Talisa pov's
Guardavo fuori dal finestrino per non incrociare lo sguardo di javier che ero sicura fosse su di me. Perché mi fissava? Cercai di non pensarci e godermi le strade di Roma.
"Autista, posso chiederle un favore personale?" ad un certo punto javier ruppe il silenzio tra noi.
"Dimmi pure?"
"Sarebbe possibile tagliare per il centro prima di arrivare all'hotel?"
Il centro? Che aveva in mente ora. Mi voltati
"Che stai facendo ?" risposi incazzata
"Devo fare una cosa"
"Ragazzi io vi posso lasciare su una via vicino al centro e da lì però dovete proseguire da soli. Non tornerò a riprendervi." disse l'autista.
"Non importa troveremo un modo per tornare"
"Senti ma che fai. Mi scusi signore io non c'entro mi porti all'hotel" ancora non capivo che aveva in mente javier.
"Perfavore un po' di fiducia" ebbe il coraggio di dirmi.
"Scendete qui"
"Perfetto, la ringrazio. Dai vieni."
Mi intimo javier dal marciapiede
"No. Le ripeto che io devo andare all'hotel"
"Signorina non ho tempo da perdere, ormai non ci torno all'hotel deve scendere o la riporterò agli studi". Cazzo. Decisi di scendere, avrei trovato un modo per arrivare all'hotel da sola.
"Ma si può sapere che cosa ti sei messo in testa, che ci facciamo qui. È buio e dovremmo prendere un bus per arrivare all'hotel. Poi sono tutta sudata, sono in pessime condizioni con questo borsone del cazzo. Ma che ci facciamo qui?" mi sfogai.
"Hai finito?" Mi guardò "andiamo a cena, ecco che ci facciamo qui"
" A cena? Ma tu sei pazzo totale" risposi mentre già cercavo gli orari dei bus sul cellulare.
"Il prossimo passa tra 2 ore, abbiamo tutto il tempo" .
Dovetti arrendermi, stavo morendo di fame, ma la compagnia non era delle migliori.
Mi scrivettero Martina, Gaia, Francesco e anche Giorgia chiedendomi dove fossimo finiti.
"Senti javier, ci cercano i ragazzi, che dovrei dire"
Mi prese il cellulare tra le mani, come sfondo avevo una foto con mia sorella Kendra.
"Figa tua sorella.... allora vediamo... torno per le 11:30... perfetto" mi restituì il telefono.
"Ma si può sapere che fai? A chi hai scritto? A FRANCESCO! sei pessimo"
"Andiamo dai"
Trovammo il Mc Donald vicino alla piazza centrale e ci fermammo. Certo che javier mangiava tantissimo.
"Allora senti Talisa, mi dispiace veramente per quello che ho detto ieri. È così. A volte non penso mai prima di agire o aprire bocca"
"Mi hai portato qui per rivangare su questo?"
"No siamo venuti qui perché mi andava"
"Sono orribile, sudata, puzzo e sono in tuta e sono qui perché a te andava?"
"Perché ti costruisci queste barriere, perché non ti lasci andare. Fregatene di quello che pensano di te"
" puoi stare tranquillo che me ne frego"
"Perché non mi parli un po' di te?"
"Non c'è molto da sapere su di me, non mi piace parlare di me e basta"
"Okay facciamo un gioco, io dico una parola e tu pensi ad un momento della tua vita e me lo racconti"
Non capivo tutta questa sua gentilezza, stava sfoggiando con me tutto il suo fascino e il suo savoir faire, tipico degli uomini convinti. Non aveva ancora capito che con me non attaccava.
"Persone" e addentó il panino.
"Non mi piacciono"
"Non ci credo"
"È così" risposi "non mi fido della gente, la gente ti fa stare male, va a finire che tu ti apri con qualcuno e poi lui usa tutte le tue debolezze contro di te. Non mi fido e basta."
"Eppure hai degli amici"
"In America ne avevo, ma... senti non mi va di parlarne"
"Vedi che lo hai rifatto... ti rifiuti"
"Mi rifiuto perché non mi fido di te... insomma guardaci, che ci facciamo qui?"
" non ti fidi di me o sei spaventata all'idea di poterti fidare di me?"
In realtà ero spaventata da quel ragazzo e basta. Mi spaventava l'idea che qualcuno potesse interessarsi al mio passato, che qualcuno volesse conoscermi davvero. Aveva toccato un tasto debole, ma non volevo mostrami tale, non davanti a lui.
"Io ho finito, possiamo tornare ora?"
"Va bene, andiamo"
Riuscimmo a prendere un bus, era pieno, ma trovammo un posto a sedere e lui mi fece cenno con la mano.
"Prego" . Mi sedetti e lui si posizionò a fianco a me reggendosi sul palo del bus.
Mi porse la mano come se io dovessi stringerla.
"Che c'è?"
Prese la mia mano e me la strinse.
"Piacere sono javier rojas, ho 22 anni, sono cubano. Mia madre e mio padre sono già in pensione, hanno lavorato tutta la vita per potermi pagare le lezioni di danza, ma lo hanno fatto perché mi amano. A volte mi sembra di non essere mai abbastanza grato della fortuna che ho avuto. Sono ad amici perché vincere per me significa aiutare la mia famiglia economicamente. Ballare è la mia vita , la danza è l'unica donna che io abbia mai amato. Mi piace la pizza, il cibo italiano è ottimo. Amo le persone, ma non mi fido facilmente, mi piace fare festa e mi piace flirtare. Sono un pessimo giocatore di calcio e odio essere contradetto"
terminó lo sproloquio e mi guardò dritto negli occhi. Qualcosa si mosse dentro di me...dovetti distogliere lo sguardo.
"Ora mi conosci, dimmi qualcosa di te"
STAI LEGGENDO
Talisa&Javier: odio e amore
RomanceLa storia parafrasata di talisa e javier, ballerini di amici 19. Buona lettura