17) Faccia a faccia con la Notte...

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Pov's Hazel

<<Tu vedi niente?>> mi chiese Frank sotto forma di aquila gigante mentre sorvolavamo il bosco vicino al Campo Mezzosangue. Io ero sulla sua groppa, che mi reggevo alle sue piume, i capelli che frustavano l'aria mossi da un forte vento.
<<No, tu?>>
<<No...>> lo sentii sospirare e mi venì naturale pensare come un aquila potesse sospirare. Ci avevano incaricato di cercare dall'alto anche solo un mostro bizzarro, oppure un segno di esercito come qualche ragazzo dall'armatura nera. Ma era da due ore circa che volavamo e non aveva ancora avvistato niente di niente.
Sussultai quando scendemmo improvvisamente di quota <<Frank, basta, ti stai stancando troppo>> li dissi accarezzandoli le schiena seguendo la direzione delle piume.
<<Ma dobbiamo->>
<<Non importa>> sospirai abbassando ancora una volta lo sguardo sulle fronde verdi degli alberi sotto di noi, nel vano tentativo di vedere qualcosa <<Non abbiamo trovato niente, è inutile continuare a cercare. Atterra, subito>>.
E così obbedì, atterrando in mezzo a una radura verde per poi sedersi a terra, tornato di nuovo ragazzo <<Beh, io almeno ci ho provato>>.
<<Lo so, ma non serve a niente stancarsi troppo, dovremmo tornare al campo a piedi>> li dissi facendo spallucce <<Sarà un po' di esercizio fisico>>.
<<Ok, va bene>> mi sorrise alzandosi e abbracciandomi goffamente <<Grazie per avermi fermato. Se non l'avessi fatto probabilmente sarei svenuto e sarebbe stato rischioso per te cadere da quell'altezza...>>.
Ricambia l'abbraccio sorridendo <<Di niente, e comunque sarebbe stato rischioso anche per te>>.
<<Nah, ho la pellaccia dura>> ribatté sorridendomi tranquillo. Mi lasciai scappare una risatina divertita e lo presi per mano, cominciando a camminare verso quella che mi sembrava la strada per tornare al Campo.
Frank aveva l'arco in mano, la faretra piena di frecce in spalla. Io invece avevo la mia spatha in mano che brillava alla flebile luce che filtrava tra le foglie degli alberi.

<<Com'è possibile che ci siamo persi?!>> esclamò una voce e sussultai nascondendomi dietro un cespuglio e trascinandomi Frank accanto <<Non può essere! Dovremmo raggiungere il campo dei ragazzini entro stanotte!>>.
Feci segno al figlio di Marte di fare silenzio portandomi un dito davanti alla bocca e poi sbirciai.
Erano un esercito di quaranta ragazzi, dalle varie età, chi ne dimostrava sedici e chi più di venti. La ragazza che aveva parlato era alta, snella e slanciata, con la pelle abbronzata come solo le ragazze del Mediterraneo hanno. Mi dissi che probabilmente veniva da quella zona lì. Aveva i capelli corvini raccolti in una lunga coda alta, indossava un pantalone mimetico grigio e una maglietta bianca che le fasciava perfettamente il busto, con il seno prosperoso e il ventre piatto. In mano aveva un pugnale di un materiale strano, nero come il Ferro dello Stige, e lo muoveva gesticolando nervosa, davanti al viso di una ragazza che dimostrava almeno 15 anni. Ma fidatevi che lo sguardo che rivolgeva alla prima ragazza mi fece venire i brividi. Aveva i lunghi capelli castani raccolti in due codini bassi. Al contrario della prima indossava una canottiera nera e un pantaloncino di jeans bianco strappato con incastrata nella cintura una scimitarra dalla lama lucente. Un'arma insolita per un semidio, ma affascinante. Era magra, come se mangiasse poco e niente, ma sembrava una macchina da guerra pronta ad attaccare. Non so perché, ma mi ricordava uno scorpione...

E poi successe tutto velocemente. La corvina si ritrovò con la schiena contro il tronco di un albero, il suo stesso pugnale infilato a pochi centimetri dal suo orecchio sinistro.
La ragazza castana aveva il viso a pochi centimetri da quello della prima, gli occhi che brillavano di una folle luce minacciosa <<Ti devo forse ricordare chi è la tua maggiore?>>.
<<N-No mia Signor->>
<<NON PROVARE A CHIAMARMI COSÌ!>> la interruppe furiosa e vidi la prima perdere tutta la sicurezza che aveva in corpo. Era diventata pallida, come se stesse per svenire da un momento all'altro, gli occhi sgranati e aveva un rivolo di sudore che le scendeva lungo la tempia. Mi fece quasi pena...
<<M-Mi perdoni Generale...>> farfugliò e non appena la ragazza castana si allontanò da lei si inchinò tutta tremante di fronte a lei.
<<Questa volta ti perdono>> disse freddamente il "Generale" rivolgendole un'occhiata impassibile <<Ma non mi tratterrò una seconda volta e probabilmente quel pugnale si conficcherà nella tua bellissima testolina vuota>> poi si voltò verso il resto dell'esercito, che aveva cominciato a tremare sudando freddo, probabilmente temendo un altro attacco di rabbia da parte del loro capo <<Rimettiamoci in marcia, entro stasera dobbiamo essere al campo>>.

La figlia di Ade 2//🖤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora