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È notte fonda, il letto di Lauro è freddo: lo sto aspettando da ore, ma non torna. così come Edo. La porta si apre bruscamente e nello stesso modo viene richiusa. I due ragazzi percorrono il corridoio incappucciati. Appena mi vedono sveglia e appoggiata allo stipite della porta, si tolgono e poggiano tutto. Lauro mi bacia, tremante: ha le pupille dilatate. <Dormi> mi stacco infastidita. Vado a controllare mio cugino, ma i suoi occhi sono normali. <Vi siete fatti?> sbotto. Il mio ormai ragazzo annuisce. <Solo una striscia> si giustifica. <Tu?> domando ad Edoardo. Scuote la testa, gli occhi bassi. <Non dirmi cazzate!> mormoro tra i denti. Allora annuisce. <Bene. Che cazzo avete combinato stasera> sputo ancora acida. <Abbiamo concluso della roba di droga> risponde Lauro, togliendosi le scarpe ed i pantaloni. Edoardo annuisce, anche lui iniziando a cambiarsi. <Ne riparliamo domani> sbotto, chiudendo la porta della stanza di Lauro, ormai coricato. <Amore scusa> mormora. <Lauro non devi chiedere scusa a me, ma a te stesso, ad Edoardo ed alle persone a cui fate del male> sbotto. Lui mi accarezza i capelli. <Per la coca intendo> sussurra. <Chiedi scusa a te stesso> ripeto, mentre gli ridisegno i tatuaggi con le dita. <Sei una parte di me ormai, quindi se devo chiedere scusa a me stesso, chiedo scusa anche a te> dice. Mi guarda spaventato. Gli afferro il viso tra le mani, baciandolo.

Leggenda al quartiere/Achille LauroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora