3. Cetrioli e zucchine

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Probabilmente entrare nel mio ufficio come se fosse un bagno pubblico è diventato il passatempo preferito di tutti, perché infatti adesso mi ritrovo Olivia al mio cospetto che piagnucola, ma non ne ho ancora capito il motivo.

"Ma ti rendi conto?" Sospira fissandomi con gli occhi fuori dalle orbite.
"Ashley, mi stai ascoltando?" Sbotta battendo le mani sulla scrivania.

Alzo gli occhi da una fattura, ravvivandomi i capelli con un movimento della mano.
"No." Sorrido annoiata incrociando le gambe sul ripiano di legno della scrivania.

"Me ne ero accorta." Mi scimmiotta incrociando le braccia al petto, in un chiaro segno di offesa.

Sospiro passandomi una mano in viso, poi controllo l'ora dal piccolo orologio che ho sistemato sul muro, vicino ad una foto di un Santiago di pochi mesi.

Sono solo le 4.15p.m.

"Scusa, oggi non è proprio giornata." Stropiccio un sorriso stanco, cercando di mettere in ordine i vari flash del suo monologo.
"Puoi ricominciare. Questa volta ti ascolto."

Il pensiero di Sofia mi perseguita da giorni.

E pensare che dovrebbe essere Ethan quello a preoccuparsi di più.

Mi guarda preoccupata mordicchiandosi un labbro. "Io e Ryan abbiamo fatto sesso."
I miei occhi si spalancano, e quella leggera sensazione di sonno scompare.

"Mi avevi detto che dopo..." Mormoro afferrando la pallina anti-stress che mi ha regalato Alexa per il mio onomastico, cioè: l'onomastico del mio secondo nome.

"Lo so quello che avevo detto, ma non l'avevo programmato. Ci siamo trovati in quel locale sulla Avenue, quello dove ci sono i ballerini di tango e, una cosa tira l'altra e ci siamo ritrovati nel suo letto." Sospira mentre le sue guance prendono una leggera sfumatura di rosso.

"Complice anche il Margarita che avevo bevuto." Come se questo potesse, in un qualche modo pararle il fondoschiena.

"Senti, lungi da me giudicare, ma non voglio vederti soffrire ancora, e non vorrei doverti prestare il mio salotto un'altra volta." Mi lancia un'occhiataccia, nonostante sappia molto bene che ho ragione.

"Lo so, e mi scuso per aver occupato abusivamente il tuo salotto. Ma lo sai anche tu che da quella volta non mi è poi così indifferente, e viceversa." Mi punta un dito contro come se stesse cercando di mettermi paura.

"E neanche il suo cetriolo ti è poi così indifferente." Ghigno malefica ricevendo un'occhiata di fuoco.

"Ripetimi com'è andata. Magari c'è un modo per fartela passare." Sospiro sventolando le mani in aria, sentendo un'improvvisa scarica di energia percorrermi le vene.

Sono stanca di dover fare da psicologa a Olly e a Ryan, per una situazione del genere.

"Cosa c'è da ripetere, mi sono ubriacata, ci siamo baciati e in un batter d'occhio mi sono ritrovata la sua zucchina tra le gambe." Modo più diretto di dirlo non c'è.

"Non intendevo quello." Sospiro non riuscendo a trattenere una risatina.

Dio, non volevo sapere questi dettagli.

"Ma quello che lo ha preceduto: se c'è stata una conversazione, un contatto fisico, se avete ballato." Mi spiego meglio, cercando di rimuovere l'immagine di loro due che fanno sesso.

"Ah si. Beh c'è stato un gioco di sguardi, poi mi ha offerto il Margarita, dopo abbiamo ballato..." Mentre che attendo che continui a parlare, sistemo a sistemare quasi in modo ossessivo, gli evidenziatori sulla scrivania.

Para la Vida y Para SiempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora