CAPITOLO 12

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Mi sveglia l’alba.
Di solito la odio, getta luce su cose che dovrebbero rimanere al buio, vestiti sparsi, lenzuola stracciate, io.
Ma questa mattina non c’è niente da nascondere, un letto candido e la cosa più simile a un amico sdraiata al mio fianco. Mi stiracchio con un piccolo mugugno e faccio per alzarmi, quando dei piccoli movimenti colti con la coda dell’occhio mi fermano.
Giuseppe è sveglio con gli occhi un po' assonnati, mi guarda, aspetta.
Non ho mai condiviso il buongiorno con qualcuno, non so come si fa.
~Non ti devi preoccupare di questo~.
Eh? Ops, forse l’ho detto e non solo pensato… abbozzo un sorriso.
~Devo tornare ~.
Sospira.
~Devi lavorare?~
~No…~
~Allora dove devi tornare?~
Di nuovo la sua logica impossibile da controbattere, liscia e semplice. Mi strappa un sorriso, di solito così raro a quest’ora. È triste, però. Estraggo una delle mie targhette con su scritto il mio nome dalla scollatura e la fisso.
~Da lei.~
Possibile che il mio equilibrio sia stato spazzato da un paio di chiacchierate con quest’uomo? 
Pensieri scomodi e insoliti mi prendono a schiaffi, stamattina più del solito e mi dicono…
~Non sei un nome su una targhetta, Vale. Non puoi farti rubare l’identità da questa. Non le devi niente, esisti anche senza di lei e lo sai.~
Ecco, appunto.
Il suo tono è forte e carico di emozioni e viene accentuato da un rumore metallico: ha spezzato la targhetta.
Prendo in mano i due frammenti e li riunisco, lui me la toglie di mano e mi costringe a guardarlo.
Non mi piace essere guardata negli occhi, sarà perché non ne sono abituata… ad ogni secondo che passa, mi sembra di sentire tante piccole targhette spezzarsi e io rimango senza fiato, io e la mia anima non abbiamo molta confidenza, ci voltiamo le spalle a vicenda quotidianamente eppure adesso la sento bussare, la sento premere, la sento urlare.
Ovviamente scappo.

UN LAVORO SPORCO: •Giuseppe Conte Fanfiction•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora