Capitolo 26

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Quando sua madre lo prelevò da scuola, Eijirou aveva ormai compreso di essere rimasto solo: aveva perso Kaminari, ma la cosa era solo positiva per la propria salute, perché non avendo un amico tossico come lui, non sarebbe più ricaduto negli stessi errori, ma aveva la consapevolezza che, con le sue parole, avesse perso anche Katsuki. Qualche istante dopo aver pronunciato quelle parole, infatti, aveva visto Katsuki spegnersi totalmente, guardarlo qualche istante, come nella speranza che smentisse tutto, che gli desse un cenno che rendesse quelle parole vane, ma il rosso non lo aveva fatto. Così, lo aveva visto voltarsi verso la porta ed uscire, senza aspettare Uraraka o il proprio gruppo di amici.

Non era più rientrato in aula per il resto della giornata.

Così, arrivato a casa, anche se non avrebbe dovuto farlo, la prima cosa verso cui buttò lo sguardo, fu il vialetto di casa dei propri vicini, nella speranza di vedere la macchina di quella persona di cui era preoccupato come non mai. Aveva pronunciato parole orrende, sbagliate, ma in cuore proprio non le sentiva affatto.
Eijirou amava Katsuki, con tutto il proprio cuore, ma tutte le prove lo avevano condotto al fatto che, anche se il biondo avesse ricambiato i propri sentimenti, non era qualcosa che voleva mostrare a tutti. Il rosso, però, non era disposto a rimanere un segreto, non più.

Il vialetto di casa Bakuguo, però, era sgombro di macchine, come sempre, dato che il garage della loro casa era abbastanza grande per accogliere le tre macchine di proprietà della famiglia. Al loro posto, invece, lo sguardo di Eijirou venne catturato dalla piccola figura alla porta, che vide bussare e suonare come un'ossessa, senza che nessuno gli desse ascolto. Il caschetto castano non era al suo posto, in disordine sulla testa, mentre le sue mani premevano su quella porta dove qualche giorno prima anche lui aveva poggiato le proprie.
Mentre la madre posteggiava nel vialetto, Eijirou si chiese per quale motivo, chiunque ci fosse in casa, non aprisse alla ragazza.

Il proprio cuore si fermò, ricordando Katsuki che non era tornato in aula e che ora non rispondeva alla propria ragazza.

Si voltò verso la madre, come a darle un cenno delle proprie intenzioni e poi scese dalla macchina, immediatamente entrando in casa e salendo le scale per andare in camera propria. Si buttò verso la finestra, dove scosto le tende e trovò quelle della finestra perfettamente in diagonale verso la propria, scostate, mentre il biondo se ne stava seduto sul proprio letto, sul bordo, fissandosi le gambe, fermo senza fare nulla. Lo guardò qualche istante, chiedendosi se effettivamente sentisse il frastuono proveniente dal piano di sotto, se fosse solo e perché non stesse dando attenzioni alla propria fidanzata dopo tutto quello che era successo. Scostò lo sguardo da quella figura immobile  e notò Uraraka arrendersi e andarsene a piedi, con le braccia incrociate al petto.

Tirò fuori il cellulare e si fermò, indeciso sul da farsi, sapendo benissimo cosa volesse fare, ma non convinto di come sarebbe potuta evolversi la situazione. Katsuki se ne stava lì, fermo sul proprio letto, immobile, come privo di vita e Uraraka se n'era appena andata da casa sua, dopo tutto quello che era successo quella mattina stessa a scuola.

Deglutì il boccone amaro e decise di comporre il numero.

Finalmente vide reagire il corpo inerme dietro quelle finestre che li dividevano, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni il proprio cellulare. Lo vide fissare lo schermo per qualche istante, ma la chiamata venne bloccata appena vide le dita muoversi sullo schermo.

Sbuffò.

Ricompose il numero.

"Che vuoi?"

Questa volta la chiamata non venne rifiutata e vide quella bocca, prima ferma in una linea, muoversi, percependo la voce stanca attraverso la linea.

"Perché non hai aperto a Uraraka?"

"Fatti i cazzi tuoi"

Eijirou non avrebbe dovuto farlo, ma sorrise, rendendosi conto di quanto fosse cambiata la propria idea sul Katsuki che una volta riteneva perfetto. Da quei momenti aveva scoperto che al biondo piacesse scopare a sangue, lasciare marchi sulla pelle, che ancora portava freschi sul corpo, che utilizzasse parolacce e che sapesse essere triste e arrabbiato anche lui.

"Il perfetto Katsuki Bakugou che mi dice di farmi i cazzi miei. Quella non dovrebbe essere una mia battuta?"

Quando vide la testa bionda alzarsi dalla posizione in cui sembrava bloccata, quasi venne investito dallo sguardo che catturò il proprio anche attraverso tutta quella distanza.
Da quando aveva capito il significato delle tende spalancate, si era sentito esposto, scoperto, come se avessero tirato fuori dal cilindro il suo più grande segreto. Eppure in quel momento ringraziò che lo fossero, perché desiderava che Katsuki lo guardasse così per sempre, nonostante tutto quello che avevano passato, nonostante il dolore che avvertiva al petto, nonostante avessero fatto l'amore e poi lui fosse tornato a stringere la mano alla propria ragazza e nonostante avesse riferito quello che lui gli aveva detto su Kaminari.

Katsuki si fece vicino alla finestra chiusa, aggrappandosi alla tenda con una mano, mentre con l'altra reggeva il cellulare.

"Smettila di comportarti come se tutto fosse normale. Perché mi hai chiamato?"

"In fin dei conti sei tu quello che, dopo aver scopato con me, è tornato dalla fidanzata, Katsuki"

"Io non ho scopato, io ho fatto l'amore con te, idiota"

Eijirou trasalì al sentir pronunciare quelle parole, rendendo chiaro al suo cervello che il proprio pensiero che Katsuki ricambiasse i sentimenti, fossero veri. Allora chiuse gli occhi per un istante, cercando di calmare il proprio cuore in tumulto, mentre metabolizzava quella nuova situazione.

"Perché hai denunciato Kaminari?"

"Volevo che rimanessi con me, che quel ragazzo si spaventasse e che la smettesse di vendere quella roba. Eiji, non so se te ne rendi conto, ma la droga è morte"

Eijirou aprì la finestra, tenendo lo sguardo fissò negli occhi del biondo e lo vide fare la stessa cosa. Si avvicinarono, ritrovandosi così a pochi metri di distanza, tanto che il rosso decise di chiudere la telefonata, perché si sarebbero sentiti comunque. Il quartiere era silenzioso e nessuno sarebbe andati a disturbarli, dato che Katsuki sembrava essere solo in casa.

"Perché sei tornato con lei, allora?"

"Davvero non te ne sei reso conto? I miei genitori non accettano che io sia gay. Avevo paura della loro reazione e Uraraka si approfitta dei loro soldi stando con me. Ma ho capito che ho sbagliato, non me ne importa niente di loro, io voglio amare te, Eiji, qualunque sia la conseguenza"

Il rosso lo fissò per qualche istante soppesando le parole che gli aveva appena sentito dire, mentre il proprio cuore era accelerato, emozionato, e avrebbe tanto desiderato stare tra quelle braccia, stringersi a lui forte per sempre, per dimostrargli che anche lui provasse gli stessi sentimenti.

"Ti amo da quando siamo piccoli. Ti amo da quando non mi parlavi. Ti amo da quando mi evitavi. Ti amo"

Le lacrime abbandonarono gli occhi di Eijirou, mentre sul proprio volto si formò un sorriso sincero, emozionato. Finalmente anche lo sguardo di Katsuki mutò e tornò a sorridere come sempre. Entrambi i ragazzi tesero un braccio davanti a sé, come se si potessero toccare a quella distanza.

"Ti amo da sempre"

Ancora sveglio [Kiribaku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora