Erano passate da poco le 2 e io, per la millesima volta, mi rigiravo nel letto, proiettando le immagini della discussione tra mia mamma e il suo nuovo compagno, discussione abbastanza violenta che, secondo me, in qualche modo, avrebbe coinvolto anche Elena. Sbuffai, scalciando la coperta e aprendo l'armadio, cercando dei leggins e una felpa che mi facesse caldo. Indossai il tutto, infilandomi le scarpe e raccogliendo alla meglio i capelli in una specie di coda. Riesco ad aprire la porta, ma facendo un casino terribile. Sperando di non aver svegliato nessuno, corro sulle scale ed esco di casa. Mentre il freddo della notte mi avvolge, sento dei passi dietro di me e una voce, ormai praticamente familiare, che mi chiama, roca e assonata, con tono di rimprovero, mentre imperterrita mi dirigo verso casa mia. La sua voce continua a chiamarmi, come una litania lontana, si confonde con i rumori delle macchine che circolano di notte, cani che abbaiano, gatti affamati che miagolano. Velocizzo il passo, volendo arrivare da mia sorella il prima possibile e volendo seminare Achille. Era da ormai quasi 2 settimana che stavo a casa loro, avevo imparato a memoria i loro orari, le voci degli altri ragazzi, i momenti in cui potevo farmi vedere e gli altri in cui, invece, dovevo rimanere chiusa nella mia stanza. Erano pericolosi, quel quartiere era pericoloso e più volte mi avevano intimato di tornare a casa, ma non ci riuscivo. Mi sentivo troppo sola, il caos regnava sovrano e io avevo bisogno di studiare con un minimo di silenzio, ci tenevo veramente tanto al mio percorso, scelto quasi in memoria di mio padre.
Immersa in quei pensieri, sicuramente avevo rallentato il passo, occasione che aveva dato a treccine blu di raggiugermi e afferrarmi il braccio. Mi voltai di scatto, volendo staccarmi dalla sua presa. Aveva gli occhi chiusissimi, le treccine praticamente sfatte e una faccia tra l'incazzato e il preoccupato. 《Mi spieghi cosa ti è preso?》domandò, allentando di poco la presa, ma tenendomi sempre per il polso. 《Devo tornare a casa, devo-devo-》cercai di cacciare fuori una scusa, ma sulla punta della lingua avevo solo il nome di mia sorella, mentre la preoccupazione cresceva. Achille sospirò, mollando il mio polso. 《Ti aspetto qua, muoviti》mormorò. Lo guardai stranita, non capendo perché, da pochi giorni dopo il mio arrivo fosse così gentile...che glielo avesse chiesto Edo? Probabile.
Il pianerottolo è invaso dalle urla di mia madre, interrotte da singhiozzi, e da urla maschili e oggetti che si rompono. Giro la maniglia verso sinistra e la porta si apre. 《Cassandra prendi Elena e controlla come stia》urla mia madre, mentre il suo compagno le tappa la bocca e cerca di raggiungermi. Corro in camera di mia sorella, chiudendola a chiave e bloccandola con una sedia. 《Ele》chiamo. 《Cas?》sussurra, sbucando fuori da sotto il letto. Era in pigiama, aveva un segno delle cinque dita su una guancia e il pantalone era rotto all'altezza del ginocchio, rivelando una sbucciatura. I capelli erano scompigliati, uno zigomo violaceo. 《Tesoro, cosa ti ha fatto?》chiedo, abbassandomi alla sua altezza, prendendo uno zaino e buttando sue cose alla rinfusa. Sono terrorizzata, sento le urla di mia madre, lui che urla, mia sorella ferita. 《Mi ha dato un colpo》mormora, scoppiando a piangere. Mi carico il suo zainetto sulla spalla, abbracciandola stretta. 《Andiamo via adesso okay? Ti fidi di me sì?》chiedo, ormai anche io distrutta. Le infilo una mia felpa che trovo nel suo armadio e le metto il cappuccio. 《Posso prendere Pinky?》chiede stanca. Annuisco e lei nasconde nella felpa il suo coniglio rosa di peluche. Me la carico in braccio e riesco ad arrivare all'ingresso. Le urla si son spostate in camera. Chiudo la porta e corro, fino ad arrivare all'angolo dove Lauro mi aveva lasciata. 《Ci hai messo un-》la frase rimane sospesa in aria appena non vede Elena. 《Siamo al sicuro?》domanda lei, togliendosi il cappuccio e guardandosi intorno. 《Ciao》le sorride treccine blu. Mia sorella si dimena dalle mie braccia, scendendo e andando dal ragazzo, che se la carica in braccio e cammina. Elena si addormenta lungo il tragitto, e sorprendentemente il ragazzo cerca di farla stare comoda e al caldo.
Arrivati a casa, la posa sul divano e le toglie la felpa, notando le varie ferite. Sta fermo, impalato, e per la prima volta, dopo quel poco di tempo in cui lo conosco, ma in cui l'ho studiato veramente tanto, lo vedo disarmato, disarmato da una bambina di 5 anni con un ginocchio sbucciato, uno zigomo viola e un peluche rosa sotto braccio. Achille si siede accanto a lei e le accarezza una guancia, delicatamente. Non parla, in trance continua ad osservare mia sorella. Poggio il suo zainetto per terra, menre mi siedo sul tappetto davanti a loro.
《Lauro è tardi, ci penso io a lei》sussurro. Scuote la testa, guardandomi negli occhi. 《Prendi una coperta e dell'acqua, dormo qui》ordina e annuncia. 《Preferirei che dormisse su con me》dico schietta.
《Prendi un'altra coperta anche per te allora》dice, mentre con l'altra copre Elena. 《Perché mia sorella?》domando. 《Perché non ho saputo prendermi cura della mia》
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Leggenda al quartiere/Achille Lauro
FanficHo bisogno di te che mi dica "non lo fare, ti prego".