16) Il difetto fatale

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Pov's Lana

Quando arrivò l'ora di cena, ci riumimmo tutti e sette in cucina. Sofia era persa nei suoi pensieri, non spiccicava parola. Si limitava a mangiare, con la testa china sul piatto con il panino del Mc Donald (Aurora era andata con un viaggio ombra a prenderci la cena, visto che nessuno di noi intendeva cucinare).
Susana rispettava il suo silenzio, lanciandole ogni tanto uno sguardo preoccupato per poi tornare a parlare con Cameron e Ilaria di strategie militari.
Aurora stava mangiando con gusto il suo Happy Meal (con la sorpresa per bambina, ovviamente), rubando ogni tanto una patatina dal piatto di Cameron che si rifaceva mordendole il panino.
Ilaria ogni tanto mi lanciava un'occhiata mimando con le labbra un "Stai bene?" e io accennavo un sì con la testa.
Sapevo perchè lo stava facendo. I poteri da figlia di Era, a quanto pare non esistevano (o forse non si erano ancora risvegliati) ma le sembrava strano che lei e Aurora potevano parlarsi mentalmente, entrare perfettamente in sintonia e io no.
Forse, come una figlia di Atena, avevo una dote del mio genitore divino. Niente poteri, magari solo la capacità di togliere la memoria a qualcuno (sì, mi avevano raccontato la storia di Jason e Percy) oppure quella di comandare i pavoni e le vacche (altra cosa che mi era stata raccontata).
Di certo cose di cui non potevo andare fiera.

<<Lana, tutto ok? Mi sembri un po' pensierosa!>> la voce di Susana mi risvegliò dai miei pensieri, riportandomi bruscamente alla realtà.
<<Eh? Ehm...sì, sto bene>> provai a sorriderle, cercando in tutti i modi di sembrare credibile. Dalla sua faccia dedussi che non fossi portata per fare l'attrice.
<<Se ce qualcosa che non va puoi dircelo>> mi provò a rassicurare Cameron. Parlare con il figlio di Ares, in realtà, mi metteva terribilmente a disagio. Avevo già provato a parlare con i suoi fratelli, e non erano così...ehm, cordiali. Così mi ritrovai a farfugliare cose imbarazzata, come una cretina.
"Ilaria, la senti anche tu questa sensazione?" sussultai voltandomi verso Aurora, ma la trovai a mangiare il suo panino. Eppure io l'avevo sentita parlare...
"Sì, mi sento improvvisamente inutile, come se i miei poteri fossero spariti oppure non mi fossero mai venuti" mi voltai velocemente verso Ilaria, che beveva un sorso di Coca Cola dal suo bicchiere.
<<Lana, tu non stai bene!>> Maria scattò in piedi sporgendosi verso di me e posandomi una mano sulla fronte <<Sei troppo pallida, mangia qualcos'altro>>.
<<Maria, sto bene>> mi scansai al suo tocco <<È solo che...Aurora e Ilaria non hanno parlato?>>.
<<No, non aprono bocca da un po'>>
<<Oh cavolo...>> mi passai le mani sulla faccia <<Ci mancava solo questa...>>.
<<Cosa ci mancava?>> la figlia di Apollo cominciò a preoccuparsi sul serio <<Lana, che ti prende?>>.
"Lana? Ci puoi sentire?" la voce di Aurora mi arrivò all'orecchio, facendomi sussultare violentemente. Scattai in piedi, facendo cadere la sedia sul pavimento con un tonfo.
L'attenzione di tutti fu su di me.

<<Lana, non ti senti bene?>> questa era Sofia che parlava, ma io ero troppo scioccata per parlare. Mi portai una mano al petto, sgranando gli occhi quando sentii con orrore non uno, ma tre battiti cardiaci nel petto. Era così strano e innaturale, che per un momento mi scordai di come si respira.
<<Lana! Per Atena, stai per svenire?>> mi chiese preoccupata Susana.
<<STO BENISSIMO!>> sbottai io portandomi una mano sulla fronte. Stavo sudando, sentivo caldo. Le tempie mi pulsavano e faticavo a tenere gli occhi aperti. La vista mi si appannò.
Sentii il tavolo strusciare sul pavimento e poco dopo mi ritrovai tra le braccia di Cameron.
Le voci mi arrivarono confuse da quel momento.
<<Dei, cosa succede?!>>
<<Aurora! Ilaria! Cameron sono svenute anche loro!>>
<<Cosa sta succedendo?!>>
Qualcuno mi posò le mani sul petto, all'altezza del cuore, e riconobbi la voce di Maria urlare terrorizzata <<HA TRE BATTITI!>> prima di vedere tutto buio.

<<Lana...svegliati, figlia mia...>>
Aprii gli occhi lentamente, mettendomi a sedere su quello che era un prato fiorito. Inginocchiata di fronte a me c'era una donna, di una bellezza neanche lontanamente paragonabile a una diva di Hollywood. Lei era cento volte più bella.
Aveva la pelle candida, i capelli castani sistemati in morbidi boccoli e intrecciati con fili d'oro che e scendevano dolcemente sulle spalle e sulla schiena. Mi guardava intenerita, forse, dal pietoso aspetto che avevo.
<<Lei...lei chi è?>> le chiesi strusciandomi col sedere a terra per allontanarmi un po' da lei. Se c'era una cosa che avevo imparato era che anche una dolce e meravigliosa donna poteva essere un mostro pronto ad uccidermi. E di certo non volevo rischiare.
<<Mia cara, non avere paura di me>> la donna mi sorrise intenerita alzandosi in piedi <<Non voglio farti del male>>.
Indossava una veste bianca senza maniche che brillava alla calda luce del sole come se fosse cosparsa di glitter. Un bracciale d'oro simile ad un serpente le avvolgeva dolcemente il braccio sinistro. Ai piedi portava dei sandali.
Mi porse la mano con il palmo rivolto verso l'alto con un movimento elegante e aggraziato, come quello di un cavaliere che invita a ballare la propria dama. Solo che il suo aveva qualcosa di più femminile.
Esitando allungai il braccio verso di lei, fino a che la mia mano non fu sopra la sua. Con facilità mi alzai da terra, mantenendo lo sguardo basso.
<<Perchè non mi guardi negli occhi, Lana Fate Destiny>> rabbrividii sentendo il mio nome per intero pronunciato da quella donna. Lo odiavo, era imbarazzante. Solo mio padre mi chiamava così, oppure il suo maggiordomo. Nessun'altro. E ormai mi ero abituata a sentirmi chiamare solo Lana, così mi fece più strano del dovuto.
<<Perchè...Perchè la sua presenza mi mette a disagio. Ho paura che incontrando i suoi occhi questo si trasformi in un'incubo>> le rivelai timidamente.
<<Tranquilla. Non voglio farti del male principessa mia>> la donna mi mise delicatamente due dita sotto al mento, alzandomi il viso fino a che i nostri sguardi non si incrociarono.
Sgranai gli occhi <<Lei...lei è veramente...?>>
<<Sono Era, bambina mia>> mi sorrise dolcemente <<tua madre, la regina del cielo>>.
Una lacrima mi solcò la guancia senza il mio permesso, seguita anche da altre.
<<Mamma?>>
<<Sì bambina>> portò una mano ad accarezzarmi dolcemente una guancia <<Quanto stai crescendo velocemente. Mi pare ieri che eri una bambina>>.
Mi ritornarono in mente le parole che avevo sentito dire da Annabeth sul conto di Era e mi ritrovai a pensare come quella donna potesse essere cattiva come l'aveva descritta lei.
Togliere la memoria a due ragazzi, separarli dalla loro vite, dalle loro famiglie...quella era un'azione che solo un essere malvagio potesse compiere.
<<Mi dispiace così tanto aver inflitto quei danni sulle vite di Percy e Jason>> Era mi sorrise amaramente <<Ma era l'unico modo per far avverare la profezia in tempo>>.
<<Io...allora è vero quello che si dice al campo?>>
<<Sì Lana. Ma io l'ho fatto solo per aiutare la mia famiglia! Perchè continuate a considerarmi come un'essere cattivo?>> vedere gli occhi di una dea riempirsi di tristezza è un evento a cui vi auguro di non assistere. È orribile. I pensieri più depressi e tristi della tua vita ti passano davanti a flash, facendoti provare emozioni troppo forti tutte insieme: dolore, tristezza, insicurezza, disagio, odio...
Ero già pronta a stringerla a me in un'abbraccio degno di Tyson, ma mi ricordai di star comunque parlando con una dea, la moglie del potente Zeus, quindi mi trattenni.
<<Io non ce l'ho con lei, madre>> il mio tono di voce era deciso e fermo <<La riesco a capire benissimo visto che anche io vorrei fare...vorrei unire la mia famiglia di nuovo>>.
Il sorriso che mi rivolse era carico di amarezza <<Ti riferisci a Jonh, vero?>>
<<Sì...>>.
Mio padre era sempre stato una persona sobria, impegnata nel suo lavoro dalla mattina alla sera e seria. Terribilmente seria.
Era ricco sfondato. Abitavo con lui e tutti i suoi dipendenti in una villa gigantesca, alta due piani, con giardino, piscina e dotata anche di un garage in cui entravano tre autobus.
"Un sogno, in pratica!" direste voi. No. Era terribile. La mia vita, dai 3 anni fino ai 10 anni, fu un vero incubo.
Mio padre non giocava con me, non gli importava di quando mi cadde il mio primo dentino, quando dissi la mia prima parola, quando imparai a gattonare e camminare in una volta sola (la mia sorvegliante diceva che ero una bimba prodigio)... niente, a lui importava solo dei suoi stupidi soldi. Stava chiuso tutto il giorno nel suo ufficio, con me c'era la mia severa e terribilmente pignola sorvegliante. Le poche volte in cui mi parlava era a cena, quando mi chiedeva cosa avevo fatto nella giornata e cosa avevo imparato. Cosa che avrei anche apprezzato, se solo non finisse il discorso con "Quello che impari oggi è importante, perchè un giorno ti dovrai sposare con un uomo e prendere tutta l'eredità di famiglia".
Poi, compiuti i dieci anni, scappai da casa, abituandomi in fretta alla vita da vagabonda. Trovavo sempre rifugio in una casa e riuscivo a farmi dare del cibo e dell'acqua la maggior parte delle volte. Poi ho incontrato Walter e da lì siamo diventati soci e successivamente fidanzati. Mi batteva forte il cuore solo a pensarci!
<<Anche per me è lo stesso, bambina mia>> Era mi asciugò una lacrima con il pollice <<Non sai quanto io abbia lottato per far unire la mia famiglia. Ma quel vecchio brontolone non sa tenere le mani a posto e mi tradisce ogni santa volta con mortali, dee, ninfe...e io provo a farlo smettere mostrandogli quello che faccio alle sue amanti, ma lui continua>>.
<<Non lo puoi lasciare?>> la mia era letteralmente una supplica. Avevo incontrato per la prima volta mia madre e mi ero resa conto del male che  dovuto subire. I tradimenti, le offese da parte di tutti, il non potersi ribellare contro il marito...finalmente riuscii a capire il dolore che provava.
<<No, non posso figlia mia>> mi sorrise dolcemente, stringendomi le mani fra le sue <<Ma non potrei essere più d'accordo con te. Il tuo difetto fatale è l'egoismo: vuoi una famiglia perfetta, madre e padre che si amano, figli e figlie che non litigano mai...ma ormai anche io mi sono resa conto che non è possibile>>.
Sentii una voce chiamarmi e sussultai <<I tuoi amici ti stanno chiamando, forse è meglio che tu ti svegli>> mi prese delicatamente il viso fra le mani, stampandomi un dolce bacio sulla fronte <<Ci vedremo presto principessa mia>>.
<<Ciao mamma>> la salutai prima di vedere tutto buio.

La figlia di Ade 2//🖤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora