Il bicchiere di caffè quasi mi scivola appena leggo il messaggio. Aria è naturalmente pronta a prenderlo al volo, come se tutta la vita si fosse esercitata ad essere amica di un casino sbadato e goffo come me e leggesse nella mia mente.
A: Lauro
Ti prego vieni adesso
<Devo-devo tornare a casa>mormoro, lanciando il bicchiere, ormai vuoto, nel cestino e mi asciugo i palmi sudati nei jeans.
Da: Lauro
Piccola, non posso, non sono il tuo tutore...aspetta un paio di ore: giuro, verrò a prenderti
Scuoto la testa, sentendo che sto perdendo il poco di razionalità rimasto.
<Aria>la chiamo, mentre torniamo in classe. Lei si gira e mi guarda preoccupata, ma paziente. <Lauro dovrebbe venirmi a prendere ma c'è la cosa legale e tutto. Secondo te, se dico che sto male e deve venirmi a prendere un mio parente, ad esempio, può venire?>domando, sapendo che lei saprà la risposta. Mi guarda stranita e perplessa, poi annuisce, spostando la testa su e giù, in segno di consenso. <Grazie> sospiro di sollievo, mentre entriamo in classe, io con le mani sulla pancia, con un'espressione provata ed Aria con le mani sulle mie spalle. Il professore, alla mia vista così, si alza in piedi preoccupato, chiedendomi cosa non andasse.
<Ho vomitato, devo chiamare a casa, ma solo il mio fratellastro può venire>mormoro, mentre mi siedo al mio solito posto, sotto lo sguardo preoccupato di Giulio. <Vai a chiamarlo fuori, Giulio stai con lei>dice, mentre si riattacca alla lavagna piena di date.
Usciamo fuori, e mi affretto a tirare fuori dalla tasca il telefono e clicco sul contatto di Lauro, sotto lo sguardo sorpreso del mio compagno, come se non mi riconoscesse più.
<Per favore, vieni a prendermi>sussurro, non appena sento il suo "pronto". Lui sospira. <Sto arrivando>
***
<Avete scoperto qualcosa?> domando, non appena salgo in macchina e trovo Quentin e Luca. Scuotono la testa, mentre Lauro intreccia la sua mano destra con la mia e con l'altra chiama alcuni contatti, chiudendo tutte le chiamate con facce irritate. <Non c'è, non c'è da nessuna parte!>urla esasperato, lasciando la presa sulla mia mano e coprendosi la faccia. Soprendendo tutti, Achille scoppia in un pianto pieno di preoccupazione e di nostalgia, versa litri di lacrime. E cerca conforto in me, tra le mie braccia, mentre il suo viso si incastra tra il mio collo e la mia spalla e mi inumidisce la maglietta. Continua a piangere, i suoi singhiozzi scuotono l'abitacolo e tutti non sappiamo che dire: anche noi dentro ci sentiamo così, lacerati e preoccupati dalla scomparsa di Edo, di mio cugino, del nostro migliore amico, il nostro collante, la nostra famiglia.
Il ragazzo con le trecce blu, singhiozza fino a quando il telefono sulla sua gamba non prende a vibrare. Passa il telefono ad uno dei ragazzi e continua, in silenzio, a stare abbracciato a me tremante. Gli poso qualche bacio sulla testa, gli accarezzo i capelli, le mani giganti.
Luca chiude la chiamata, ha un'aria più rilassata. <Lauretto sollevati che abbiamo ritrovato Edo>
***
Arriviamo in una casa in costruzione, c'è solo il primo piano. Dentro, c'è un'armata di ragazzi dai 15 ai 19 anni. Circondano qualcuno seduto per terra: mio cugino. Ha un occhio socchiuso, violaceo, un taglio sul sopracciglio e uno sul labbro, le mani legate da un pezzo di corda, una ferita aperta sulla guancia. Alla sua vista, arretro, finendo addosso a Quentin, che mi posa una mano su un fianco. Continuiamo ad avanzare lentamente, le mani in alto per mettere in evidenza che non abbiamo armi, ma mentono, i miei amici mentono: tra i pantaloni e la maglietta nera di Lauro, si nota la sagoma di una pistola, così come in quelli di Luca. Deglutisco, mentre ci avviciniamo ancora alla gang, che è addirittura armata. E continuo a non capire perché siamo qua, in che casino mio cugino si sia cacciato. Inizio ad intuire qualcosa quando Lauro comincia a parlare in codice con Luca ed uno dei ragazzi, ma è ancora tutto poco chiaro. Liberano, però, Edo, mentre zoppicante si dirige verso di noi. Lo abbraccio forte, lo sostengo e lo riportiamo in macchina, dove si addormenta.
<Noi...>comincia Achille. <Noi traffichiamo droga e anche armi, alcune volte organizziamo anche rapine. Ti prego non dare di matto>
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Leggenda al quartiere/Achille Lauro
Fiksi PenggemarHo bisogno di te che mi dica "non lo fare, ti prego".