Capitolo 24

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Tutto gli era crollato addosso ancor prima che potesse godersi la propria felicità. Aveva visto cadere ogni speranza una ad una mentre quegli occhi rossi, dal colore così simile al proprio, lo guardavano indifferente, mentre le persone attorno a lui li allontanavano, creando una crepa lì dove loro si era uniti.

L'alcol nelle proprie vene aveva bruciato ogni cosa che incontrava, mentre il fumo gli annebbiava la mente, ma nessuno dei due era bastato a tenere a freno i propri sentimenti. Rabbia, rimorso, panico, tristezza, tutto si era riversato fuori da lui, nella sua stanza. Aveva urlato, aveva pianto a squarcia gola e, questa volta, non aveva potuto fermare i propri genitori dall'entrare nella propria stanza, essendosi dimenticato di chiudere a chiave, e notare da cosa fosse circondato, cosa ne stesse facendo veramente della propria vita. Non aveva mai permesso ai propri genitori di vedere che figlio degenere avessero cresciuto, non del tutto per lo meno, preferendo la loro indifferenza alla loro preoccupazione.

Le urla che emetteva non smisero nemmeno quando sua madre lo prese tra le braccia, non capendo esattamente cosa stesse scuotendo da dentro il proprio figlio. Eijirou si sentiva dilaniato, come se un coltello lo stesse dividendo a metà, facendo sgorgare dal sangue che si manifestavano attraverso le proprie lacrime. Stava bagnando totalmente la maglia della madre, mentre si lasciava cullare, cercando di placare i sentimenti. Non vide il padre che portava via la bottiglia di alcolico che aveva finito e non lo vide nemmeno frugare tra le sue cose alla ricerca di altra droga, che comunque non avrebbe trovato: ogni grammo di erba a propria disposizione, Eijirou lo aveva fumato.

Probabilmente a causare quel suo stato era proprio quell'eccesso.

Alla fine si era addormentato, cullato da quelle braccia morbide e profumate, che da tanto tempo non lo abbracciavano. Aveva osservato qualche istante il viso sorridente, ma preoccupato della madre, che poi lo aveva portato nel letto, rimanendo accanto a lui per tutta la notte, fino a che Eijirou non si era svegliato improvvisamente, come ridestato da un brutto sogno.

Si guardò attorno, con il fiatone, come sperando che tutto quello che era successo il giorno prima fosse davvero solo frutto della propria mente malata. Ma quando vide la donna a terra, accanto al proprio letto, si rese conto che ogni proprio ricordo fosse vero. Si portò le mani sul volto, avvicinando le ginocchia al petto, cercando di porre rimedio in qualche modo all'emicrania pazzesco che sentiva battere contro le proprie tempie. Era da moltissimo tempo che non gli capitava di stare così male o, addirittura, così tanto male veramente non lo era mai stato.

Spostò una mano, alla ricerca del cellulare, con la madre addormentata ancora al proprio fianco. Si chiese da quanto tempo stesse dormendo, perché se la donna si era addormentata così, probabilmente era rimasta sveglia per molto tempo al suo fianco. La guardò di sottecchi, con il viso contratto nel sonno e si chiese se stesse facendo un incubo. Voleva carezzarla e svegliarla solo per fargli vedere che stava bene, perché si sentiva in colpa di averla fatta stare così male il giorno prima. Solo in quel momento si rese conto che, nonostante tutto, la madre gli volesse bene, era lì pronta a prendersi cura di lui.

La propria mano che stava cercando il cellulare, debole, cadde con un tonfo sul letto, facendo svegliare davvero sua mamma, che stropicciò gli occhi per qualche secondo e poi si rese conto del figlio sveglio.

"Eiji, amore.. come stai?"

La donna gli prese il viso tra le mani, cercando di sorridere e di non far trasparire la sua preoccupazione. Qualche secondo dopo entrò nella stanza il padre, con due tazzine, probabilmente piene di caffè, tra le mani e quasi non gli caddero quando vide entrambi svegli. Lo vide poggiare velocemente le ceramiche sulla scrivania e avvicinarsi a loro, piegandosi sulle ginocchia accanto alla moglie.

"A parte un grande mal di testa, tutto bene"

Eijirou mentì di nuovo, perché niente andava bene e avrebbe tanto voluto dirlo ai propri genitori che nulla era bello nella propria vita, che tutto era sbagliato, che l'unica persona a cui aveva mostrato il vero se stesso lo aveva respinto, rifiutato e forse nel peggiore dei modi: si era approfittato di lui, lo aveva fatto avvicinare di più, lo aveva baciato, scopato, ci aveva fatto ogni cosa e poi era tornato dalla sua ragazza e dalla sua splendida e perfetta famiglia, che lo avevano protetto da lui che voleva solo una spiegazione.

Eppure quella tristezza nella sua voce, quell'espressione malinconica, mai l'avrebbe dimenticata.

"Tesoro, ti prego, dicci la verità, perché lo hai fatto? Continuavi ad urlare.. qualcuno ti ha fatto del male?"

La madre gli prese il volto tra le mani, carezzandolo con il pollice, li dove il rosso sentiva la pelle tirata per via delle lacrime incrostate della sera precedente. Fissò quegli occhi neri che lo stavano supplicando, preoccupati, dilaniati dal dolore come i propri. Quando sentì anche la mano del padre poggiarsi su di lui e si voltò a guardarlo, trovando anche i suoi occhi tristi, spenti, allora si chiese quale sentimento dovesse accompagnare l'amore per un figlio. Si domandò se fosse lo stesso che si provava per la persona amata o se fosse qualcosa di diverso. Per anni non aveva fatto altro che giudicare i propri genitori, ma forse li aveva semplicemente iniziati ad evitare lui a causa del suo sentirsi sbagliato. Questo poi aveva causato tutte le reazioni a catena per cui i genitori stessi avevano iniziato a trattarlo male e giudicarlo, solo come modo per proteggerlo, credendo, evidentemente, che lui li odiasse.

Si ritrovò ad abbassare lo sguardo e ad afferrare entrambe le mani dei genitori portandosele al petto. Aveva passato anni a biasimarli, ma aveva sbagliato su ogni fronte, avendo cominciato lui una battaglia inutile.

"Mi hanno spezzato il cuore"

Eijirou disse semplicemente questo e non sentì alcun rumore provenire dai genitori, così li fissò per qualche istante, prima che la madre emettesse il pensiero di entrambe le persone che aveva davanti.

"è stato Katsuki, vero?"

Il rosso sgranò gli occhi, sorpreso dall'intuito dei suoi genitori che avevano compreso tutto senza passare troppo tempo con lui a casa. Lavoravano praticamente tutto il giorno e lui stesso si rifiutava di cenare con loro quando tornavano e usciva a sballarsi quasi ogni sera con Kaminari, soprattutto nell'ultimo periodo.

Passò lo sguardo da una persona all'altra, aspettandosi che dicessero altro, perché sapeva che la risposta alla precedente domanda della madre, potesse leggerglisi direttamente in volto, ma nessuno dei sue disse nulla.

"Da quando lo sapete?"

"Non gli hai mai parlato durante le cene organizzate dai suoi genitori ed era okay, perché nemmeno a me e tuo padre sono mai piaciuti molto i Bakugou. Diciamocelo chiaro e tondo, fingono troppa perfezione no? Ma poi hai smesso proprio di venire e allora qualcosa che non andasse doveva esserci per forza. Avevo smesso di pensarci quando, con la scusa di te che non ti presentavi, finalmente abbiamo smesso di andare in quella casa, fino a che non ti ho visto sul terrazzino di casa a fissare Katsuki che andava a prendere la posta. Non ci è voluto molto per unire tutti i punti"

Eijirou si portò le mani sul volto, imbarazzato dal fatto che i propri genitori avessero capito che avesse gusti diversi ancor prima di lui, ma che comunque non gli avessero detto nulla. Gli avevano appena dimostrato, senza bisogno di parole, che comunque lui fosse andava bene e si ritrovò ad afferrare entrambe le persone che aveva davanti e le abbracciò forte, stringendosele, mentre tornava a percepire quel profumo che da piccolo adorava, ma da cui si era allontanato solo per paura.

Aveva perso. Era stato sconfitto su tutti i fronti, ma aveva ritrovato i suoi genitori.

L'unico sentimento che gli rimaneva, quindi, era la rabbia.

Ancora sveglio [Kiribaku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora