Javier pov's
Perché doveva essere sempre tutto così complicato. Non mi sono mai piaciute le cose complicate, ma lei era diventato il mio rebus preferito. Non riuscivo a lasciarla andare , ad ignorarla anche se mi fossi imposto di farlo. Quel bacio, quel maledetto bacio che ci siamo dati.. non me lo riuscivo a togliere dalla testa. Quanto avrei voluto farle sapere che dietro quel bacio si celavano tutti i miei desideri repressi, le mie insicurezze, la mia voglia di starle accanto.
Qualcuno entró in stanza. Era Jacopo.
" hei "
"Ciao Jacopo, scendiamo per cena ?" dissi alzandomi dal letto e prendendo il pacco di sigarette sul tavolo.
"Javier, guardami un secondo perfavore"
Mi voltai verso di lui.
"Lo sai che sono un coglione, ma credo nell'amore, credo nel potere che ha di cambiarci, di renderci persone migliori. Io non lo so che ti sta succedendo, ma quello che è accaduto oggi in studio è.."
Sbattei il pugno sul tavolo.
"Cristo Jacopo volevi dirmi questo? Sul serio?" Non so perché reagii così, ma Jacopo stava scalfendo la mia corazza.
"Ammettilo, javier , prima o poi sarebbe successo. Nessuno rimate playboy per sempre. Sarebbe arrivata qualcuna che ti avrebbe fatto perdere ogni sicurezza, cogli questa occasione"
"Stronzate da sfigati, l'amore ti fa soffrire, ti toglie respiri, finché non diventa soffocante e poi ti si spezza il cuore..." mi fermai prima che fosse troppo tardi, strinsi i pugni.
"E poi lei non fa per me".
Continuavo a convincere me stesso che quella ragazza fosse solo una variabile, mi stavo creando un castello di carte che non avrebbe retto ancora a lungo. Jacopo mi si avvicinò e mi mise una mano sulla spalla e con voce pacata mi disse: "dai bro scendiamo"Quella sera rinunciai al club e passai un po' di tempo in terrazzo. Si vedeva Roma illuminata, la movida notturna, era tutto così bello. Più di una volta dall'inizio del mio percorso ad amici mi chiedevo se quel posto fosse per me, se era la scelta giusta e ogni volta non mi sapevo rispondere.
Cuba non mi mancava, avere le ragazze ai miei piedi non mi mancava, il sesso occasionale non mi mancava, quello che invece mi mancava veramente era una persona che colmasse il mio vuoto nel petto che aveva da sempre riempito in parte la danza. Solo qui me ne ero reso conto e mi odiavo per pensare cose simili. Non avevo mai pensato di potermi innamorare di qualcuno. Da ragazzino ero ingenuo e credevo a tutte queste cavolate.. poi crescendo imparai ad essere stronzo, ma ero così stanco di recitare quella parte.Ero disteso sul letto quando Jacopo entró in stanza improvvisamente ridendo come un perfetto idiota, palesemente ubriaco.
Barcolló fino al mio letto e mi saltó addosso.
"Fai piano coglione" gli urlai sottovoce spingendolo giù dal letto.
"Che serata da pazzi, siamo tutti ubriachi neri.." . disse lui disteso a pancia in su e fissando il soffitto.
Non so perché il mio pensiero andò immediatamente a Talisa.
"State tutti bene ?" chiesi con un filo di preoccupazione nella voce.
"Se stiamo bene..... Gaia straparla, Martina urla e talisa non la smette di vomitare... spero sia arrivata in stanza senza fare un lago in corridoio" Continuó a ridere. Ma io non lo stavo più ascoltando.
"Dov'è ora ?"
"Chi?"
"Lei dov'è? "
"C'è già Francesco... ti ho detto che ti devo svegliare".
Mi misi le scarpe e indossai una maglia, la giacca e mi precipitai fuori dalla porta. In stanza non c'erano. Scesi rapidamente le scale e li vidi in parcheggio. Talisa con la testa sul cestino e "occhi di cielo" che le teneva i capelli. Gaia e Martina ridevano e urlavano e Giorgia saltellava qua e là. Che scena pietosa.
"Talisa ma è possibile che non reggi mai nulla? "
le disse Giorgia appena mi vide.
Mi avvicinai.
"Ooooooo arriva l'eroe" replicó Gaia.
Francesco si voltò nella mia direzione.
"Non abbiamo bisogno di te".
"Invece sì, è svestita, prenderà freddo. Dov'è la sua giacca?"
"Ci sono già io, si può sapere che vuoi. Vai a trattare male qualcun'altra"
Quelle parole di Francesco furono laceranti, ma non me ne sarei andato. Giorgia mi piombó addosso come una vera arpia.
"Ma cosa ci trovi di così speciale in lei?".
La scostai con una spinta.
"Ho chiesto dov'è la sua giacca?".
Talisa alzó la testa.
"L'ho lasciata al club. Me la sono scordata".
Mi tolsi immediatamente la mia e gliela porsi.
Lei si rifiutó di prenderla.
"Mettila ora" le ordinai.
"Non mi puoi comandare, faccio come voglio" e si staccò anche dalla presa di Francesco. Ma perse l'equilibrio. La afferrai appena in tempo.
"Mettiti la mia giacca, ti prego" .
Riuscii a fargliela indossare. Gaia e Martina intimarono a Francesco di salire con loro, mentre avevo fatto sedere talisa sul muretto.
Lui dopo un po' cedette e sbuffando le seguì assieme a Giorgia.
"Ma è possibile che tu debba sempre vedermi nei momenti peggiori" mi disse con voce impastata.
Ciondolava sul muretto e avevo paura che cadesse così le misi le mani attorno alla vita.
"Perché sei venuto qui? Perchè continui a preoccuparti per me ?".
Aspettai a risponderle, per un tempo che mi sembró infinito. Il giorno dopo non si sarebbe ricordata nulla della nostra conversazione.
"Perché non riesco a starti lontano"
"Che bugiardo. Mi vuoi nel tuo letto non è vero? Se ti dicessi che puoi avermi?".
Respirai a fondo, stavo perdendo il controllo. Le presi il viso tra le mani e lo avvicinai al mio.
"Tu davvero non capisci? Perché devi essere così riduttiva? Io non riesco a prendere le distanze da te e questa cosa mi sta uccidendo. Vorrei farlo credimi" la voce mi si strozzó in gola.. sentii gli occhi bruciare è il condotto lacrimale cedere. Le sue iridi erano sulle mie e ancora una volta avrei voluto fermare il tempo. Continuai:
"Lo sai perché ti ho baciato? Perché avevo bisogno di farlo, lo volevo così tanto e non mi pento di questo. Non so cosa mi stai facendo, ma non mi controllo più, non sono lo stesso e credimi avrei voglia di baciarti anche ora.. anche domani, anche tra un mese" .
Ormai i nostri volti erano a pochi centimetri di distanza, le mie mani sulle sue guance, i respiri sincronizzati.
"E allora fallo..." la sua voce spezzo il breve silenzio tra noi.
"Fallo" si fece più fioca e rotta dal pianto.
Il mio groppo alla gola crebbe ancora.
"Non posso farlo" dissi vicino al suo orecchio "non così".
Sapevo che domani non si sarebbe ricordata assolutamente nulla e mi faceva male sapere che probabilmente nemmeno la nostra conversazione gli sarebbe rimasta. Per la prima volta mi ero mostrato debole con lei, le avevo detto quello che sentivo, ma era troppo ubriaca per averlo capito.
Mi appoggiai con la testa alla sua spalla e lei mi strinse forte.
"Hai la pelle d'oca. Rientriamo fa freddo"
"Non è il freddo. Sei tu."
Talisa si staccò da me in preda ad un'altro conato di vomito. Le strinsi i capelli perché non si sporcassero. Poi lei si riappoggió al mio petto.
"Forza coraggio entriamo, domani starai meglio" dissi sospirando.
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Talisa&Javier: odio e amore
DragosteLa storia parafrasata di talisa e javier, ballerini di amici 19. Buona lettura