CAPITOLO 10

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E’ la notte di Capodanno.

Non lavoro ma nemmeno esco, le altre ragazze mi hanno invitato a bere qualcosa ma questa sera non me la sento.
Rimango in questa camera d’albergo da quattro soldi che ormai è diventata la mia casa, in realtà lo avrei il denaro per permettermi di meglio, ma non voglio fingere di meritarlo, di essere migliore.
Qui tutto lo sporco che ho accumulato in questi anni è concesso, altrove no, purtroppo sono conosciuta per quello che faccio e ho un volto piuttosto memorabile.
Non mi vergogno facilmente, ma l’idea di rientrare in un’ipotetica casa ogni mattina sotto gli sguardi dei vicini mi dà la nausea. So di non essere più nel mio piccolo nido in Sicilia dove tutti sapevano tutto di tutti.

Guardo senza un reale interesse le dirette delle feste in tutte le città maggiori del mondo, vedo la gente e  la loro finta gioia che conosco molto bene, un bicchiere in mano capace di lavare via qualsiasi macchia, così come la bottiglia di vodka che mi tiene compagnia adesso. La bevo di rado, ma in fin dei conti ho anch’io un po’ di diritto di festeggiare.
Cado in dormiveglia, credo, perché quando mi accorgo dei colpi alla porta.
Mi alzo un po’ barcollando e vado ad aprire.
Sì, è proprio lui.
~Giuseppe!~ lo saluto con un cenno del capo e mi faccio da parte per farlo entrare.
Nota sul tavolinetto parecchie bottiglie di birra e alcune di vodka.... Mi guarda sorridendo facendo comparire delle adorabili fossette e come se niente fosse mi chiede
~Perché non esci con me?~
Scuoto la testa. Io sono la donna da nascondere, il peccato da chiudere in un armadio. Non sono fatta per stare all’aperto, accanto a un uomo così famoso e importante poi…! Non è mica un uomo qualsiasi, è uno tra le cariche più importanti dello Stato.
~ Non è il caso. Non sto bene, ho anche bevuto e…~
~Sono solo scuse.–~inarco un sopracciglio e gli indico le bottiglia vuota di vodka abbandonate per terra e le lattine, ormai vuote sul tavolino.
~Voglio che tu venga lo stesso. Per favore.~
Nessuno mi chiede mai per favore.
Annuisco, prendo una giacca per coprire le spalle lasciate scoperte dal mini dress leopardato. Mi aggrappo al suo braccio finchè non siamo dentro la jeep, chiudo gli occhi. Li riapro quando siamo arrivati.

UN LAVORO SPORCO: •Giuseppe Conte Fanfiction•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora