9) "Io non sono il tuo psicologo"

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Pov's Cameron

Appena Aurora uscì dalla camera un senso di vuoto mi invase il petto. Che fossi stato troppo duro con lei? Il fatto era che non riuscivo ancora a parlare di mia madre. Troppi dolori mi aveva inflitto in passato. Mi sfiorai involontariamente la cicatrice di dieci centimetri sulla coscia. Un coltellino svizzero che le aveva regalato Ares prima di sparire. Non riuscii a camminare per un mese, e quando ci riuscii e un giorno tornai da una seduta dallo psicologo...mi asciugai una lacrima ribelle tornando a guardare la porta. Come avevo potuto trattare così male Aurora? Voleva solo sapere. Sentii bussare alla porta <<Cameron? Vieni, è pronta la cena>>. Frank Zhang. Figlio di Marte e di Emily Zhang. Di certo il figlio del dio della guerra più pacifico che la storia abbia mai conosciuto. Mi meraviglio di quanto sembri l'esatto contrario di Clarisse. L'aspetto incute timore a prima vista, però il suo carattere è quello di un panda che mangia del bambù.

Uscii dalla stanza dirigendomi verso la cucina ma mi dovetti fermare di colpo, per non scontrarmi con un Ilaria particolarmente incavolata.
<<Tu!>> esclamò puntandomi un dito contro <<Devi venire assolutamente con me! Subito!>>. Mi afferrò il polso e, sotto lo sguardo sorpreso di Frank, mi trascinò nella stanza degli allenamenti <<Cosa ti prende, eh? Ti pare normale trattare così Aurora?!>> mi urlò contro prendendo a tirarmi dietro dei palloni da pallavolo. Li schivai tutti tranquillamente, afferrando l'ultimo con una mano <<Senti mi dispiace. Avevo intenzione di parlargli ma non so come>>
<<Dannazione voi maschi!>> esclamò esasperata tirando fuori Onda <<Siete tutti uguali! "Non so come!" Diamine quanto siete ottusi!>>. Mi attaccò lateralmente ringhiando quando schivai facilmente il fendente. Nel mentre in cui lei continuava ad attaccarmi e io schivavo facilmente i suoi colpi, l'immagine di Aurora che mi sorrideva uscendo dalla camera mi tornò nella mente. Era come avere una sua foto davanti, zoommai sugli occhi e...aveva gli occhi lucidi...il mio cambio di umore improvviso, da allegro a duro l'aveva fatta piangere.
Diamine che idiota! Perchè? Perchè continuavo a tenermi tutto dentro? Perchè non riuscivo a parlare di mia madre? Perchè? La punta della lama di Onda mi fece diversi tagli superficiali sul corpo. Uno sul petto, un'altro sulla spalla e quando sentii qualcosa colarmi sulla guancia contai anche quello sul viso. Ma non era solo sangue...

<<S-Stai piangendo?>> chiese Ilaria stupita. Non diedi pesi a quello che mi disse. Camminai a testa bassa, con le mani nelle tasche posteriori dei jeans, fino alla cucina, non curandomi neanche di asciugarmi le lacrime. Appena fui dentro la stanza gli occhi di tutti mi furono addosso, ma a me importava solo quello sguardo spaventato, quello sguardo che divenne in un secondo di un meraviglioso color sangue. Aurora si alzò dalla tavola, lasciando il piatto mezzo pieno, e con un balzo mi fu addosso. Mi afferrò per il colletto della maglia e, sbattendomi violentemente contro il muro, si avvicinò minacciosa al mio viso. <<Aurora! Lascialo stare!>> esclamò spaventata Annabeth portandosi entrambe le mani alla bocca. Percy, di fianco a lei, le cinse la vita con un braccio, stringendola a sè guardando la scena in silenzio. Hazel si alzò di scatto lasciando cadere la sedia all'indietro. Probabilmente lei più di tutti aveva sentito l'improvviso aumento di potere in Aurora, e sicuramente era stato quello il motivo per cui portò una mano davanti a se pronta ad intervenire. La testa di Leo prese improvvisamente fuoco mentre Lana si manteneva a distanza di sicurezza da lui. Jason sussultò guardando la scena sorpreso. Piper affianco a lui impallidì cominciando a balbettare cose incomprensibili. Frank invece, per far comprendere la gravità del momento, si trasformò in un iguana, in un colibrì e successivamente in un chihuahua. Decisamente degli animali poco utili visto che probabilmente la mia testa sarebbe saltata da lì a poco in aria.

<<Finiscimi, è colpa mia se hai pianto>> dissi deciso fissando Aurora negli occhi. Quando il color sangue divenne più intenso, i suoi capelli presero a fluttuare come sollevati da un vento e respirare mi diventò più complicato mi segnai mentalmente di non mettermi più contro la mia ragazza, soprattutto quando era di cattivo umore per colpa mia. Sempre se ci fosse stato un domani per me.
Mi schiacciò nuovamente contro la parete, facendomi sbattere la testa <<Non provare più a ordinarmi di fare qualcosa>> sibilò minacciosa a pochi centimetri da me <<Mai. Più>>.
<<E perchè? Non vedi che sono un povero deficiente? Un senza cuore? Un codardo?>> l'aria intorno a noi era carica di rabbia, tristezza, paura, delusione. I nostri compagni ci guardavano in silenzio, pronti ad intervenire nel caso Aurora avesse voluto veramente finirmi. E avrebbe avuto ragione, meritavo di essere finito per averla fatta piangere e per essere un codardo. Avrebbe... Sotto agli occhi stupiti di tutti, Aurora ringhiò afferrandomi bruscamente il polso e cominciando a trascinarmi verso la nostra camera. Con la coda dell'occhio vidi Hazel ridacchiare mentre Frank mi lanciava un'occhiata come dire "Asseconda tutto quello che vuole fare e potresti avere una possibilità di sopravvivenza". Percy, Annabeth e Ilaria si lanciarono un'occhiata maliziosa. Leo, Lana e Jason mi guardarono divertiti mentre Piper mi fece l'occhiolino sorridendomi. Sofia, Susana e Maria  dal canto loro, mi fecero intendere le loro idee pervertite con dei gesti molto chiari. La mia domanda fu: come facevano ad essere felici nonostante la mia ragazza mi stesse per staccare la testa? La risposta arrivò poco dopo, non appena entrammo in camera.

Aurora chiuse la porta a chiave con due mandate, spingendomi bruscamente sul mio letto e salendo a cavalcioni su di me. Prima che potessi dire qualcosa le sue labbra furono sulle mie in un bacio pieno di amore, decisamente molto più intimo di quelli che ci davamo di solito. Le sue mani giocavano con i miei capelli, mentre le mie erano andate ad accarezzarle i fianchi. Mentre stavo per interrompere il bacio per chiedere motivazioni lei mi fece stendere sul materasso riprendendo a baciarmi. Da dove veniva quest'iniziativa? Perchè improvvisamente i pantaloni si erano fatti più stretti? Che lei volesse? Interruppi il bacio posando la mia fronte sulla sua mentre sentivo il taglio sulla guancia pizzicare per via delle lacrime che mi rigavano le guance <<P-Perchè?>> le chiesi. Mi sorrise accarezzandomi con i pollici le guance <<Perchè ti amo>> mi rispose semplicemente stringendosi nelle spalle <<E non riuscirei a vivere con il pensiero di ferirti quando parlo di tua madre>>. Mi tolse delicatamente la maglietta, alzandosi e prendendo del disinfettante e dei cerotti. Poi si rimise seduta su di me, cominciando a medicarmi quei taglietti superficiali che sarebbero guariti velocemente, ma sapevo quanto le piaceva copiare Will, così la lasciai fare incantandomi a guardarla. Si stava mordendo le labbra, come faceva sempre quando era concentrata o preoccupata per qualcosa. Le mani si muovevano delicate sul mio petto mentre le gote leggermente rosse le davano un tocco di vivo al viso chiaro. Abbassai lo sguardo. Non potevo trattarla così, non potevo e non volevo.

<<Mia madre si chiama Angelina Perez, lavora come fotografa per un'agenzia di modelli. Conobbe mio padre su un set fotografico dedicato al periodo estivo, mentre aveva dovuto sostituire una modella infortunata. Si innamorarono e dalle loro zozzerie nacqui io. Ares prima di andarsene come tutti gli altri dei, regalò a mia madre un coltellino svizzero rosso fuoco. Mentre crescevo la vedevo piangere sempre, finché compiuti i 6 anni si cominciò a drogare. Tornava a casa ubriaca fradicia, veniva da me e cominciava a urlarmi contro che era colpa mia se mio padre se n'era andato. Avevo 10 anni quando, presa da un'attacco di rabbia, mi piantò quel coltellino nella coscia. Un mese dopo, quando ricominciai a camminare, tornai da una seduta con lo psicologo e la ritrovai ubriaca. Mi cominciò a picchiare forte, dandomi pugni calci e schiaffi. Quattro costole rotte, un'occhio nero e molti tagli profondi su tutto il corpo. Stava per darmi il colpo di grazia ma per fortuna sono intervenuti Scott e il Coach Hedge, che mi hanno portato al campo. Ecco perchè non riuscivo a parlare di mia madre, mi sarebbero tornati in mente le sedute dallo psicologo e lei in generale>>. Quando finii di raccontare e alzai lo sguardo la trovai a piangere, con le mani davanti alla bocca per soffocare i singhiozzi. Lasciandosi andare alle lacrime, mi gettò le braccia al collo. Affondai il viso nell'incavo del suo collo. Profumava di mandorle e vaniglia, una combinazione irresistibile per me e il mio naso. Mi baciò e dopo avermi asciugato le lacrime mi sussurrò all'orecchio <<Io non sono il tuo psicologo>>.

Mi dispiace di aver fatto il capitolo troppo lungo ma mi sono lasciata andare alla fantasia 😅
Spero vi sia comunque piaciuto e niente...ciao! 😘

Aurora🖤

La figlia di Ade 2//🖤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora