CAPITOLO 17

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Passiamo la giornata insieme.

Mi ci vogliono parecchie ore per liberarmi degli effetti della sbronza, lui lo trova divertente, ogni tanto tira un urletto solo per stuzzicarmi sapendo che ho un mal di testa terribile…
Eppure riesce a farmi ridere, le ore scivolano via e dimentico il mio lavoro, oggi non ci sono per nessuno, solo per me e per lui. Parliamo del più e del meno, non avrei mai pensato di riuscire a passare così tanto tempo con un uomo senza scoparci eppure funziona, mi sembra sempre un po’ strano, sia chiaro, ma inizia a diventare rassicurante…
Giuseppe mi è stato vicino mentre stavo male, tutti gli altri mi vogliono solo quando sono in tiro e tutta truccata, lui, anche in questo, si dimostra il contrario degli altri.
Lo capisce. Anche nel suo mondo della politica, è abituato a essere sempre perfetto perché solo così gli altri ti accettano, è inammissibile sbagliare, essere fuori forma o semplicemente avere una giornata no.
Ad un tratto mi guarda, furbo.
~Non ti piacerebbe passare delle giornate senza questa pressione?~
Sorrido tristemente.
~ E me lo chiedi pure? Sarebbe tanto strano quanto fantastico~
Perché sì, di tutte le cose che fingo di amare nel mio lavoro, questa non fa parte.
~Allora puoi. Possiamo. Vieni con me.~

Scappiamo.
Dico a Matteo che un cliente ricco mi vuole con sé per alcuni giorni, figurarsi se obietta. Mi dà la sua benedizione, dice che è contento che sono ritornata in me.
Quando gli rispondo ~Anch’io ~, sono sincera, ma so che non capirà cosa intendo.
L’unica cosa che metto in valigia è il mio peccato, d’altronde è la tipica metafora, tutti ci portiamo dietro i nostri errori, eppure con Giuseppe a fianco mi sembrano più leggeri. Glielo dico e lo faccio sorridere.
~Cosa c’è nel tuo bagaglio?~ chiedo, proseguendo lungo il filo della metafora.
~L’ingenuità ~ risponde. Lo guardo senza capire.
~Spesso mi sono fidato troppo, ho dato troppo, ricevendo in cambio solo fango.~
~Se conosci queste situazioni, perché ti sei infilato in questa pazzia è l’unico modo per definire il nostro rapporto.
~Gli altri partono con apparenti buone intenzioni, poi si rivelano cattivi. Tu cercavi i miei soldi fin dall’inizio, è il tuo lavoro. È dopo che sei cambiata.~
~Non lo so se sono cambiata, Giu …~
Sorride, è la prima volta che lo chiamo così
~Sai cosa mi hai detto ieri sera, in mezzo ai tuoi discorsi illuminanti?~
~Cosa?~
~Che in cuor tuo non ti senti una prostituta. Che vuoi cambiare. Che vuoi imparare com’è la vita a fianco, e non al servizio, di qualcuno.~
Arrossisco leggermente.
~Beh, ero ubriaca… ~
~ No, eri semplicemente senza freni.~ osserva.
Perché quest’uomo meraviglioso non sbaglia mai?

UN LAVORO SPORCO: •Giuseppe Conte Fanfiction•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora