Capitolo 16

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Eijirou camminava per il vialetto di casa sua per andare a buttare la spazzatura in quel sabato mattina. Il sole batteva sulla pelle esposta delle braccia, dato che non si era preoccupato di indossare una felpa per uscire, mentre spostava i cassonetti per facilitare il lavoro dei netturbini. Si avvicinò, poi, alla cassetta delle lettere per recuperare qualche solita bolletta da pagare, che avrebbe lasciato sul tavolo della cucina per i propri genitori, che si occupavano di lui almeno in quel modo.

Sbadigliò, simbolo che quella notte non aveva dormito molto, mentre i capelli rossi gli stavano un po' davanti al volto, non avendo la voglia e la forza di sistemarli appena sveglio, soprattutto non dopo la serata precedente. Non che avesse esagerato più del solito, ma dopo l'incontro causale nel bagno con Katsuki, aveva cercato in lungo e in largo Kaminari per chiedergli di riportarlo a casa. Trovare il suo amico era stato difficile, fino a che lo adocchiò su uno dei divani della sala, con quella solita ragazza dai capelli verdi lunghi. In un primo momento si chiese come fosse possibile che quella ragazza fosse ovunque, poi, però, i propri sentimenti erano passati in vantaggio e l'amico aveva mollato subito la tipa per accontentarlo. Non aveva idea di cosa avesse fatto lui dopo la festa, ma Eijirou aveva pianto tutta la notte.

Si era masturbato riportando alla mente il bacio meraviglioso ricevuto, le mani del biondo che lo andavano a toccare lungo la schiena, ma mentre veniva abbondantemente sulla propria mano, pensò al fatto che, finita la festa, la stessa cosa sarebbe stata fatta da Uraraka al cazzo di Katsuki. Aveva affondato la testa nel cuscino allora, piangendo tutte le lacrime che aveva in corpo e si era addormentato così, svegliandosi circa cinque ore dopo, con gli occhi gonfi e delle occhiaie peggiori rispetto al giorno prima. Si era alzato, aveva salutato i propri genitori e si era ritrovato costretto a portare fuori la spazzatura e andare a prendere la posta.

L'aria aperta lo fece respirare a grandi polmoni, mentre si soffermava qualche istante, con la posta in mano, ad osservare la propria macchina sul vialetto. Non fu la vernice blu leggermente scrostata o i copri sedili rossi ad attirarlo verso di essa, ma quello che sapeva ci fosse nel cruscotto. Fu così che camminò verso il garage, dove prese le chiavi di scorta e tornò sul vialetto dove stava la propria auto. L'aprì e si fiondò subito sul cassetto, dove trovò ancora quei biscotti buonissimi che gli aveva regalato Katsuki qualche tempo prima e che da allora aveva mangiato pochissimo alla volta. Nella scatola vi erano anche circa due biscotti e decise cosa farne.

S'incamminò verso la casa dall'altro lato del giardino, su quell'appezzamento di terra che non aveva mai calpestato molto, fino ad arrivare di fronte alla grande porta bianca, che osservò qualche istante, riportando alla mente tutti i momenti che vi aveva passato davanti.
Forse era stato lui stesso a far credere a Katsuki di potersi comportare in quel modo, agendo sotto l'effetto dell'alcol e leccandogli le dita, quella volta di fronte a quella porta.

Abbassò la testa, fissando lo zerbino e decise di poggiarvi, infine, la scatola che reggeva tra le mani, tornando di corsa verso casa propria, congelato dall'aria fredda invernale.

Eijirou passò, così, tutto il fine settimana chiuso nella propria stanza, mentre Kaminari lo chiamava e gli mandava messaggi per chiedergli dove fosse finito, cosa stesse facendo, perché non gli rispondesse, ma lui lo evitava, chiuso in se stesso, mentre l'unica cosa produttiva nella giornata per lui era fumare l'erba che gli rimaneva in tasca. Non permise a nessuno di entrare nella sua stanza, nemmeno alla donna delle pulizie, assicurandosi di chiudere bene la stanza prima di andare a dormire, anche se non lo faceva molto. Così potè tenere le tende chiuse mentre fumava, in modo da non essere tentato di guardare verso quelle finestre. Non si masturbò più pensando a Katsuki, nonostante in alcuni momenti il suo pene lo chiedesse scalpitando, ma lui lo ignorava sempre, portandolo ad afflosciarsi in qualche istante.

Solo quando si ritrovò costretto ad andare a scuola, riaprì quella porta.

Tornare al mondo reale fu difficile, soprattutto tornare ad essere lucido e convivere con l'emicrania che gli aveva causato quel fine settimana di tana. Aprì tutte le finestre prima di uscire di casa, in modo tale che nessuno sentisse la puzza d'erba e poi era andato alla propria macchina, dove si accomodò sul sedile, stanco dei quattro passi fatti fino ad essa.

Il rumore della portiera aperta lo fece sobbalzare e si voltò ritrovandosi investito dalla risata del biondo. Gli si mozzò il fiato, ma distolse immediatamente lo sguardo, tornando a fissare la porta del garage di fronte a se.

"Che vuoi?" chiese senza mettere in moto, volendo che uscisse dalla sua macchina, che si dimenticasse di tutto quello che avevano fatto in quel periodo, che lui stesso si dimenticasse dei sentimenti fin troppo forti che provava.
Eppure lui rimase lì fermo con la cartella tra le braccia a segnare la propria presenza con il profumo che indossava, mentre Eijirou sentiva il proprio stomaco sciogliersi del nodo che aveva avuto tutto il fine settimana. Non ci poteva fare nulla se il proprio corpo rispondeva automaticamente a quella presenza.

"Cosa significa che mi hai riportato indietro i biscotti?"

Il rosso abbassò lo sguardo verso le proprie mani, consapevole di cosa volesse dimostrargli con quel gesto. Voleva spezzare qualcosa che si era creato, voleva che non lo usasse, come credeva stesse facendo, che non lo toccasse, non lo baciasse e che non gli parlasse, proprio come avevano fatto per anni. Esattamente per questo tutte le volte in cui i genitori erano invitati a casa Bakugou, lui non ci andava mai, ma preferiva andarsi a sfondare d'erba e alcol a qualche festa, così da non dover sopportare i sentimenti troppo evidenti per Katsuki. Forse lo aveva previsto che prima o poi sarebbe andata a finire così, perché era bastato lasciarsi andare pochissimo, che i propri sentimenti gli si erano rivoltati contro, facendolo soffrire ancora di più che a trattenerli.

"Penso che tu non sia scemo e che lo abbia capito"

"No, devi dirmelo"

Eijirou, allora, si voltò verso Katsuki, cercando di coprirsi con quel velo di indifferenza che lo caratterizzava e ci sarebbe riuscito, se solo non avesse visto lo stesso voltò del biondo farsi triste, spegnersi del proprio sorriso, spento accanto a lui. Senza fiato si osservarono per qualche istante che parve infinito e poi Katsuki gli catturò le labbra con le sue. Fu un bacio violento, veloce, con la sua lingua che non chiese nemmeno il permesso per entrare, ma si fece spazio violenta nella bocca di Eijirou, che si ritrovò a mugolare chiudendo gli occhi. Katsuki gli afferrò i capelli, tirandogli le punte e facendolo sussurrare, provocandogli i brividi in tutto il corpo, riscoprendo quelle emozioni che aveva voluto seppellire nell'erba per tutto il fine settimana. Il biondo lo fece attaccare al finestrino dietro di lui e gli si mise sopra, succhiandogli le labbra, arrossandogliele, mentre con una mano gli sollevava la maglia e gli toccava il basso ventre, infilando poi la stessa mano nei pantaloni, tastandogli il pene da sopra le mutande, percependo il suo pene già gonfio e duro.

"E tu vuoi rinunciare a tutto questo? A me sembra che tu lo voglia ancora"

Katsuki gli aprì la cintura dei pantaloni stretti e glieli abbassò, portando con se anche le mutande. Quando il proprio pene fu all'aria fredda, Eijirou aprì gli occhi, stupendosi dell'eroticità con cui il biondo stava fissando quel pezzo di carne. Si ritrovò a deglutire, mentre nell'osservare la scena, diventava ancora più duro. Il biondo sollevò lo sguardo, fissandolo da dietro e lunghe ciglia e poi attaccò la mano al basso della sua erezione, prendendo a pompare.

Eijirou fece per scansarsi, ma Katsuki fu più veloce nel tenerlo fermo con la mano libera. Il rosso fu costretto, così, ad osservare mentre il biondo tirava fuori la lingua e gli leccava la punta del pene, per poi abbassarsi su tutta la lunghezza, mentre ancora lo fissava negli occhi.

Percepì Katsuki risucchiare le guance e chiuse gli occhi nel sentire il proprio cazzo arrivare in gola al biondo, in modo così diverso da come lo aveva fatto tutte le altre volte. Iniziò a spingersi contro la sua bocca, scopandogliela e afferrandogli i capelli, mentre incanalava in quel gesto tutta la sua frustrazione.

Venne copiosamente direttamente nella sua gola e Katsuki ingoiò ogni goccia del suo liquido, mentre si sollevava da quella posizione e gli sorrideva trionfante.

Sapeva di aver vinto anche quella volta.

Ancora sveglio [Kiribaku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora