7. Avrei dovuto prendere le scale

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Dopo essere tornato dalla spiaggia, Ethan si è eclissato, letteralmente. Senza dire una parola.
Questa "cenetta" mi puzza tanto di presa per il culo.

Ma non mi faccio demoralizzare ed una volta uscita dalla doccia, decido di indossare qualcosa di comodo e uscire dall'hotel per esplorare i vari negozi adiacenti, o solo per bearmi del leggero venticello che tira.

Noto un piccolo negozietto tipico messicano e decido di entrare, per dare un'occhiata agli oggetti sugli espositori.
Il mio sguardo cade su un sombrero per bambini sui toni del rosso.

Decido di prenderlo per Santiago come regalino. Poi noto delle collane fatte di turchese e ambra e delle ciotole da portata variopinte.

Decido di prendere un po' di tutto. Almeno non devo preoccuparmi di non spendere troppo.
Quando esco dal negozio sotto lo sguardo gentile della signora al bancone non posso fare a meno di notare uno stand di tacos.

Il mio stomaco inizia a gorgogliare come se non vedesse cibo da mesi. Decido di prenderne uno nonostante siano le 6 di sera. Al cibo non si dice mai di no.

Arrivo all'hotel con entrambe le mani occupate, così decido di approfittare delle mie doti da grande seduttrice (leggere: madre frustrata) per chiedere ad uno degli addetti alle valigie di portarmi le borse al posto mio.

Fortunatamente il ragazzo che trovo sembra un neo diciottenne che ha la faccia di uno che si è appena sparato una sega, basta mostrargli un po' di pelle e i loro neuroni si fulminano.
Facile, no?

No, perché io mi sento terribilmente in imbarazzo, di solito questo lo fa Alexa o Olivia, non di certo io.

Approfitto dei pantaloncini che indosso per tirarli un po' più su del solito e mi ravvivo un po' di capelli. Che cosa si fa per pigrizia.

"Scusa..."Mi avvicino con fare seducente, anche se mi sento un'idiota.
"Hola, mamacita." Dopo questo mi pento della mia decisione.

Faccio finta di non aver sentito quello che ha detto, nonostante lo abbia urlato e la ragazza alla reception si sia sbattuta una mano in fronte, per la vergogna.

"Potresti aiutarmi a portare quel borse della mia suite?" Sorriso sfiorandogli "per sbaglio" (credeteci) una mano, nell'intento di porgergli le borse.

Dopo questo dovrò farmi un bagno nella fontana di Trevi, altro che acqua santa. A me serve un miracolo.

"Tutto per una bella signora." Non so se offendermi per il fatto che mi abbia definito una "signora" o se vergognarmi per l'occhiolino che mi ha appena schioccato.

"Grazie mille." Decido di mettere fine a questo orribile teatrino dirigendomi verso l'ascensore.
Di certo non mi farò quindici piani di scale a piedi.

Aspetto pazientemente che le porte dell'ascensore si chiudano, mentre sento lo sguardo viscido del ragazzo addosso.

"Sa, l'ho notata appena è entrata nell'hotel, sembrava risplendere di luce propria, come una stella." Probabilmente adesso mi rifilerà anche il complimento che dice che mio padre ha rubato le stelle per mettermele al posto degli occhi.

Che detta così è solo inquietante come frase.

"I suoi occhi sono brillano come delle stelle, suo padre era un ladro?" Cosa avevo detto? Decido di divertirmi un po' prendendolo in giro.

"Si, era un ladro." Annuisco facendolo rimanere di sasso. Non te l'aspettavi, chico.

"Ehm..." Sorride imbarazzato. "Non intendevo davvero, la mia era solo..." Balbetta sotto il mio sguardo divertito, è così ingenuo.

Para la Vida y Para SiempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora