Apro gli occhi e vedo che siamo a Palazzo Chigi.
Entriamo in silenzio e saliamo nella stanza. Qui dentro è tutto bellissimo e questo mi fa sentire a disagio, inadatta.
Lui mi prende per mano e mi porta sul terrazzo, e, quasi fosse tutto calcolato, in quell’istante iniziano i fuochi.
~ Da qui c'è una vista meravigliosa!~ dico dopo un po’.
~Come mai non sei uscita a festeggiare?~
~Non mi andava molto…~
~Tanto meglio per me ~ sorride.
Mi riaccompagna all’interno e come al solito, seguendo gesti automatici, inizio a spogliarmi. Mi sta fissando, ma il suo sguardo è sofferente.
~Scusa, credevo…–~sono confusa, più che mortificata.
~Non l’hai ancora capito, vero?~
~Ricordo quello che mi hai detto. Colpa del letto e dell’abitudine, non c’entri.~
Sospira. Mi si siede accanto, talmente vicino che riesco a distinguere l’alternanza sul suo viso dei lineamenti duri e dolci nonostante il buio. Poggia una mano alla base della schiena e lentamente rialza la lampo. Rabbrividisco, sarà la stanchezza.
~Sei bellissima, Vale. Ma ti hanno insegnato a esserlo nel modo peggiore.~
Che il mio lavoro non sia un capolavoro di moralità, non mi è nuovo. Ma le sue parole hanno una sfumatura diversa, mi sta dicendo che neanche io c’entro, che avrei potuto cambiare.
Che forse posso ancora, perché un conto è essere un errore, un conto è essere l’errore di qualcun altro. Il mio cervello connette a fatica, ma sente a meraviglia, e in questo momento sente che vuole piangere, perché in qualche modo ci crede anche lui che qualcosa è andato storto, che i pezzi della mia vita li ha attaccati qualcun altro, e male.
E queste sensazioni cadono, cadono dai miei occhi senza freni, a volte anche i duri piangono.
Delle braccia mi stringono, l’ultima volta che sono stata stretta così non la ricordo ma ero piccola ed ero ancora qualcuno, qualcuno di talmente diverso che mi sembra di vivere il deja vù di un estraneo, eppure è così vivido…
Mi piace stare tra le sue poderose braccia, mi trasmettono sicurezza e serenità.
Piangere stanca, provare dei sentimenti stanca. E senza sapere come (e nemmeno bene dove) mi addormento.
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UN LAVORO SPORCO: •Giuseppe Conte Fanfiction•
FanfictionTratto da uno dei capitoli ~Sei una bellissima ragazza, Valentina. Ma ti hanno insegnato a esserlo nel modo peggiore.~