13. Puoi scappare di nuovo

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Ho sempre adorato andare in Colombia. Se mia nonna mi sentisse adesso probabilmente mi disconoscerebbe dopo aver urlato eresia.

Il sangue argentino non si infama, mi ha sempre detto.

Credo che questa sia la prima volta che vado in Colombia sperando di rimanerci il meno possibile. Come se un rigurgito perenne fosse bloccato nel mio esofago.

Il jet di mio padre, si quello che ha nascosto alle autorità, atterra dopo 4 ore di volo, sulla pista di un vecchio aeroporto ormai dichiarato inagibile dopo dei bombardamenti mafiosi.

L'aria calda mi arriva in faccia come uno schiaffo, mentre scendo le scale. Il sole è alto nel cielo ed è così caldo che potrebbe spaccare le pietre.

Al mio fianco Ethan è completamente muto, il suo sguardo è preso nel vuoto e credo stia per esplodere.

"Andiamo." Stringo la sua mano cercando di trascinarlo verso un'auto che la polizia ci ha fornito. La polizia colombiana vive grazie a noi mafiosi/ ex-mafiosi.

"Non posso." La mia forza, al momento inesistente, viene contrastata dalla sua rigidità e tutti i miei forzi per farlo smuovere sono vani.

"Invece si che puoi. Noi possiamo farlo." Sospiro afferrandogli le guance facendo sì che i nostri occhi combacino.

"E dopo cosa succederà? Verrà seppellita come deve, e dopo?" I suoi occhi tremano e io non mi sono mai sentita così impotente.

"Dopo sarà finita. Lei avrà la sua degna sepoltura, e noi non avremo più questo peso opprimente sul cuore." Annuisco più a me stessa che a lui, ma spero di essere riuscita a rassicurarlo.

"Dopo 6 anni." Sospira stringendomi a sé. Come un sostegno, come una roccia.

"Dopo 6 anni finalmente avremo tutti pace." Lo stringo a me sperando per la prima volta che non mi abbandoni.

"Andiamo." Riusciamo a salire nella macchina e attendiamo che ci portino all'hotel dove abbiamo prenotato.

Essendo ormai ora di pranzo, non perdiamo tempo in stanza e scendiamo nella sala da pranzo.

Improvvisamente non ho più fame davanti a tutto quel cibo. Un senso di nausea mi fa tremare le gambe.

Ti prego, non adesso.

Con un po' di fatica riesco a prendere un piatto e a riempirlo con un po' di verdura e dei gamberetti fritti.

Raggiungo il tavolo e sorrido rassicurante a Ethan. Iniziamo a mangiare, ma più cerco di deglutire un boccone più sento l'impellente bisogno di rimettere.

"Tesoro, va tutto bene?" Mi chiede allarmato il biondo smettendo velocemente di bere.
"Certo, perché me lo chiedi?" Domando tremolante, cercando di ricacciare dentro il cibo.

"Sei diventata verde. Non è che..." non riesce a finire la frase che schizzo via dalla sedia sperando di riuscire a raggiungere e il bagno prima di allagare tutto.

Spalanco la porta e non faccio in tempo a chinarmi che il cibo esce. Per essere delicati.
Piego sulle ginocchia sentendo la bile ripercorrere l'esofago fino in bocca.

"Ashley." La voce trafelata di Ethan mi arriva alle orecchio tra un conato e l'altro.
"Tieni bevi." Mi porge una bottiglietta di acqua costringendomi a sciacquarmi la bocca.

Prendo un sorso poi lo risputo nella tazza del water. Lo sguardo pressante di Ethan mi mette in soggezione, così prendo tempo sedendomi per terra.

"Che succede?" Mi chiede leggermente meno agitato. Menti Ashley, menti. Non deve pensare a te in questo momento.

"Forse è stata la colazione sul jet." Ipotizzo incrociando le gambe indolenzite.
"Non è vero." Mi interrompe fidandomi cupo.

"Puoi scappare di nuovo." Borbotto ricordando cosa è successo la prima volta che ci siamo trovati nella stessa situazione.

Il suo sguardo si rischiara mentre i suoi occhi si spalancano.
"Perché non me l'hai detto?" Si abbassa alla mia altezza cercando di afferrarmi la mano, ma prontamente la ritraggo.

Ho un déjà-vu.

"Non era il momento giusto." Faccio spallucce come la cosa non mi toccasse per niente.
Diamine sono incinta, quale potrebbe essere il momento giusto per dirlo? Nessuno.

"Non era il momento di dirmi che stiamo per avere un altro figlio?" Borbotta infastidito alzandosi da pavimento.

"Te l'avrei detto..." mormoro cercando di alzarmi senza dover chiedere aiuto.
"E quando?" Domanda aiutandomi ad alzarmi senza il mio permesso.

"Alla festa a sorpresa. Ma ti hanno chiamato e non ho fatto in tempo." Decido di dire le cose come stanno davvero.

"Ah." Già. Non so cosa dire ma il silenzio tra noi credo faccia già abbastanza. I nostri occhi collidono facendo esplodere il mio cuore nel petto. Stiamo per avere un altro figlio.

Io non sono pronta.

Come se avesse capito, solo grazie al mio sguardo, mi si avvicina cauto, come con un animaletto spaurito e mi abbraccia. Stringo la sua camicia tra le mani impedendomi di piangere.

"Ce la faremo." Sussurra al mio orecchio mentre con gesti affettuosi mi accarezza i capelli.

"Grazie di essere qui." Ricopro la distanza tra i nostri volti, premendo le mie labbra sulle sue, che non perdono tempo ad assaggiarle.

"Grazie di amarmi, nonostante tutto." Dopo un ultimo schiocco di lingua decidiamo di uscire dal bagno e di finire di mangiare.

Una chiamata del colonnello interrompe il dessert, facendomi sbuffare davanti alla torta al Kinder.

"Dobbiamo andare all'obitorio. Dice che il medico legale ha scoperto qualcosa di importante." Mi informa facendomi pentire di aver appena mangiamo la torta.

Non posso vedere un cadavere senza vomitare adesso.

"Ah, e dobbiamo anche vedere il... cadavere?" Domando speranzosa in una risposta negativa.
"Credo proprio di sì." Annuisce facendomi segno di seguirlo in camera.

Perfetto, spero abbiamo un secchio per donne incinte.

Saliamo in camera a cambiarci e in mezz'ora siamo all'obitorio. L'odore di disinfettante e morte mi attraversa perfino le ossa, facendomi rabbrividire.

"Non diventano zombie." Mi ricorda Ethan cercando di sperperare la situazione, che di per se non è molto allegra.

"Ci speravo, almeno ti avrebbero mangiato il cervello." Faccio spallucce e sospiro davanti alla scritta "sala de autopsia".

Forza e coraggio, Ashley.

"Se qualcuno di questi..." indico i cadaveri nei frigoriferi. "Prende vita, non contare su di me." Preciso prima di spalancare la porta di plastica.

Che non lo avessi mai fatto.
Quello che non avrei mai voluto vedere era davanti ai miei occhi: Sofia Rivera morta stesa su un freddo tavolino di metallo.

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¡Hola chicos!
Parto col dire che di solito non scrivo capitoli che lasciano particolare suspance ma da ora in poi aspettatevene tanta.

Quindi...

Il bambino sarà maschio💙 o femmina💝?

Cosa vi aspettate in particolare dagli prossimi capitoli (oltre a tanti casini)?

Spero che la storia vi stia piacendo perché ho un sacco di idee e spero di poterla finire prima di settembre.

Detto questo ci vediamo sabato con il prossimo capitolo (che ho già scritto).

IG: @ladisagiatatumblr

Bacioni,
Sara🌻

Para la Vida y Para SiempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora