CAPITOLO 5

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Comunque gli do corda, facendogli cenno di accomodarsi sul letto accanto a me, mentre io, seguendo ormai i soliti gesti abitudinari inizio a sbottonarmi la camicetta.
~ No… ti prego ~ mi ferma con la mano.
Ma cosa vuole? Perché continua a recitare?
~Allora, signor Conte di che cosa vuoi parlare?~ domando, studiandolo con lo sguardo e dandogli del tu.
Mi sembra a disagio, vuole fare adesso anche il timido??! 
Inizia però a parlare
~Quanti anni hai?~
~ Venticinque~
~ Oh dio!~ questa esclamazione l’ho sentita molto spesso, il contesto però è diverso.
~ E’ un numero come un altro~ ribatto, inarcando un sopracciglio.
~ No che non lo è. Sei così giovane…~ schiocca la lingua, disapprova. Disapprova?
~Chi è che ti costringe?~
~Chi è che ti costringe a essere il Presidente del Consiglio?~ chiedo di rimando, non mi piace parlare di me, non sono abituata a tutto questo, perciò le domande personali mi disorientano, ecco.
~Nessuno, amo e sono fiero di quello che faccio.~
~Non può essere altrettanto per me?~ gioco con un anello
Scuote la testa.
~ Credo tu lo sappia meglio di me~.
~Lo so sicuramente meglio di te. Non sai niente di questa vita. E non ti sarà di nessuna utilità saperne di più. Ma… ormai che sei qui…~ mi avvicino, ma vengo di nuovo respinta.
~ Per favore! ~quel tono di supplica è così strano. Sospiro e mi abbandono sul letto. Lo guardo con una un po' rabbia e dico
~A che gioco stai giocando?~
~Non sto giocando. Sono davvero qui per parlare.~
Se qualche giorno prima mi avessero detto che io, una puttana, sarei andata in bianco gli sarei scoppiata a ridere in faccia...
Allora non mi resta che ridere e mettermi comoda.
~E perché, di preciso?~

UN LAVORO SPORCO: •Giuseppe Conte Fanfiction•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora