6

616 24 2
                                    

Io e Lauro non ci rivolgiamo la parola da settimane. Dopo quel giorno, tra noi due, è calato un gelo assurdo.
Elena rimase 10 giorni da noi, il tempo necessario per far sì che mia madre si rimettesse a posto. Cacciò via il compagno, denunciandolo, e poi una domenica si presentò da noi. Edo la accolse dolcissimamente come sempre, io ero contenta di vederla, ma non volevo tornare a casa: anche se si erano calmate le acque, non ci riuscivo, quella zona, quel quartiere, quella casa, non mi lasciavano vita.
《Un giorno, torna solo un giorno》mi aveva chiesto, sorreggendo mia sorella e il suo coniglietto rosa, lo zaino incastrato in un braccio. Scuotevo la testa, mentre Edo mi teneva abbracciata, sapendo quanto mi facesse male dire quel no, quanto mi facesse male essere lontana da loro. 《Mamma per favore vai, sto bene qua》mormorai, staccandomi dalla presa di mio cugino e dandole un bacio sulla fronte. Sospirò e dopo aver salutato tutti, sparì nella sua macchina rossa distrutta.
Dopo quella sera, Lauro non mi guardò più in faccia, ci parlavamo solo per le cose essenziali. "Mi passi l'acqua?" "Dove sono le coperte pulite?" "Dov'è Edo?" ma nulla di più.
Inoltre, avevo iniziato a legare con i ragazzi del blocco, quelli con cui stavo più spesso erano Luca, che aveva 19 anni, Silvio, che aveva la mia età, e Marco, che aveva poco meno l'età di Edo. Passavo la maggior parte delle mie serate in palestra con loro, mi allenavano e poi, puntualmente, andavamo in giro.
《Ma tu non studi più?》domanda Luca, distraendomi dai miei pensieri su Achille. Scuoto la testa, spiegando che sto riuscendo a concentrare tutti i compiti il pomeriggio in modo da essere libera la sera tardi. Mi dà un buffetto sulla testa, mentre il mio telefono squilla e compare il nome di mio cugino sullo schermo.
《Pronto?》chiedo, mentre Marco inizia ad urlare nel microfono, provocando le bestemmie di Edo e le mie urla mentre rido infastidita. 《Dimmi cugino》borbotto. 《Torna a casa, ora》risponde freddo e chiude.
Saluto gli altri e corro a casa.
***
《Che cazzo ci fai ogni sera con quelli》domanda glaciale il biondo, non appena metto piede nel loro appartamento e butto il borsone a terra.
《Sono vostri amici e ho legato con loro dato che vivo qua》rispondo pacata, togliendomi il giubotto. Lauro spunta dal corridoio, tiene una sigaretta accesa tra le dita, è senza maglietta, rivelando un torace completamente tatuato e una pancia piattissima, anch'essa tatuata. Si intravede l'elastico dei boxer, ma capisco che forse è meglio smetterla di fissare quella zona e torno a guardare il suo viso: le treccine son sciolte, rivelando una massa di capelli blu rovinatissimi e con la ricrescita, ha la mascella rigida, segno che è incazzato e mi osserva. 《Ti sto parlando!》urla Edo, facendomi definitivamente distogliere lo sguardo dal suo amico, che si chiude in cucina.
《Edo non vedo dove stia il problema》mormoro, mentre mi lancio sul divano. 《Sono amici, persone che frequentano la palestra e son simpatiche, lo sai che non mi mischierò alle vostre cose》continuo, mentre mio cugino rilassa la mascella, mantenendo però sempre uno sguardo incazzato.
《Per favore, stai attenta, soprattutto a Marco, e continua a studiare okay?》ni chiede, quasi in tono di supplica, mentre apre la porta della cucina e mi fa segno di seguirlo. Mangiamo serenamente, sempre in silenzio, poi io vado a farmi la doccia. Quando esco, Lauro è seduto in corridoio, la testa tra le ginocchia ossute, le cuffie nelle orecchie. Lo sorpasso, mi blocca per la caviglia. 《Facciamo cambio di stanze stanotte, non chiedermi perché》annuncia, alzandosi lentamente e mezzo abbracciandomi. Ha un profumo buonissimo e vorrei rimanere stretta così ancora per un po', ma lui si stacca e sparisce nel buio corridoio di casa nostra.

Leggenda al quartiere/Achille LauroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora