CAPITOLO 6.

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Se ne era finalmente andato quando uscì allo scoperto, mi guardai intorno e...

E una strana e schifosa melma mi cadde sulla spalla, guardai in alto e.. UNO DI QUEI COSI ERA PROPRIO SOPRA DI ME! Come li aveva chiamati Newt? Dolenti, mi sembra. Oh ma non è questo il momento di pensare a come si chiamano. Scappa o morirai, mi diceva il mio cervello ma le gambe erano come paralizzate.

Quando il dolente, arrampicato su uno dei muri più bassi, si buttó verso la mia direzione cominciai a correre.

Speravo solo che non si accorgesse di Alby, che avevo prontamente incastrato tra l'edera, non sapevo cosa avrebbe potuto fargli, magari niente visto che era stato già punto, o forse è come certe specie di dinosauri che si pensava che se la preda è immobile lui non la vede. Ci sono tante cose che non sappiamo di questi mostri, sono un ammasso di carne e metallo, qualcuno li avrà pur creati!

Continuavo a correre e avevo il mostro alle calcagna, mi arrampicai su uno dei muri, il dolente mi raggiunse pochi secondi dopo. Ero in un vicolo cieco, dietro di me c'era il mostro metallico, davanti avevo il vuoto. Non ci pensai due volte e saltai; c'era un vuoto, sì, ma oltre c'era un altro muro, pieno di quei rampicanti. Mi aggrappai all'edera per poi vedere il dolente salutarmi addosso, con la sua coda provó a pungermi, proprio come uno scorpione con la sua preda, ma mi mancó. Io mi dimenavo, avevo una gamba incastrata nei rampicanti, poi notai che si stava lentamente staccando dal muro. Sono proprio una sfigata.

Riuscì finalmente a staccarmi da quel dannato muro e salti giù. Poi l'edera avvolse il dolente come una rete, questo mi fece guadagnare tempo. Corsi via il più veloce possibile, mi guardai alle spalle e il dolente che era riuscito a liberarsi stava venendo verso di me. Poi udì una voce. Era Minho! Era vivo, stava bene. Poi sentimmo dei rumori e la sezione del labirinto stava per chiudersi, le porte di pietra lentamente si avvicinavano sempre di più minacciando di separarmi dal mio amico e "compagno d'avventura". Il coreano mi guardó come dire "fai in fretta". Ma sta volta avrei fatto di testa mia. Guardai il mostro metallico. " Ehi! Ammasso di ferraglia, proprio tu! Vieni a pungermi!" gli urlai.

Minho mi guardó con fare interrogativo, io gli sussurrai: "fidati di me". Il dolente cominció a correre, corsi anche io, verso l'uscita della sezione che si stava per chiudere. Lui era pronto per saltarmi addosso ma io ero già dall'altra parte quando le porte si chiusero definitivamente e il mostro rimase lì in mezzo rimanendo schiacciato, diventando uno stufato di dolente.

Minho mi guardó stupefatto. "Y/n... t-tu sei riuscita ad ucciderlo.."

Il mio labirintoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora