CAPITOLO 4.

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«È stato punto da un dolente..» affermó il biondino.

«Com'è successo?!» Ecco un Gally arrabbiato che si avvicinava. Provai a spiegare. «Ero nel bosco, improvvisamente mi è saltato addosso e ha cominciato a urlare è colpa tua, è tutta colpa tua. Ma io non so di cosa stia parlando, cosa ho fatto?» ero così confusa che mi due lacrime mi rigarono le guance. A volte mi succede, non so perché; piango anche senza volerlo.

Dall'espressione di Gally si capiva che era arrabbiato con me. Continuo a non capire perché mi odia.»

Arrivarono anche Alby e Minho, un ragazzo asiatico, moro e robusto. Era un velocista, insieme a Ben.

«Ora cosa si fa?» chiese Minho. Alby prontamente rispose. «Lo sai Minho. Adesso lui fa parte del labirinto.»
«No, non potete farlo, non mandatemi lì dentro, non capite non potete farlo, moriró.» Ben balbettava. Mi dispiaceva molto per lui mi evidentemente non c'era una cura e avevamo già avuto la certezza che sarebbe diventato un pericolo per tutti noi.

Poco prima che il labirinto si chiudesse, ci radunammo tutti all'entrata, insieme a Ben. Newt, Alby e altri radurai avevano dei lunghi bastoni in mano, Ben continuava a supplicarli di non farlo. Un vento gelido uscì dalle mura; il labirinto stava per chiudersi. Newt, Alby e gli altri, a malincuore, cominciarono a spingere Ben che nonostante tutto continuava a pregarli. Le porte cominciarono a chiudersi e Ben era sempre più all'interno del labirinto fin quando le porte non si chiusero e lui rimase dall'altra parte.

Il biondino aveva un espressione triste sul suo volto, mi passó davanti senza neanche guardarmi. È brutto perdere qualcuno, sopratutto se era tuo amico, soprattutto in questo modo.

Cominciava ad avvicinarsi la sera, Newt era seduto pensieroso al casolare, io mi avvicinai a lui per parlare, per consolarlo, fare qualsiasi cosa per vedere il suo sorriso. Ogni giorno che passava mi sentivo le guance sempre più calde quando mi sorrideva... Cavolo. Credo che.. L-lui mi piaccia.

Cercai di consolarlo.
Appogiai la testa sulla sua spalla, lui mi strinse a sé poggiando il suo braccio intorno alla mia schiena. Mi sentivo così bene, mi sentivo protetta. Sentì la sua voce. «Grazie» mi disse il biondino per poi sorridermi. Il suo sorriso mi faceva davvero uno strano ma bellissimo effetto, tante farfalle svolazzavano nel mio stomaco. «Grazie di tutto. Per essermi accanto.» continuó lui. «Non devi preoccuparti Newt, io ci saró se ne avrai bisogno, se vuoi che ti lasci da solo lo capisco. Ma se hai bisogno di parlare sono qui. Sei la prima persona che ho conosciuto qui, la prima con qui ho legato, la prima a cui ho voluto bene. Non voglio che tu sia triste.» Speravo di non aver esagerato. Non volevo che lui capisse che mi piace, se non rivambiasse sarebbe imbarazzante e la nostra amicizia sarebbe potuta cambiare.

Ormai era notte, avevamo finito di mangiare quando Io mi avvicinai a Thomas, il nuovo arrivato. Il nuovo pivello. Volevo fare conversazione, volevo conoscerlo sembrava un tipo apposto. Mi guardó e mi fece spazio per sedermi vicino a lui e confuso mi disse:
«È un po' imbarazzante ma.. Io t-ti sogno...la notte.»
«Mi sogni?» gli chiedi io incuriosita. «Si. Dal momento che sono svenuto, subito dopo essere arrivato; ti ho sognata. Dopo che mi hai detto che avevo urlato il tuo nome mi sono incuriosito, poi ho realizzato che eri tu quella che sognavo.» mi confessó il pivello. «Che tipo di sogno, cosa sogni esattamente?» chiesi io, cercando di capire cosa stesse cercando di dirmi. Lui cominció a raccontarmi. «Ci siamo io e te, sembriamo dottori, sembriamo... Fidanzati...» «continua..» gli chiesi io gentilmente. « Poi una voce femminile che ripete sempre la stessa frase.» anche a me era capitato di sognare quea voce. «wicked è buono.» gli tolsi le parole dalla bocca. Lui mi guardó stupito per poi annuire.

Il giorno dopo Alby, che sostituiva Ben, e Minho entrarono nel labirinto, come ogni giorno. Peró io cominciai a preoccuparmi quando all'ora di pranzo non erano ancora tormati. Guardai Newt. Sembrava preoccupato anche lui. «Newt... E se non ce la faces-» lui mi interruppe. «Ce la faranno» mi rispose con tono deciso, ma non tanto convinto. «E se non dovessero farcela..?» «Ce la faranno.» mi rispose lui.

Allora ci avviciniamo tutti all'entrata...

Il mio labirintoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora