Capitolo 3

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Eijirou non aveva mai rivolto la parola a Katsuki, anche se negli anni ne aveva avute di occasioni.

Durante le vacanze di natale, quando i genitori stavano a casa qualche giorno e lo portavano nel giardino a fare il pupazzo di neve e anche il biondo ne stava facendo uno nel proprio, sorridendo con i genitori. Ogni volta lui gli sorrideva, ma il rosso non ricambiava mai.
Alle elementari, quando andavano nella stessa scuola, anche se in sezioni diverse e passavano gli intervalli nello stesso corridoio, ma lui non gli si era mai avvicinato, nonostante sembrasse che Katsuki volesse approcciarsi.
Quando portava la spazzatura fuori o andava a prendere la posta e, sfortunatamente, lo trovava nel vialetto, anche lui alle prese con le faccende ordinate dai genitori.
Nemmeno alle superiori, quando si erano trovati in classe insieme e lui aveva iniziato a frequentare gente della portata di Kaminari e Sero. Non che fossero delle brutte persone all'inizio, ma avevano iniziato a girare per brutti circoli e alla fine il biondo era finito nelle mani peggiori di tutte. Mille volte aveva provato a dire a Kaminari di smetterla di vendere droga a scuola, ma mille volte non lo aveva ascoltato, dicendogli che quei soldi gli servivano, anche se a lui la droga non gliela passava ed Eijirou doveva andarsela a trovare nelle peggiori vie della città.

Eppure era stato in grado di entrargli nella mente e non uscirne più. Improvvisamente si era ritrovato con la voglia matta di conoscerlo bene, stare in sua compagnia, che sentisse anche lui le cose che provava, ma non si era mai fatto avanti per via di Uraraka, che, in prima superiore aveva spazzato via la concorrenza, prendendosi il monopolio dei sentimenti di Katsuki. E poi vi era anche un altro piccolo problema, che se anche non fosse esistita quella ragazza, avrebbe sicuramente bloccato ogni possibilità al rosso: era un ragazzo.

Per questo l'unica cosa che era rimasta ad Eijirou era la fantasia. Lo aveva osservato così tanto da conoscere ogni sua abitudine, prima che chiudesse quelle tende, bloccandogli la visuale sul proprio mondo. Aveva imparato a che ora si svegliasse, a che ora andasse a dormire e se avesse degli incubi la notte. Perché Eijirou non dormiva molto, nemmeno quando andava a far serata. Si svegliava dopo circa due ore, senza forze, ma senza la speranza di poter riprendere sonno. Le poche volte in cui dormiva, per giunta, sognava di farsi scopare da Katsuki contro ogni superficie di quella stanza che aveva osservato così a lungo da conoscerla nei minimi dettagli.

Fu per questo che, quando aprì gli occhi, dopo essersi abituato all'emicrania che spingeva contro le proprie tempie, e vide Katsuki addormentato sul proprio letto, non si sorprese più di molto.

Fu solo quando iniziò a muovere consapevolmente le gambe, che si rese conto di essere sdraiato sul pavimento della vera stanza del biondo e che quello non fosse solo una fantasia o un sogno. Si alzò velocemente seduto, con la conseguenza di un giramento di testa e l'emicrania che batteva ancora più prepotentemente contro la propria fronte. Si portò una mano sull'attaccatura del naso per cercare di porre rimedio a quello stato di stordimento, mentre si rendeva conto di poter sentire il rumore soave del respiro leggero di Katsuki.

Il proprio cuore mancò un battito e si voltò a guardarlo di nuovo.

Si mosse, avvicinandosi al bordo del letto del ragazzo addormentato, allontanandosi dal groviglio di coperte e dal cuscino su cui poco prima stava dormendo, ma si bloccò a metà strada, quando notò la bocca leggermente aperta del ragazzo, sotto il quale se ne stava la pelle scoperta del petto liscio, per via della canotta che si era spostata durante il sonno. Sentì il proprio corpo reagire direttamente a quella scena, aiutato dal sonno e tornò al proprio posto.

Abbassò la testa, in preda ai sensi di colpa per la direzione dei propri pensieri e si chiese, infine, come ci fosse finito lui lì. Pet questo, lasciando perdere la propria erezione, si alzò in piedi, alla ricerca dei pantaloni che non aveva indosso. Cercò di non chiedersi il motivo per cui non li avesse addosso, guardandosi attorno in quella stanza tanto conosciuta quanto estranea con il mal di testa da post serata che si ritrovava. Si avvicinò alla scrivania che stava sotto la finestra, dove lo aveva osservato tante volte studiare e vi trovò il proprio cellulare, che però era spento, probabilmente scarico.

"Se stai cercando la tua roba, l'ho messa a lavare ieri sera. Ti eri vomitato addosso"

Eijirou spalancò gli occhi, sentendo per la seconda volta la voce di Katsuki rivolta direttamente a lui. Lo aveva sentito parlare per anni a scuola, durante le recite, quando era diventato rappresentante d'istituto e perfino quando erano finiti in classe insieme, quando interveniva durante le lezioni o veniva interrogato. Aveva sempre amato quella voce, ma anche quello era stato uno dei problemi che meno riusciva a gestire.

Si era voltato, senza una vera espressione sul volto, pronto a non far crollare le proprie difese di fronte a quel ragazzo che se solo lo avesse sfiorato, avrebbe potuto fare di lui tutto quello che voleva.

"E chi cazzo ti ha dato il permesso?" decise di attaccare, alzando il mento, cercando di darsi un tono. C'era un motivo per cui nessuno in cinque anni gli avesse mai parlato, a parte Kaminari e Sero, ed era proprio quello. Aveva deciso di allontanare tutti, non permettere a nessuno di provare la stessa indifferenza che doveva sopportare già in quei due ragazzi, che almeno gli offrivano un po' di compagnia nella sua noiosa vita.

Eijirou vide Katsuki sbattere gli occhi alla propria domanda, colto di sorpresa dal suo modo brusco di fare, evidentemente non avendolo mai sentito molto parlare. Il biondo si sedette, tirando giù le coperte ed esponendo il proprio corpo, facendo rendere conto al rosso che quello fosse proprio senza maglia e che la canottiera non si fosse spostata, ma che non ci fosse proprio. Deglutì a vuoto, perdendosi per un istante in quel ventre piatto, ma tornando alla carica quando lo vide tirare fuori i piedi dal letto.

"Come cazzo ci sono finito qui?"

Tornò a fissarlo negli occhi, cercando di darsi un contegno e mantenendo la propria apparenza, mentre il ragazzo si alzava in piedi e andava verso il proprio armadio. Grande quanto tutta la parete della stanza, Eijirou lo aveva visto aperto parecchie volte mentre osservava il biondo scegliere cosa mettersi. Katsuki aprì le ante e si piegò in avanti, alla ricerca di qualcosa, esponendo il proprio sedere all'indietro.

Il rosso spalancò gli occhi e si voltò di spalle immediatamente, cercando di placare la propria erezione, sempre più evidente. Si morse il labbro, mentre prendeva il cellulare cercando di far finta di essersi girato solo per prendere quello.

"Non te lo ricordi proprio?"

Ancora quella voce rivolta verso di lui lo colpì in pieno e lo portò a girarsi nuovamente, questa volta con una scena più soffice davanti ai propri occhi: un Katsuki sorridente che gli passava degli abiti puliti. Con esitazione Eijirou alzò la mano per prenderli, stando ben attento a che le loro mani non si toccassero. Solo la sua presenza stava abbattendo delle difese che si era costruito per anni, non osava immaginare cosa sarebbe potuto accadere con un tocco.

"Se me lo ricordassi te lo chiederei?"

Con fare saccente gli tolse anche bruscamente dalle mani i vestiti, ma vide comunque Katsuki sorridere. Si chiese perché ci stesse girando così tanto attorno e improvvisamente fu colto dal panico. Lo guardò meglio negli occhi, mentre quello ancora lo guardava e se solo non avesse cercato di mantenere un po' di lucidità, avrebbe abbassato lo sguardo di fronte alla potenza di quello sguardo. Invece vi colse ricordi di qualcosa che, per colpa della roba che assumeva, lui non ricordava.

"Eri sul vialetto di casa tua e ti ho visto mentre portavo fuori la spazzatura. Mi sono preoccupato per te e ti ho portato a casa mia"

Ancora sveglio [Kiribaku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora