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Tutti e tre ci appollaiamo sul divano a guardare un film, mentre dopo 10 minuti sento già gli occhi che si chiudono da soli per la stanchezza: è stata una giornata pesantissima: dopo essere tornata a casa di Edo, sono tornata nella mia a salutare la mia famiglia: mia madre era arrabbiata e triste, sedeva nel tavolo della cucina ad aiutare mia sorella con i suoi compiti. Anche lei era triste. Le abbracciai, promettendo delle visite, ma senza ricevere risposte, solo silenzio. Salutai anche Fabio, per poi recarmi in palestra e tirare qualche colpo. Dopo cena, avevo studiacchiato qualcosa, dato che potevo prendermela con più calma in quanto domani sarebbe stato domenica. Cullata da questi pensieri, poggio la testa sulla spalla di mio cugino e mi addormento.
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Il letto è grande, più grande del mio, nel mio fianco è poggiata una mano pasticciata. Mi volto felice ed ancora assonata, notando Lauro addormentato: è sereno, tranquillo, respira lento, piano, ha tutti i muscoli del viso rilassati, i capelli sparsi nel cuscino. Mi avvicino dandogli un bacio sulla fronte ed accarezzandogli la guancia. Mugugna, attaccandosi a me, stretto stretto. Continuo a coccolarlo fino a quando apre gli occhi. <Buongiorno> mormoro, baciandogli le labbra. Ricambia il bacio, accarezzandomi i capelli. Controllo l'ora: le 10.30. Rimango con lui per mezz'ora poi decido di alzarmi e studiare.
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Sono ormai le 6.30 quando finisco l'ennesimo capitolo di storia, fuori c'è ancora luce, dato che le giornate si sono allungate. Controllo dopo una vita il telefono e vedo chiamate perse da mia madre, chiedendomi di tenere Elena per una notte. Sono abbastanza recenti, quindi sono ancora in tempo.
<Ciao ma> rispondo, appena lei mormora un "pronto?". <Posso portartela ora?> chiede affannata. Qualcosa non va. <Certo. Tutto bene?> domando. <Ti spiego appena arrivo> sussurra, riattaccando. Arrivano dopo 10 minuti con mille borse, pupazzi e libri di mia sorella. <Non ho ben capito>sentenzio stranita. Lauro ed Edoardo spostano lo sguardo da una parte all'altra. <È successo un casino, per lei non è più sicuro vivere con me e Fabio, per favore> quasi supplica. La fisso per la prima volta attentamente dopo anni: è stanca, ha delle occhiaie profonde, contornate da rughe, le labbra inespressive, piatte, senza emozioni come i suoi occhi, che si stanno riempendo di lacrime. La abbraccio forte accarezzandole i capelli. Lei mi sorride, ringrazia e sparisce. L'ultima volta che l'avrei vista per mesi.

Leggenda al quartiere/Achille LauroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora