi alzo, l'afferro e me la rigiro tra le dita, immaginando Melanie, mentre la scriveva per me. L'espressione concentrata sul suo viso, le lunghe ciglia bionde che facevano ombra sotto gli occhi e la pelle bianca della mano mentre impugnava la penna. Leggo la sua calligrafia sul retro della busta ed il cuore batte un po' più forte.
In stampatello al centro c'è scritto:
"Per Aaron. Amore mio, promettimi di aprire questa lettera soltanto quando non proverai più rabbia. "

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