CAPITOLO 19

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Arriva la notte.

Le ore sono scivolate tranquille, a parte questa continua sensazione che Giuseppe voglia dirmi qualcosa…
È insopportabile, mi pizzica il corpo in ogni istante, mi sembra di avere perennemente di fronte lo studente con la mano alzata.
Ignoro la sensazione e mi corico al suo fianco nell’unico letto matrimoniale della casa, ignorare non mi viene così bene a quanto pare, ho i nervi a fior di pelle e il sonno decide già ad un primo sguardo di evitarmi.
~Sei sveglia?~ mi chiede.
Annuisco semplicemente, tanto lo so che mi sta studiando con lo sguardo, come sempre.
~Cos’hai detto al tuo capo?~
~Che un cliente facoltoso mi voleva con sé per qualche giorno. Era contento.~
~Bene.~ pausa.
~Per te non sono un cliente, vero?~
Rido.
~Presidente, non abbiamo nemmeno mai fatto sesso.~
~Lo so, ma…~
~Spero bene che tu lo sappia, sarebbe allarmante il contrario!~
Ridiamo insieme, mi guarda maliziosamente.
~… ma io non intendevo quello.~
~Non intendi mai quello che sembra~ sorrido rassegnata ma divertita, mi stendo a pancia in giù e lo guardo.
~Comunque per me sei un amico, anche se di amicizia non ne so molto.~
~Se ti può consolare, te la stai cavando niente male…~
~ Ti ringrazio~ ridiamo di nuovo, sto bene, anche se il suo sguardo pizzica ancora.
~Ogni tanto però ti spaventi ancora…~
Deglutisco. Non rispondo.
Lui insiste, ovviamente.
~Come prima. Perché?~
Sospiro.
~Avevo la sensazione  che mi stessi per dire qualcosa di importante.~
~E’ così~ annuisce lui.
~Ma non vedo il collegamento…~
~Le cose importanti non mi piacciono~ alzo le spalle.
~Non può essere solo questo.~
~Perché no?~ alzo la voce per l’ennesima volta.
~ Cosa vuoi sentirti dire, che ho vissuto in un mondo di superficialità e che ora tutto ciò che non lo è mi spaventa?~
~Se è la verità, sì.~ mi guarda più intensamente, ancora quei brividi fastidiosi.
~Io non lo so se è la verità. Non so niente. Ed è colpa tua.~lo guardo male.
~ Che vuoi dire?~
~ Se non fosse stato per te non avrei iniziato a… pensare, alla mia vita e a tutto il resto, e a capire delle cose che sono estremamente scomode per me, mi hai incasinato okay? Quindi permetterai che se sento che mi devi dire qualcosa di importante debba prepararmi psicologicamente a uno dei tuoi uragani del cazzo!~ sbotto.
Ma mi sono tolta un peso, è davvero estenuante essere scossa continuamente da ogni sua parola, anch’io ho bisogno di un po’ di calma, ogni tanto.
~Mi dispiace.~
~Tu non c’entri~ rispondo semplicemente. Gli volto la schiena e guardo fuori dalla finestra.
~Vorrei c’entrare, allora~  le sue braccia forti mi cingono la vita, riesce nuovamente a cogliermi impreparata. Però non lo respingo, anzi mi faccio più vicina a lui, pur continuando a dargli le spalle. Sospiro.
~E’ bello…~
~Che cosa?~
~ Stare qui con te.~
~Mi hai appena dato la colpa dei tuoi casini mentali… diciamo che non sei proprio la coerenza fatta persona~ ridacchia.
Mi giro nel suo abbraccio e siamo faccia a faccia, ci guardiamo negli occhi e ci scambiamo un bacio casto.
Sia lui che io vogliamo di più, picchietta la lingua per avere totale accesso alla mia.
Adesso il bacio di casto non ha più nulla, è uno scambio di saliva, di lingue che danzano insieme, che si cercano.
Quando siamo a corto di ossigeno ci stacchiamo un po' quel tanto che basta per guardarci negli occhi. Giuseppe mi fa sdraiare sul letto e mi lascia dei languidi baci partendo dalla mandibola, scende sul collo fino all'incavo del mio prosperoso seno, mi toglie i pantaloni e gli slip e inizia a darmi piacere con le dita.
Cambiamo posizione e mi metto a cavalcioni su di lui, inizio a baciargli i lobi dell'orecchio, sul collo, lungo lo sterno fino ad abbassare pantaloni e boxer e inizio a dargli piacere con la bocca.
Quando sta arrivando al limite, mi ferma invertendo di nuovo le posizioni, finalmente ci uniamo in un solo corpo.

UN LAVORO SPORCO: •Giuseppe Conte Fanfiction•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora