18) La bambina senza nome

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Pov's Frank

<<Certo. Vai e sbrigati>> mi tranquillizzò Hazel e la vidi arrampicarsi agilmente su un'albero. Lanciai un'ultima occhiata al sentiero che aveva preso quell'esercito e poi sospirai chiudendo gli occhi e lasciando che il mio corpo prendesse le forme di un falco. Quando spiccai il volo le ali mi cedettero per un secondo, ma ne ripresi subito il controllo. Ero stanco, molto stanco, ma mi sforzai di volare il più velocemente possibile. Se quei ragazzi fossero arrivati qualche secondo dopo di me, tutto il mio sforzo di andare veloce e di non svenire sarebbe stato vano. Dovevo sbrigarmi. Volare più veloce del vento. E invece mi distrassi almeno una decina di volte per colpa del mio...occhio di falco. Ovviamente le fronde degli alberi non mi permettevano di vedere sotto di me la terra, ma riuscivo a vedere gli uccellini più innocui volarmi sotto e affianco, tenendosi a debita distanza da me.
Volete fare amicizia con qualche pennuto? Bene...non trasformatevi in uno dei predatori dei cieli.

Quando, finalmente, scorsi sotto di me l'arco di pietra del campo, mi buttai in picchiata spaventando un paio di figlie di Afrodite che passavano di lì. Atterrai precisamente davanti a Chirone e Leo che parlavano e ripresi le mie sembianze umane.
<<Stanno arrivando! Ci stanno per attaccare!>> urlai con tutto il fiato che possedevo in corpo. Con la coda dell'occhio vidi i figli di Ares sfoderare le loro armi e sistemarsi gli scudi sulle braccia. I figli di Demetra cominciarono a correre dalla cabina all'Armeria, alla ricerca di armi e semi da guerra. I figli di Nike non ebbero bisogno di prepararsi, erano già tutti occupati a combattere fra loro all'Arena. I figli di Iride si affrettarono a chiamare tutto il resto dei semidei rimasti nelle cabine. A quanto pare poche persone non erano pronte con le armi.
<<Frank, quanti erano? Un'esercito intero?>> mi chiese Chirone visibilmente preoccupato <<Oppure era qualche ragazzo?>>.
<<Erano circa in quaranta, tutti armati>> li dissi io lanciando un'occhiata grata a Leo, che si era preso un mio braccio e se l'era sistemato sulle spalle per sorreggermi (o almeno per provarci) <<In testa a loro c'era una ragazza, che uno di loro ha chiamato Generale. Una dell'esercito l'ha fatta arrabbiare e lei ha reagito spingendola contro un'albero. Il suo movimento è stato impercettibile, non l'ho vista neanche muoversi e disarmarla. Sarà una quindicenne, ma è una...una macchina da guerra>>.

<<Frank>> mi girai verso la voce di Will e li sorrisi grato mangiando quel pezzetto d'ambrosia che mi porgeva. Mi sentii subito pronto all'emminente battaglia.
<<Grazie>> li dissi grato reggendomi finalmente in piedi senza difficoltà <<Annabeth e Percy?>>.
<<Percy vuole combattere>> a parlare era stato Nico, che era magicamente comparso affianco a Will, beccandosi un'occhiataccia dal figlio di Apollo <<Dice che non ci lascerà da soli a combattere. Però Annabeth rimarrà nella cabina 3 con Luke>>.
<<Io invece ti ho detto di non fare viaggi ombra>> ribatté Will e Nico sorrise innocentemente, facendoli scappare un sospiro rassegnato <<Questa volta passi, ma la prossima ti faccio ripassare tre settimane in infermeria>>.
<<Ci sono abituato>>
<<Con addosso un pigiamino bianco con gli unicorni>>
<<No!>> esclamò il figlio di Ade per poi sorridere <<Farò il bravo, niente viaggi ombra! Promesso!>>.
Il biondo sorrise soddisfatto prendendolo per mano e trascinandolo verso l'Armeria <<Bene, andiamo ad armarci>>.
Mi lasciai scappare involontariamente una risata, seguito a ruota da Leo e anche da un sorriso divertito di Chirone.

Improvvisamente tutto il peso della battaglia fu sostituito da una bella sensazione di positività. Ce l'avremmo fatta. Ce l'avevamo fatta fino ad ora, perchè non continuare a vincere? Guardai come i figli di Apollo si sistemassero le faretre piene di frecce dal piumaggio rosso, giallo e verde in spalla. Quanto avevo desiderato essere un figlio di Apollo? Non sapevo cantare, suonare uno strumento e non ero bello come il sole, lo so...però amavo usare l'arco. E l'arco era lo strumento prediletto di Apollo, no? E niente, mi piaceva l'arco e il mio cervello ha collegato subito la cosa al fatto di esserne figlio. Poi però, quando era arrivato Percy al Campo Giove, Marte in persona mi aveva riconosciuto. In quel momento non sapevo se essere felice per il fatto di sapere finalmente chi fosse il mio genitore divino, o triste per il fatto che non fossi figlio di Apollo come avevo sperato. Però con il tempo mi sono abituato al fatto di essere un figlio del dio della guerra. Certo, non ero abile a usare lancia e spada, ma ero abbastanza bravo con l'arco, e questo mi bastava.
Mi sistemai velocemente un'armatura addosso, prendendo in mano l'arco e guardando come il cielo si scurisse diventando di una bella tonalità di blu.

La figlia di Ade 2//🖤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora