È più complicato del previsto

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Javier pov's
Erano passate già tre settimane dalla nostra conversazione quella notte e dalla chiacchierata al bar. Io e talisa eravamo amici, per davvero. Se devo essere sincero lei era l'unica amica femmina che avevo.
Era bello non affrontare tutto da soli. Il percorso ad amici è un continuo vortice di emozioni che ti travolge; ogni giorno poteva essere l'ultimo nella scuola e sapere di avere un compagno di viaggio che è pronto a dirti quanto sei forte ed incoraggiarti è una cosa davvero bella.
A Cuba avevo tanti amici, ma quelli veri si contavano sul dito di una mano e Roma mi ero sentito subito come in famiglia. Avevo conosciuto Jacopo e poi avevo conosciuto lei. Talisa mi rendeva davvero migliore, mi obbligava ad esserlo senza chiederlo e ogni giorno che passavo in sua compagnia mi era sempre più difficile resisterle, ma pur di non farla scappare ancora, di non perdetela la accettavo anche se solo come amica.

"Jacopo muoviti cazzo è tardissimo"
Controllai il cellulare. Le 7:50.
Alle 7:45 dovevamo già essere nella hall.
C'era un messaggio di talisa. Mi faceva sorridere ricevere una sua notifica.
""Dove siete? Ragazzi stiamo per partire""
"Eccomi" Jacopo uscì dal bagno.
"Forza usciamo"
Le mandai un vocale dicendogli che stavamo correndo il più possibile e di aspettarmi.
Scesi l'ultima scalinata e mi ritrovai davanti talisa seduta su una delle poltrone assieme a Stefano.
Mi fermai all'ultimo gradino per guardarla. Ancora non realizzavo che tra noi la situazione non erano più tesa. Era bella anche di mattina con i felponi e i pantaloni della tuta.
"Ti muovi o no? Io e Stefano siamo rimasti ad aspettarvi, ma dovremmo correre ora".
Si precipitò fuori dall'hotel e iniziò a camminare speditamente.
"Non arriveremo mai in tempo, non dovevo aspettarti. Sei sempre il solito" mi urló.
"Guarda che è colpa di Jacopo" dissi fulminandolo.
"Si quoto è colpa mia questa volta".
Stefano mugugnó qualcosa, probabilmente si stava lamentando come sempre.
Talisa era 10 passi avanti a noi.
"Forza correte siamo quasi arrivati"
"Raga no non ce la faccio aiuto" Stefano si trascinava assonnato, con il suo borsone.
Io scattai e raggiunsi talisa.
Entrammo a scuola quasi simultaneamente ed entrambi afferrammo la maniglia della porta. La sua mano si poggió sulla mia. Scossa elettrica.
La ritiró subito.
Aprii la porta.
"Prima le signore"

Qualche ora dopo
"Ragazzi come sapete questa è una scuola, ma ogni giorno potrebbe l'ultimo. Per questo oggi consegnerò delle maglie di sfida ad alcuni di voi" disse Rudy.
Silenzio tombale. Ero seduto nei divanetti di fronte a talisa. Lei mi prese le spalle e strinse fino a farmi male, ma la lasciai fare.
"Giulia, Stefano, Giorgia, Jacopo e Talisa".
Era in sfida. Prima o poi sarebbe successo a tutti. Molló la presa dalle mie spalle.
"Domani avverranno le sfide. In bocca al lupo"
Zerby abbandonó la sala. Mi girai subito verso talisa.
"Ce la farai.."
"Non dirmi nulla ti prego" si alzò e scomparì in spogliatoio. Avrei tanto voluto darle il sostegno che lei dava sempre a me. Ricordarle la sua straordinaria bravura, ma me lo impediva sempre e non capivo perché. Odiava essere consolata.
La seguii.
"Talisa parla con me.. ti farà bene sfogarti"
"Voglio rimanere da sola ora".
Faceva sempre così, odiava mostrarsi debole, odiava aprirsi con gli altri.
"Come vuoi".
Ero amareggiato.
Questa volta però non avrei lasciato perdere. Insomma eravamo amici no? Perché non si sfogava con me?
Decisi cosa fare.
"Martina posso parlarti?" . Sapevo quanto fosse legata a talisa.
"Dimmi javier"
"No... ecco io mi chiedevo ... se talisa ti parla mai di lei, del suo passato... si insomma della sua vita prima di amici. Oppure si sfoga mai con te quando è frustrata?"
Martina mi guardò perplessa.
"Sai che in realtà no. Spesso le racconto di me, lei mi da dei consigli, ma quando le chiedo di sfogarsi cambia sempre discorso ... e dice di star bene e di voler passare del tempo da sola....".
Tipico di Talisa.
"Ti piace eh?... ti piace proprio.. si vede lontano un miglio. Perché non glielo dici e basta?".
Martina mi diede una spintarella, ma le sue parole mi allarmarono.
"Siamo soltanto amici e lo sapete tutti, le voglio bene e mi preoccupo... mi preoccupo per lei.."
"Va bene va bene, non ti agitare. Vai traaa"
Me ne andai a lezione.

Dopo qualche ora mi ritrovavo disteso sul divanetto in sala relax a ripassare delle dispense per la Celentano quando talisa comparve dalla porta di entrata con addosso una felpa rossa e la scritta "sfida". Si sedette accanto a me.
La ignorai.
"Mi ignori ora?".
Rimasi ancora in silenzio così fece dondolare i suoi capelli lunghissimi sulla mia faccia facendomi il solletico. Vedevo il suo volto sopra il mio.
"Lo sai che ti seccherò finché non mi risponderai, vero?"
Non resistetti. Scattai e la presi per i fianchi e la feci cadere su di me.
"Smettila subito".
Poi entrambi rotolando precipitammo dal divanetto.
"Aiaaaa...". Si lamentó.
Ma io non riuscivo a smettere di ridere. Ci alzammo dal pavimento e i suoi occhi furono dentro i miei. Verdi, profondi, che studiavano ogni dettaglio.
Ardevo sotto i suoi sguardi.
La presi per un braccio e la portai al mio petto e la strinsi a me. Lei ricambió l'abbraccio. Momento perfetto. Ma si staccò subito.. e divenne fredda.
"Io... è meglio se vado.. tra poco ho lezione..".
In quel momento entrarono alcuni cantanti che avevano terminato la lezione con la Pettinelli. Talisa si voltò nella loro direzione con sguardo assente.
"Talisa non hai lezione ... ".
Perché si comportava sempre così. Non potevo fare una scenata, non eravamo soli.
"Si... Timor mi aveva detto di raggiungerlo in sala.. d-devo andare".
La presi per la mano tentando di essere meno palese possibile. Mi guardai attorno, ma nessuno ci stava osservando.
"Perché fai così. Siamo amici ormai. Con me puoi parlare". Tentai di avvicinarmi, ma lei prese la mia mano e la staccò dalla sua.
"Devo andare ora.. sul serio" e sparì dietro alla porta.
Stavo uscendo di testa.

Talisa&Javier: odio e amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora