Capitolo 18

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Sedersi normalmente nei giorni seguenti era stato davvero complicato. Quando Eijirou aveva immaginato di essere scopato da Katsuki, lo faceva esattamente come era successo nella realtà: crudo, senza ripensamenti, forte. Aveva visto le stelle, aveva perso sangue e aveva goduto come non gli era mai successo con le sole proprie dita.

Quello che non aveva messo in programma, però, era come, una volta successo, sarebbe potuto tornare alla vita normale.

Tornare a scuola, mettere su la propria facciata, dover ignorare Katsuki, fu molto più difficile del previsto. La presenza costante di Kaminari al suo fianco non aiutava, perché il suo amico aveva capito che qualcosa di diverso ci fosse in lui e quell'indifferenza che gli aveva visto in volto per anni, sembrava essere stata spazzata via improvvisamente, proprio ora che lui desiderava che ce ne fosse ancora.

Doveva rimanere tutto un segreto.

Katsuki era fidanzato e lui non era ancora così sicuro di poter reggere l'opinione altrui su quella novità.

"Oh, fra! Ma dove cazzo sparisci ogni giorno?"

Il biondo si passò una mano sul ciuffo nero al lato della testa, portandoselo dietro le orecchie, mostrando i più svariati buchi sulle orecchie.
Quella mattina aveva notato quanto il rosso fosse più distratto del solito, ma non aveva esitato nell'avvicinarsi, dato che Eijirou lo evitava ad ogni fine orario scolastico e spegneva il telefono non appena arrivava a casa.

Il rosso si voltò a guardarlo, mentre un brivido gli percorreva la schiena al solo pensiero di potergli dire la verità. Era seduto sulla panchina di fronte a scuola, dove solitamente lui e Kaminari fumavano un po' prima di entrare in prima ora, ma non aveva la minima intenzioni di introdurre nel proprio corpo ancora quella roba. Non più, ora che la sua nuova droga erano gli occhi rossi di Katsuki mentre lo scopava.

"I miei rompono il cazzo, lascia perdere" s'inventò, sperando che risultasse plausibile come scusa, mettendo di fronte all'amico quella personalità che si era costruito negli anni. Adorava, finalmente, poter essere se stesso quando se ne stava solo con Katsuki, mostrare quanto fosse timido, quanto avesse paura del mondo circostante e quanto ci tenesse ad un po' di affetto.

"Ma se non ti hanno mai detto un cazzo"

"Che minchia ne so, fra. Ultimamente gli gira così"

Kaminari parve abboccare alla scusa, dando una pacca sulla spalla al proprio amico e poi accomodandocisi accanto. Eijirou lo guardò tirare fuori dalla tasca un drum già costruito e portarselo alla bocca. Lo accese  e fece un tiro, porgendolo, poi, al proprio amico. Ora, il rosso, si trovava di fronte a due situazioni: accettare, ma sarebbe ricaduto nel suo stesso giro, o rifiutare, ma a quel punto Kaminari avrebbe sicuramente capito che qualcosa che non andava ci fosse seriamente.

L'ultima opzione, anche se era quella che lo avrebbe fatto sentire più in colpa, fu quella che trovò più accettabile. L'idea che qualcuno capisse che ci fosse qualcosa in lui che non andava lo terrorizzò e fu quello il pensiero che accompagnò il suo primo tiro da giorni.

Ridiede subito il drum all'amico e osservò il cielo schiarirsi mentre quello finiva di fumarlo.

Era la prima volta che nella sua vita vedeva uno spiraglio per qualcosa di diverso, per qualcosa di migliore, ed era tutto dovuto a Katsuki, quella stessa persona verso cui aveva rinunciato ad esprimere i propri sentimenti fin troppo a lungo.

Quando si alzò in piedi, con Kaminari che aveva finito la sua fumata mattutina, entrarono a scuola, avanzando verso la mensa, dove l'amico gli avrebbe offerto, come sempre, il solito caffè, solo per farlo stare zitto mentre lui andava a vendere un po' della sua roba nei bagni. Ogni qual volta si ritrovava davanti a quella maledetta macchinetta, si chiedeva come fosse possibile che ancora nessuno lo avesse beccato o, per lo meno, denunciato. Molto spesso arrivava alla conclusione che ci dovesse essere qualcuno dei piani alti della scuola che comprava direttamente dal proprio amico e che quindi, in questo modo, lui fosse protetto. In cuor suo aveva sperato sempre che non fosse così, non ci voleva credere.

Prelevò il caffè e si andò ad accomodare al solito posto, non con poca fatica, su quella sedia arancione, davanti al tavolino in legno, su cui si era poggiato per cinque lunghi anni della propria vita, che sarebbero potuti anche essere di più, ma in qualche modo si era sempre salvato.

Forse perché, ogni volta alla fine dell'anno, veniva colto dalla paura di non poter più sentire la voce di Katsuki mentre veniva interrogato o mentre chiedeva spiegazioni. Non lo aveva mai ammesso, non fino a quell'anno scolastico.

Guardò Kaminari abbandonare tutte le sue cose accanto alla sedia che stava occupando e con un ammiccamento si fece strada verso i bagni, mentre una folla di persone si faceva avanti in quello spazio scolastico. Osservò la folla, chiedendosi se tra di loro ci fosse l'oggetto del proprio interesse, che quella mattina, aveva cercato con lo sguardo uscendo da casa, dopo che il giorno prima si era preso la propria verginità, ma da casa sua non lo aveva visto uscire. Solo in quel momento lo vide avanzare, sorridente e luminoso, mentre reggeva qualche libro, ed avanzava verso il suo solito posto, circondato dalle solite persone.

Uraraka compresa.

Eijirou non era mai stato geloso, perché sapeva perfettamente quale fosse il proprio posto e che quello accanto a Katsuki fosse ormai occupato dalla ragazza castana. Eppure quel giorno non riuscì più a creare quegli standard nel proprio cervello, come se tutto fosse stato spazzato via il giorno precedente. Distolse, quindi, lo sguardo dalla scena che gli si parava davanti, fissando il liquido scuro davanti a se, mentre nella propria mente sentiva di star sbagliando, che fosse sbagliato il nodo allo stomaco che percepiva e le lacrime agli occhi che pungevano. Lo aveva baciato, lo aveva scopato, ma questo non significava che stessero insieme, che dovesse lasciare la propria fidanzata per lui e lo sapeva bene. Almeno, ne era convinto prima di vederli mano nella mano.

Così si alzò in piedi, prendendo il bicchierino che fece volare nel cestino, ancora pieno e si fece spazio avanzando verso il cortile, deciso a tornare a casa. Della giornata scolastica non gli importava, doveva solamente ritrovare se stesso, il modo giusto di ragionare.

"Oh, ma dove vai?"

Eijirou si voltò di scatto, mentre Kaminari, con le sue cose che poco prima il rosso aveva abbandonato sulla sedia in mensa, gli andava incontro, forse avendo finito presto le proprie vendite. Non abbassò lo sguardo, non tornò a guardare avanti, ma mantenne il contatto visivo con il biondo, cercando di non perdere anche quel piccolo spiraglio di lucidità che gli rimaneva.

Fu in quel momento che vide, alle spalle dell'amico, Katsuki, che lo fissava, da solo, dietro la porta in vetro. Gli sorrideva, ma sembrava preoccupato e il nodo allo stomaco di prima divenne ancora più stretto, rendendo difficile ad Eijirou perfino respirare.

"Mi sono finite le sigarette" mentì, fissando quegli occhi rossi da cui era rimasto incantato, come se Katsuki fosse uno stregone e gli avesse lanciato una sorta di fattura. Kaminari scoppiò a ridere e tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette, lanciandoglielo. Eijirou lo prese a fortuna al volo, fissando per qualche istante il pacchettino di cartone. Solitamente lui non fumava quelle già fatte, preferiva i drum, quelli da farsi da solo, ma decise solo di sorridere all'amico, a mo' di ringraziamento.

Alle sue spalle, Katsuki fu raggiunto da Uraraka ed Eijirou lo vide essere trascinato via, probabilmente perché la ragazza voleva essere accompagnata in classe.

"Stasera devo andare ad una festa. Ci sarà un sacco di gente e devo smerciare un sacco di roba. Ci vieni?"

E con lo sguardo fisso verso il corridoio nel quale erano spariti Katsuki e Uraraka, con il freddo che entrava direttamente nelle proprie ossa, Eijirou si ritrovò ad annuire a Kaminari.

Ancora sveglio [Kiribaku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora