Di quella notte ricordo la confusione nei miei occhi, la preoccupazione di Edo e il terrore negli occhi di Lauro. Appena lo facemmo entrare in casa, era bianco come un cencio e respirava affannosamente, le pupille dilatatissime. Ricordo che gli tremavano un casino le mani e che io, immersa nella confusione più totale, automaticamente ero andata in cucina a versargli un bicchiere d'acqua, per poi portarglielo in salotto, mentre lui stava ancora tremando sul divano. Glielo porsi, sotto gli occhi confusi, preoccupati e sorpresi degli altri ragazzi, mentre, incurante, portavo una coperta, poggiandogliela sulle spalle. <Vai a nanna, ci sentiamo domani>mi aveva detto Edo, stampandomi un bacio sulla fronte. Mentre stavo imboccando il corridoio, Lauro aveva mormorato un "No" deciso dal divano, che mi aveva fatta gelare e voltare perplessa. <Rimani>continuò, poggiando il bicchiere, ormai vuoto, sul tavolo davanti al divano. Tornai indietro, sedendomi accanto a lui, mentre, sotto la coperta, mi afferrava la mano, facendo intrecciare le sue dita scheletriche e colorate di inchiostro nero, alla mia mano, in confronto alla sua microscopica, e bianchissima. Prese ad accarezzarmi le nocche, mentre sentivo che i suoi nervi si rilassavano, così come la sua mascella che, da rigida, era morbida, le labbra semi aperte e la testa posata sulla testiera del divano, con gli occhi semi chiusi. <Sei in pericolo qua>mi disse per la millesima in quel mese in cui mi ero trasferita da loro. Sollevai le spalle, incurante. <Sono serio, Cassandra torna da tua sorella e tua madre, qua sei molto a rischio, siamo minacciati ogni giorno>mormorò con tono più duro. Mi voltai fissandolo, mentre irrigidiva la mascella. <Ma mi ascolti quando ti parlo?!>mi ammonì ancora, staccando le nostre mani intrecciate, provocando una mia smorfia. <Sì Lauro. Non ti rispondo perché so quale sia la situazione, ma non voglio tornare a casa, quel posto non è casa mia>replico, facendo poi uno sbadiglio. Ricordo di aver controllato l'ora del telefono e di essermi sorpresa che fossero solo le due. <Non è neanche questa casa, se proprio dobbiamo dirlo>continuò treccine blu pungente, togliendosi le scarpe e coricandosi sul divano con ancora la mia coperta poggiata sulle spalle. Ne presi un'altra e la poggiai sui suoi piedi, per poi risedermi, questa volta davanti a lui, per terra, ascoltandolo mentre mi parlava. <Edo è casa>risposi, quasi sussurrandolo. Non me n'ero mai accorta fino a quel momento, quanto mio cugino fosse fondamentale, quanto fosse ciò che veramente significava per me casa e famiglia. Mi passarono tutti i bei momenti assieme, tutte le volte in cui mi ero rifugiata da lui, tutte le volte che lui mi spronava. Lauro stava zitto, non proferì più parola dopo quella frase. Sospirò soltanto. Mi alzai dal tappeto. <Buonanotte Achille>mormorai, lasciandogli una mezza carezza sui capelli. <Buonanotte Cas>disse, accarezzandomi la mano.
Buone vacanze e buon Natale in super ritardo❤️
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Leggenda al quartiere/Achille Lauro
FanfictionHo bisogno di te che mi dica "non lo fare, ti prego".