Capitolo 19

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Eijirou se ne stava fermo davanti alla finestra del proprio terrazzino, chiuso, ma con le tende aperte, fissando la finestra poco distante dalla proprio, anch'essa aperta verso di lui, mentre il proprio interlocutore lo guardava con sguardo amorevole. Fissò quegli occhi rossi, così vicini, ma così lontani, che guardavano cose che il rosso desiderava non guardassero più. Ed era stato inutile stare attento a tutte le lezioni, perché il proprio pensiero era andato sempre in un'unica direzione: quel ragazzo che poteva fissare dal suo ultimo posto, mentre se ne stava al primo, attento a non perdere nemmeno una parola del professore che spiegava. Si era perso innumerevoli volte a fissarlo e pensare a lui, quel pomeriggio, che gli avrebbe spiegato quelle stesse cose che lui stava cercando di comprendere, ma che gli sembravano arabo.

"Perché non sei ancora qui?"

Katsuki, esattamente come Eijirou, ormai era abituato a vedere il rosso uscire da casa propria, abbandonare il proprio nido, per scappare velocemente verso casa Bakugou, chiudersi nella stanza del biondo e farsi baciare, studiare, mentre passavano insieme i momenti più belli della loro vita. Eppure quel giorno si trovava ancora in quella stanza, mentre la sua mente lottava alla ricerca delle parole più adatte per non far trapelare la propria gelosia, perché non voleva rovinare tutto proprio ora che finalmente Katsuki lo aveva notato, proprio ora che si era preso quello che da mesi lui voleva donargli.

Deglutì a vuoto mentre vide il biondo poggiare una mano sul vetro, ancora sorridente, ma leggermente malinconico e forse preoccupato.

"Oggi non posso" si limitò a dire, forse in modo troppo freddo, distaccato, mettendo in mezzo quella personalità che aveva imparato a detestare nell'ultimo periodo, soprattutto da quando con Katsuki poteva essere davvero se stesso. Ma eccolo che, ancora una volta, si nascondeva, con la paura di essere un peso.

"E perché?"

"Mi devo preparare"

"Per cosa?"

"Kaminari mi ha chiesto di portarlo ad una festa stasera"

Forse quella parve la scusa più plausibile nella propria mente e vide di aver fatto centro, quando il sorriso di Katsuki scomparve dal volto radioso, lasciando spazio a qualcosa che non aveva mai visto su quel volto. Non era paura, non era preoccupazione, non era nemmeno pena. Guardò la mano di Katsuki allontanarsi dal vetro, finchè vide totalmente il biondo sparire dietro le tende blu. Gli mancò il fiato a quel gesto, come se volesse mettere dello spazio tra di loro e improvvisamente si chiese se andare a quella festa fosse la decisione migliore o se, semplicemente, dovesse ammettere i propri sentimenti al biondo e vedere come andasse. Aveva paura che, in qualunque caso, qualunque cosa avesse scelto, potesse perderlo.

"Perché vuole che ci vada anche tu?"

Si aspettava che Katsuki chiudesse la chiamata, ma anzi, allontanarsi dal suo sguardo sembrava averlo dotato di una forza nuova. Eijirou sgranò gli occhi, sapendo perfettamente perché Kaminari lo volesse con lui alla festa. Esitò qualche istante, perché nella sua mente viaggiava solamente l'idea di poter dire la verità al proprio interlocutore, con la paura di perdere Katsuki che viaggiava più velocemente del senso di amicizia verso il biondo.

"Perché devo fare da palo, nel caso arrivi la polizia"

Il rosso percepì il respiro spezzato di Katsuki dall'altra parte della linea e chiuse gli occhi pensando che quel rumore avrebbe voluto sentirlo direttamente nel proprio orecchio, dal vivo, magari mentre lo scopava di nuovo e non per la preoccupazione.
Le volte in cui Katsuki non mostrava indifferenza nei suoi confronti, come tutti gli altri, erano diventate così tante, che Eijirou ne aveva perso il conto, ma la cosa peggiore era che ci si stava abituando. Ripensare alla giornata appena trascorsa, con il biondo che teneva la mano alla propria fidanzata, perciò, gli fece ancora più male e chiuse gli occhi, cercando di trattenere le lacrime, nate dal dolore che provava nel petto. Non credeva che avrebbe mai potuto provare tanta gelosia.

"No"

"No, cosa?" gli rispose il rosso, mantenendo sempre la stessa posizione, ma abbandonando la testa sul vetro. I capelli non erano ancora acconciati, dato che da poco aveva finito di fare la doccia e se ne stavano di fronte ai propri occhi in quella posizione. Il braccio che reggeva il telefono al proprio orecchio era ormai dolorante per i minuti passati in quella posizione, ma non si sarebbe mai staccato, con la paura palpabile di perdere per sempre Katsuki.

"Non andrai a quella festa"

Eijirou spalancò gli occhi, non credendo alle proprie orecchie. Se da una parte il proprio essere era offeso da quel modo di controllarlo, vi erano due contro parti che reggevano bene il gioco: Katsuki non voleva che andasse a quella festa perché era preoccupato per lui e, soprattutto, sentirglielo dire con quel tono lo aveva eccitato da morire. Respirò a fatica mentre premeva più forte sul sedere, approfittando dell'attrito del materasso per procurarsi un'ondata di dolore proveniente direttamente dal proprio ano lacerano, che risalì tutta la spina dorsale.

"Vieni qui da me. Passa la notte da me"

Al rosso si mozzò il fiato al sol pensare di passare una notte intera in quella casa. Non ci aveva mai pensato, credendo che fosse una cosa impossibile da concepire con una famiglia di tutto rispetto come quella Bakugou. Li aveva visti più di una volta, d'estate, cenare tutti insieme in giardino, arrivando alla conclusione che anche nel loro salotto dovesse esserci un enorme tavolo in cui cenare insieme. E ne aveva avuto la conferma quando era entrato nella loro casa e aveva visto un tavolo in legno che occupava l'intera cucina, sicuramente dove Katsuki, con i genitori e altri parenti, cenavano e pranzavano in felicità. Aveva sempre pensato ad Uraraka che passava le giornate in quella casa, nella sua perfezione, nessuno avrebbe mai pensato che lei fosse fuori luogo a quel tavolo o accanto a Katsuki.

Il nodo della gelosia si strinse ancora più forte intorno allo stomaco di Eijirou.

"Cosa ci guadagno?"

Il rosso cercò immediatamente di riportare il proprio pensiero alla realtà. Una realtà in cui Katsuki, consapevole di chi fosse lui, lo stesse invitando a casa propria, capendo anche quali fossero i rischi nel fare ciò. Non Uraraka, ma lui.

Il biondo non emise fiato per qualche secondo, fino a che Eijirou lo rivide apparire alla finestra e così si alzò in piedi, raggiungendo la propria, curioso di vedere cosa avesse da dirgli, ora tornato a guardarlo direttamente. Ora a contatto con quello sguardo nuovamente, poteva vedere che non ci fosse più preoccupazione degli occhi, ma nemmeno un sorriso: era malizia, quella stessa che gli aveva visto quando gli aveva fatto un pompino, di quando si strusciavano l'uno contro l'altro e di quando lo aveva scopato senza ritegno. Non emise alcun suono, mai, ma gli bastò portarsi una mano al cavallo dei pantaloni e afferrarsi il pene da sopra il tessuto per far mancare il fiato ad Eijirou che si sentì attraversato da una scarica di piacere anche ad una distanza così elevata dalla sua fonte.

"Lo vuoi?"

Eijirou annuì, fissando Katsuki che ancora compiva quel gesto spudorato.

"Vienilo a prendere, allora"

Ancora sveglio [Kiribaku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora